Straniero: salsa rossa

17.09.2017 21:13

La signora Mariella, abitante al terzo piano della palazzina posta di fronte alla rotonda che tante polemiche aveva provocato dal momento della sua costruzione, infilzò la molletta nelle mutande contenitive del marito. Sospirò, pensando a come trent'anni prima fosse stato un bel fustone con tanto di muscoli ben in vista, per poi trasformarsi in una larva d'uomo buono solo a passare le giornate al bar giocando interminabili partite a cirulla. Mariella aveva preso l'abitudine di truccarsi ed indossare vestiti più femminili, arrivando pure ad iscriversi ad una palestra, da quando al piano di sotto si era trasferito Anìbal, un ballerino brasiliano che aveva aperto una scuola proprio nel quartiere. Un pezzo d'uomo muscoloso, con un fisico che la faceva smuovere dentro, allo stesso modo di come lui sculettava sul terrazzo, con indosso solo un filo interdentale che osava chiamare perizoma. Sapeva di non essere bella, che gli anni erano passati senza che corresse ai ripari, ma a cinquantadue anni sentiva di essere ancora pronta per mettersi in mostra, specialmente agli occhi di Anìbal. Tre mesi e nessuna donna in casa, questo significava due cose: o non gli piacevano, oppure “faceva” altrove. Suo marito, Arturo, non si era nemmeno accorto del cambiamento, segno che ormai per lui il pensiero del sesso era l'equivalente di una bella canzone per un sordo. Quanto tempo era passato dall'ultima volta che l'aveva toccata? Scrollò la testa e pescò dalla cesta il nuovo reggiseno a balconcino comprato il giorno prima. Lo avrebbe indossato la sera stessa, poi, con la scusa di chiedere informazioni, sarebbe entrata nella scuola di ballo e parlato con il bel brasiliano.
Per il marito quella era la sera della scala quaranta con il gruppo di amici uno più pesce lesso dell'altro e Mariella era libera come il vento. Finì di truccarsi e di acconciarsi i capelli, indossò le scarpe tacco dodici e zeppa ed uscì alla volta della scuola non senza rimirarsi allo specchio panoramico dell'entrata che le rimandò un'immagine di sè tutto sommato più che passabile.
Arrivata alla porta della scuola di ballo, si fermò un attimo prima di aprire per stamparsi sul viso uno dei suoi sorrisi migliori: drizzò le spalle per mettere in mostra il generoso petto, si diede un'ultima aggiustata ad un ricciolo ribelle e poi, raccolto tutto il suo coraggio, spinse la porta ed entrò.
Vide subito Anìbal. Come non notarlo del resto? Il brasiliano volteggiava in mezzo ad un gruppo di donne che pendevano dalle sue labbra: Mariella decise che era decisamente uno schianto, fasciato com'era nell'attillatissima tuta che metteva in mostra ogni centimetro del suo scolpitissimo corpo. Si avvicinò al banco della segreteria senza mai staccare gli occhi dalla presunta preda e si fece dare tutte le informazioni di questo mondo e anche di più, apposta per rimanere il più possibile in loco e magari, perchè no?, farsi notare dal ragazzone che tutto sommato era pure un vicino di casa e magari avrebbe potuto ricordarsi di lei.
Mentre Mariella aveva ormai collezionato il suo secondo chilo di depliants, la lezione finì e con suo sommo piacere vide il bellissimo dirigersi proprio verso di lei. Con sguardo ammaliatore lo fissò e gli sorrise sorniona ricevendo di rimando un altrettanto radioso sorrisone.
-Seniora Mariela, che piacerre! Ma come sono contento de vederla! Non me dica che mi farà l'onor de diventar mia alieva! - disse accennando ad un baciamano. Mariella non credette ai suoi occhi e seduta stante fece l'iscrizione ad un corso intensivo di ventiquattro mesi, che prevedeva quattro lezioni settimanali e tre tipi diversi di ballo. Con il brasiliano che le si era appiccicato come un chewing gum, andò al bel bar che la scuola possedeva ed iniziò una conversazione che si prospettava quanto mai producente.
-E così hai lasciato il favolooooso Brasile per trasferirti in una cittadina di provincia? Dai, raccontami la verità- Mariella si stava avvolgendo le ciocche di capelli intorno alle dita, gli occhi puntati contro di lui.
