Spettro, spettro delle mie brame....

01.05.2016 13:47


 

(Lo spettro di Brocken, dal nome del monte Brocken, in Germania, è un fenomeno ottico per cui, se una persona si interpone tra il sole e le nuvole riesce a vedere la propria ombra nel cielo, quasi a mezz'aria. In caso di condizioni di umidità adatte, la figura è circondata da un alone arcobaleno che sembra un'aureola)


Grand Canyon, Colorado. Una passeggiata bellissima tra le rocce, dal momento che ad un certo punto il paesaggio ha cominciato a trasformarsi in una pietraia. Suggestiva, per carità, ma pur sempre una pietraia. Brian aveva portato lì l'amico Roger con la segreta intenzione di farlo smettere, smettere di parlare di lei, per favore, non ne poteva più.
- Poi, ricordi quella, anni fa, Maya? Ti faceva dei palchi di corna che neanche un cervo reale... -
- Ti ringrazio della tua sensibilità, Rog. Ho capito che la tua donna svetta su tutto, ma guardati il panorama e per un secondo, piantala. Su -
Roger infatti si guardò attorno, nella bruma nuvolosa del mattino sul canyon. Sole splendente e vaghe ombre sullo sfondo. Si bloccò. Ombre? Lì?
Si voltò con lo sguardo sconvolto a cercare l'amico, che gli sorrise.
- Spettro di Brocken, detto anche gloria. Vedi la tua ombra sulle nuvole -
- No, so cos'è. Ti garantisco che non è una gloria. Ho scartato di scatto e l'ombra è rimasta ferma. Mi guardava, cazzo -
- Riprova - sorrise Brian.
Roger si mosse, agitò le mani e le braccia, saltò, ma sulla nuvola lo spettro era sempre fermo. In un attimo di terrore gli sembrò che lo guardasse con aria ostile.

Brian stette a guardare i movimenti dell'amico ed un brivido percorse la schiena quando vide che effettivamente lo spettro rimaneva immobile. Che con il solo suo pensiero fosse riuscito ad evocare ciò che lo avrebbe aiutato a chiudere definitivamente la bocca a Roger?

Ricordò la prima volta che era capitato in quella parte della pietraia. Era mattina anche allora e il tempo atmosferico era pressochè identico. Brian aveva giocato un po' con gli spettri fino a che ad un certo momento qualcosa aveva iniziato a non quadrare. Si era spaventato a morte e sarebbe fuggito a gambe levate se lo spettro dall'altra parte non gli avesse parlato con una voce talmente ipnotica da non riuscire a muovere un passo. Ricordava una risata che si perdeva in un'eco lontana, una risata bonaria, quasi una musica. Lui era rimasto impietrito a guardare la figura con l'aureola che si avvicinava a lui. Sembrava un'anima buona, ma la sua voce sibilava come una lama che tutto avrebbe potuto annientare. Un attimo dopo che lo spettro ebbe finito di parlargli le loro anime divennero tutt'uno e Brian seppe che da quel momento avrebbe potuto vedere cose mai viste e sperimentò una sensazione di onnipotenza che mai prima avrebbe pensato di poter sentire. Il patto era stato suggellato.
Da quando la storia con Maya era finita, Roger non aveva più smesso di provocarlo. Maya per lui era una ferita che chissà se si sarebbe mai potuta chiudere. Il dolore che provava ogni volta che pensava a lei era insopportabile, anche se erano passati anni. Il grande amore della sua vita. Ma solo della sua perchè lei se n'era andata senza neppure voltarsi indietro.
E Roger sempre lì a ricordarglielo.

Brian allungò un braccio e posò la mano sulla spalla di Roger. L'amico ebbe un sussulto e si girò di scatto.