-Me piace Italia, sento che è il mi pais. E poi aqui ho trovato tanto calore, non credevo- lei invece non aveva dubbi, un pezzo d'uomo così sarebbe riuscito a mantenersi anche senza la scuola di ballo. -Vogliamo provare qualche paso?- Mariella ebbe un brivido, oltre alla stretta di mano iniziale non era ancora entrata in contatto con il suo corpo. Si sentì fiammeggiare e, non capendo perchè, le venne in mente suo marito, che in quel momento russava nella poltrona davanti alla televisione. Senso di colpa? E per cosa? Per quel flaccido essere che non si accorgeva nemmeno della trasformazione in atto, da classica casalinga insoddisfatta a donna ancora vogliosa di attenzioni. Scrollò la testa e si lasciò condurre nella saletta, dove decine di occhi rimasero puntati su di loro. Tra le donne presenti riconobbe un paio di vicine di palazzo, una signora attempata fasciata in una tutina lycra e con un push up che cercava di fare miracoli, tutta sorridente e civettuola al passaggio di Anìbal. Una sorta di disagio la colpì, come se un velo fosse sceso dagli occhi. Possibile che anche lei stesse facendo la parte della bavosa lumacona pronta a cadere come una pera matura davanti a una serie infinita di muscoli guizzanti ed armonici? In fondo cosa pretendeva, di diventare l'amante fissa di quel marcantonio? La musica partì, una rumba invase l'ambiente, Anìbal la strinse a se e lei in un attimo lasciò che i pensieri si sbriciolassero. Socchiuse gli occhi, la testa pervasa da un ronzio e si lasciò condurre. Non aveva idea di cosa stesse facendo, se i passi erano giusti, le importava solo il contatto di lui.
-Meravillosa, Mariela!- esclamò, mettendo fine alla prova. Scattarono gli applausi, una serie di “bravo Anìbal!” si alzò dalle presenti.
-Ora io!-, -No, io!-, -Fatemi passare!- si stava scatenando l'inferno, tutte volevano ballare con lui, che invece alzò la mano, bloccandole.
-Iniziamo con el riscaldamento, tutti en una fila, por favor- le “galline” sgambettarono, mettendosi in posizione.
-Ma Guenda?- chiesa la vecchia “lycrata”, -non manca mai ad una lezione e sono due giorni che non viene- le donne si guardarono, Mariella non sapeva chi fosse, ma notò che Anìbal ebbe una reazione che al momento la lasciò sorpresa: un sorriso maligno attraversò il viso, solo per pochi secondi, per poi tornare ad essere il bel tenebroso. Una musica caraibica pervase la stanza e Mariela, cercando di trattenere il fiato per non permettere alla pancetta di fuoriuscire dai leggins tigrati, che prontamente aveva comprato in segreteria, si lasciò cullare dalla danza, dimenticandosi della strana sensazione che il bellimbusto muscoloso le aveva trasmesso. Terminata la lezione, non poté non notare lo sguardo da conquistatore indossato da Anibal, che con fare suadente si avvicinò a Gabriella, la grassona stretta come un salame nella tuta verde di lycra, sussurrandole parole che fecero infuocare la donna. Mariella ebbe un moto di stizza, non si capacitava di come un tale pezzo di manzo dai muscoli guizzanti, potesse infervorarsi per una donna anziana simile ad un insaccato. Seguì con lo sguardo i due, che cercando di non farsi notare, si allontanarono per poi dividersi ognuno nel proprio spogliatoio. Guardò l'orario, quel pantofolaio rammollito del marito, molto probabilmente era a casa addormentato sul divano dopo essersi ubriacato di birre, così decise di appostarsi dietro una colonna ed attendere Anibal.Tutte le donne lasciarono la palestra e con loro fuoriuscirono i gridolini di eccitazione causati dal fisico statuario dell'insegnante. Anche la segretaria, una bellissima donna di colore dalle curve mozzafiato, inforco' l'uscita. Gabriella e Anibal però parevano scomparsi, la palestra pareva deserta. Delle urla strozzate attirarono l'attenzione di Mariella che si avvicinò furtivamente allo stanzino dal quale proveniva quello strano mugolio e sbircio' dalla toppa della serratura. Sorrise amaramente, pensando a cosa volessero significare, rimase invece esterefatta scorgendo l'uomo che trafelato trascinava un tappetino da palestra arrotolato. Cercò di trattenere il fiato, sorreggendosi con la mano lo stomaco, quando scorse fuoriuscire dal tappetino una mano insanguinata. Cercando di mantenere la calma e camminando sulle punte si avviò verso la porta, doveva avvisare immediatamente la polizia, quando una mano le si poggio' in modo inequivocabile sul suo fondoschiena prominente. Anibal sfoderando il migliore dei suoi sorrisi, le soffio' sul collo: "Mariela vieni con migo esta noche è toda per noi".
Il bel brasiliano la avviluppó in un abbraccio da boa constrictor facendole cadere ogni barriera. Tra le sue mani sapienti Mariella si abbandonò quasi dimenticando ciò che aveva appena visto. In un attimo di lucidità gli disse: - Ma Anibal, non ho visto uscire Gabriella, non vorrei che ci vedesse... - Il brasiliano ebbe un attimo di tentennamento e poi disse : - Hai ragione, mi amor, ma sarà andata via de securo. Anzi, guarda, esta là che va via adeso. -
Mariella rimase a bocca spalancata vedendo la lycrata che stava effettivamente andando verso l'uscita senza far caso a loro due. Come poteva essere? Eppure lei era certa di aver visto una mano insanguinata. Gabriella intanto era uscita e loro erano ora perfettamente soli. Anìbal riprese ad avvilupparla nel suo abbraccio e baciandola la trascinò verso gli spogliatoi dove, le disse, avrebbero potuto stare più comodi ed in intimità. Mariella, già completamente fuori di testa, abbandonò gli ultimi dubbi e cedette a quella che poi si rivelò una delle più infuocate esperienze che mai avesse provato da tempo immemore. Non ricordò più la scena del tappetino e della mano fino a quando non tornò a casa e la vista del marito addormentato sul divano che russava con la bocca spalancata non la fece ripiombare bruscamente nella realtà. Ora, ripensandoci, era certissima che la sua non fosse stata un'allucinazione. Ma se non era di Gabriella, di chi era quella mano? Fu allora che ricordò di aver sentito dire dalle altre donne che una certa Guenda stranamente mancava alle lezioni. Nonostante la performance del brasiliano l'avesse fatta sballare completamente, cercò di far prevalere la ragione. In fin dei conti lei non lo conosceva affatto, lo aveva solo osservato con grande interesse, ma non sapeva assolutamente nulla di lui che rimaneva per lei quindi un totale straniero.
Andare alla polizia non aveva senso: Aníbal di sicuro aveva già aggiustato ogni cosa e l'avrebbero presa per pazza. Decise allora che il giorno dopo avrebbe cercato di indagare un po' per i fatti suoi cercando di saperne di più su questa Guenda.
La sera dopo Mariella si presentò puntuale alla lezione. Anìbal era già in mezzo ad un nugolo di tardone fasciate in improbabili leggins e quando la vide le fece un sorriso smagliante e con un cenno della mano la invitò a prendere posto, poi disse che sarebbe tornato subito e lo videro sparire nella parte uffici.
Mariella tentò allora una conversazione per cercare di scoprire qualcosa sull'allieva sparita: - Salve ragazze, ci siamo già tutte o manca qualcuna? -
- Ma - rispose un'aspirante ballerina dalle dimensioni di un tronco d'albero tagliato troppo in basso - oltre a Guenda, di cui proprio non ci si spiega l'assenza, stasera manca anche Carlotta-
-Magari avevano degli impegni - abbozzò Mariella per vedere che risposta avrebbe ricevuto - No, non credo proprio. Carlotta è una casalinga senza figli il cui marito è sempre in giro per lavoro. Lei ama moltissimo i balli latino americani. Ho anche provato a chiamarla, ma non risponde al telefono. - La conversazione si protrasse per almento un quarto d'ora dal momento che Anìbal non si palesava e così Mariella ebbe modo di scoprire anche gli indirizzi delle due donne e decise che avrebbe fatto qualche indagine personale.
Dopo la lezione dove tutte le allieve, nessuna esclusa, cercarono di attirare l'attenzione del bel brasiliano, Mariella ricevette un altro invito nello spogliatoio al quale non seppe resistere. Quel diavolo di brasiliano la faceva impazzire, il solo avvicinarsi a lui la faceva surriscaldare e tirava fuori la tigre che c'era in lei e che quell'addormentato del marito ormai non vedeva più. Il palestrato pareva davvero molto interessato alle grazie di Mariella, che tra tutte era effettivamente la più piacente, ma lei, che non aveva dimenticato la mano insanguinata, tentò comunque di rimanere molto vigile onde evitare di trovarsi a sua volta come farcitura di un tappetino.
-Che pasa zuccherina, stasera non te gusta el mi insegnamento? -
-Ma che dici Anìbal, sei grandioso, tu non mi basti mai - disse Mariella con il suo migliore sorriso.
-Se vorai mia cara prosciutina, io por ti ci sarò siempre! - e le diede un appassionatissimo bacio che le fece nuovamente perdere la tramontana.
Alla fine degli esercizi ginnici, Mariella, più di buonumore che mai, partì di gran carriera verso l'indirizzo dove viveva Guenda.
Era una casa molto bella, di pochi piani e in un quartiere notoriamente abitato da persone molto benestanti. Mariella entrò nel portone e nel maestoso atrio vide che la portineria era presidiata da un uomo sulla cinquantina. Tirò un po' più giù la scollatura della maglietta e dalla conversazione che ne scaturì seppe che Guenda era da più di una settimana che non si vedeva e che nessuno riusciva a rintracciarla . Pareva che fosse partita per una vacanza di un paio di settimane, ma non aveva avvertito nessuno nel palazzo ed il portinaio era preoccupato perchè nel suo appartamento c'era anche stato un furto e lui non aveva potuto dare nessuna informazione agli inquirenti, nè avvertire parenti prossimi perchè non ne conosceva. Seppe che Guenda era tutt'altro che povera e che da casa sua erano chiaramente stati trafugati dei quadri ( il portinaio disse che non avrebbe mai immaginato che una così ricca non imbiancasse le pareti) e poi forse anche dei gioielli.
Mariella ringraziò e se ne andò perplessa: che il bel brasiliano c'entrasse con la sparizione era un dubbio che lei aveva, ma che c'entrasse magari anche con il furto?
Si diresse verso l'indirizzo dell'altra scomparsa. Arrivata lì, stessa storia: il signore via per lavoro, la signora via per una gita con le amiche, un furto nell'appartamento e nessuno da avvertire. Mariella cheise alla portinaia: - E' stata Carlotta a dirle che andava in gita con le amiche? -
-No, io con lei non ho parlato - rispose la donna - mi ha telefonato il marito - . Questa risposta deluse persino un po' Mariella perchè scagionava il bel maestro di ballo. Dopo qualche secondo però la portinaia aggiunse: - Ora che mi ci fa pensare, però, il marito ha chiamato anche una settimana fa, ma forse questa volta doveva essere raffreddato perchè sembrava che avesse una voce un po' diversa... - Davvero? - Incalzò Mariella, ma non riuscì a sapere moto altro se non che Carlotta e il marito erano appassionati di quadri che la portinaia descrisse come “certe schifezze appese ai muri che nemmeno se me le avessero regalate le avrei accettate”.
Mariella se ne andò ripensando ai quadri e alle due donne scomparse. Si rendeva conto che le sue erano certamente solo fantasie, ma non le andavano via di mente il tappetino e la mano insanguinata e nemmeno riusciva a togliersi dalla testa che il bel muscoloso fosse implicato nella faccenda. Sulla strada di casa le venne un'idea, magari un po' pericolosa se l'artefice delle sparizioni era veramente lui: quella sera stessa sarebbe andata con una scusa nell'appartamento del brasiliano. Sapeva di rischiare, ma la curiosità era talmente forte da farle dimenticare ogni precauzione.
Quella era la sera della scala quaranta a casa degli amici e il marito sarebbe uscito. Mariella attese trepidante il momento in cui l'ameba si fosse tolta dai piedi e poi si mise una bella maglietta scollata ed un paio di leggins per simulare un abbigliamento da casa e andò a suonare il campanello del bell'Anìbal. Mariella si accorse che lui stava guardando dallo spioncino e temette che non le aprisse: magari era in compagnia e non voleva seccature. Invece sentì la serratura scattare e la accolse un Anìbal con un sorriso a trentadue denti : -Mariela, che meravillosa sorpresa! Entra subito, te prego! Quale splendida cosa ti porta da me? - le disse cingendole i fianchi e facendole provare un brivido che andava dal cuoio capelluto alla punta dei piedi. - Volevo chiederti ragguagli sull'ultima lezione - disse sorridendo languida. - Quale lezione, mi amor? Quella nello spogliatotio? Te do subito una rreplica! - e così dicendo la adagiò delicatamente sul sofà a quattro piazze del salotto e lei decise che il motivo per cui era venuta poteva anche aspettare ancora un po'. Durante le evoluzioni, in un momento di lucidità, Mariella vide parecchie cose appoggiate a terra alla parete della stanza accanto e quando, finite le danze Anìbal la invitò a farsi una doccia con lui, lei con la scusa di vedere come aveva arredato la casa si infilò nella stanza accanto. Prontamente Anìbal le fu addosso e con una scusa la condusse fuori, non dopo però che Mariella avesse visto chiaramente che gli oggetti appoggiati al muro erano quadri.-Collezioni quadri? - gli chiese - No, mi amor, sono di un mio amigo - disse lui evasivo, ma trascinandola palesemente via. Dopo l'infuocata doccia, il bel brasiliano mise un cd con una salsa e coinvolse Mariella in un ballo talmente sfrenato che in una delle giravolte Mariella sbattè contro un tavolino e fece andare a gambe all'aria una serie di trofei vinti da Anìbal in gare di ballo, ma lui rise e continuò nella girandola : Tra una giravolta e l'altra Mariella gli disse: - Hai ballato così anche con Guenda e Carlotta? - a queste parole Anìbal si bloccò all'istante ebbe una reazione del tutto inaspettata. Strinse il polso di Mariella con una tale forza che quasi non glielo ruppe e quando lei gridò di dolore, lui le si avventò conto e la buttò sul divano buttandosi sopra di lei e stringendo il di lei collo con una forza sovrumana. Poi mollò un po' la presa sempre bloccando Mariella con il proprio corpo: - Porchè hai nominato quelle due? Chi sei, che vuoi da me? - Io...Io...non.. Anìbal, mi stai facendo soffocare - disse Mariella con un filo di voce - che ti prende? Io... io...ho solo chiesto...- No, tu no me hai solo chiesto. Tu sai qualcosa. Prima i quadri, adesso quelle due. Cosa vuoi? - e strinse nuovamente il collo di Mariella. Nel frattempo la salsa in sottofondo conferiva un che di surreale alla scena. Mariella tentò un salvataggio in corner: - Anìbal, amore mio,...ti prego...mi fai paura. Io... ero.... solo gelosa -
-Gelosa? - per un attimo Anìbal parve credere alle parole di Mariella, allentò la presa e sembrò quasi abbozzare un sorriso, ma poi il suo sguardo divenne di nuovo feroce: - Non prendermi in giro Mariela! Tu sei andata a ficcare il naso nela stansa dei quadri! - e con rinnovato vigore serrò le mani possenti intorno al collo della incauta investigatrice. Mariella cercò di divincolarsi, ma il peso del corpo dell'uomo non le permetteva che pochi movimenti. Sentendosi mancare il respiro ogni secondo di più, cercò con gli occhi qualcosa che la potesse aiutare, ma non vide nulla. Con un braccio rimasto libero che le penzolava giù dal sofà disperatamente cercò un appiglio, un qualcosa che l'aiutasse e la sua mano incontrò uno dei trofei che prima avevano fatto volare per aria. Con la poca forza che le rimaneva afferrò il trofeo e lo sbattè più volte e più forte che potè sulla nuca del brasiliano, certa di fargli poco più che solletico. Terrorizzata com'era non potè accorgersi che il trofeo era a forma di sole con i raggi costituiti da aguzze punte metalliche e che i colpi che aveva inferto al bello straniero erano non solo invalidanti, ma letali.
L'uomo si accasciò su di lei con tutto il suo peso e quando Mariella se lo scrollò di dosso con come aiuto la forza dell'adrenalina che le scorreva in corpo, vide che una pozza di sangue aveva invaso il divano e lei ne era ricoperta. Lo fece rotolare giù dal divano e prima di scappare senza voltarsi indietro cercò di ripulire il trofeo dalle sue impronte digitali come vedeva fare nei telefilm sperando così di cancellare le sue tracce. Quando fu a casa bevve tre bicchierini di vodka uno di seguito all'altro (il marito la vodka non se la faceva mai mancare) e poi telefonò alla polizia. Avrebbe raccontato la sua storia, magari tacendo la parte dei ripetuti esercizi ginnici e di certo gli inquirenti avrebbero scoperto anche che fine avevano fatto le altre due povere donne. In quanto a lei, si era fatta catturare dal fascino dello straniero, ma che sfortuna! Possibile che l'unica volta che si era concessa un'avventura fosse andata proprio a pescare un ladro pure assassino? Davvero una sfortuna. Tanto valeva bere ancora qualche bicchierino per dimenticare.