-Cazzo, vuoi farmi schiattare davvero?- era cereo in viso. -Quell'ombra, non è reale, è più... un vuoto a forma umana, magari uno scherzo della luce-.
-Spettro di Brocken- gli ricordò. -Ma forse potresti avere ragione tu, perchè non ti avvicini?- disse, in tono di sfida. Le voci avevano iniziato a ronzargli nella testa, questa volta due, dal tono femminile.
-Non ci penso proprio- Roger girò sui tacchi, pronto a scappare.
-Perchè sei un fottuto cacasotto!- ridacchiò Brian. Altre risate risuonarono nella testa. "Bravo... ben detto... cacasotto... uccidilo...". L'amico si fermò, in vita sua poteva accettare di essere chiamato in tanti modi, ma non codardo, e quel termine calzava proprio a pennello.
-Sei un bastardo, Brian, dammi una ragione perchè ora non ti spacchi il muso, qui su queste pietre che non vedono l'ora di ricevere il tuo sangue!-.
"Sfidalo... mandalo da noi... sapremo ricompensarti...", era una melodia a due voci, come miele al contatto con la lingua.
-Fallo pure, se non te la senti di andare là- e puntò il dito verso l'ombra, che sembrava aver allargato le braccia. -Vedi, ti sta aspettando. Vai, e poi torna a prendermi a pugni, io non mi muovo-.
I brividi percorsero il corpo di Roger; non si trattava più di un gioco, ma di una sfida in piena regola. Forse era il momento giusto per dare una lezione a quel coglione di Brian, fargli capire che si meritava che tutto gli andasse storto, che la sua testa assomigliasse ad un cimitero di teschi di alci. Gli prudevano le mani, aveva voglia di sentire la carne dell'amico comprimersi e spaccarsi sotto le nocche. L'ombra era ferma, lo aspettava, respirò a pieni polmoni: in fondo era solo uno scherzo ottico.

Brian si sedette ad osservare la scena: la vista di Roger tremante lo riempiva di gioia. Finalmente quel pezzo di bastardo avrebbe avuto ciò che meritava, forse sarebbero cessate per sempre le illazioni, le battutacce sulle sue donne infedeli e i commenti sarcastici che accompagnavano i gesti e le parole.

"Sarai ricompensato... riponiamo tanta fiducia in te... canta ancora... fallo per noi", le loro voci lo riempivano, facendolo sentire più forte e potente. Si, avrebbe cantato ancora, come tante volte prima di allora.
-Specchio, specchio delle mie brame... accogli questo essere infedele... affondagli nel corpo le tue lame... e rendi tutto dolce come miele...- la voce era bassa, ma il vento che spirava da sud trasportò la cantilena alle orecchie di Roger. Si fermò, qualcosa suonava stonato in quelle parole. L'ombra sembrava vibrare, le braccia si agitavano e in testa qualcosa fluttuava, come un nastro mosso dal vento. La cantilena ricominciò, questa volta più forte, avrebbe dovuto scappare, invece qualcosa lo spinse a procedere. Più si avvicinava, meno quel buio stagliato in mezzo a quelle che credeva nuvole aveva forma umana. Un buio totale, che sapeva di freddo e morte, che si allargava come un buco nero pronto a fagocitarlo. Lanciò un urlo, si chinò a raccogliere dei sassi e li scagliò contro. Nulla, nessun suono, solo nero e basta. Brian continuava, la voce stridula, mentre le gambe di Roger non riuscivano a fermarsi. Era a pochi passi, poteva sentire il gelo, aveva paura e nonostante continuasse a gridare non poteva impedirsi di essere attratto. Ora poteva vedere la figura quasi umana, che all'improvviso si sdoppiò, mettendosi ai lati del suo corpo. Davanti una nebbia grigia. Si sentì accarezzare sulla schiena, mentre un gran freddo gli penetrò nelle ossa. Era la fine, lo sentiva, quella era la morte. Ma perchè lui, perchè Brian, perchè...
Si sentì inghiottire, la voce dell'amico cessò, al suo posto un'altra femminile.

La voce parlò con chiarezza. Era dolce e musicale, nient'affatto stridente. Roger ne fu incantato.

"Io non ti odio, Roger. Ti compatisco perché non mi hai mai capito. Ti da fastidio che tra di noi non sia mai scattata la scintilla? Non poteva. Tu non capisci, né me né lui"
Il sole era già alto sul Gran Canyon e lentamente bruciava secco diradando l'arcobaleno sulla nuvola.
- Maya? -
Le ombre divennero più nitide.
"Io sono dentro di lui e lui è dentro di me, ancora. Nonostante tutto. Le mie storie con un altro ti sono servite a farci dividere, ma non del tutto. Io non ti odio, Roger, ma lui sì"
Roger vide chiaramente la propria ombra ferma, là nelle nuvole. Un'altra ombra, dietro, che si muoveva lentamente e danzava sinuosa. Non riusciva a distogliere lo sguardo da quello spettacolo.
"Sono dentro di lui" disse la voce "ma questa volta non lo fermerò"
Continuava nella sua testa la nenia sempre più stridula e dissonante. "Se esiste davvero la musica del diavolo" pensò Roger "è questa"
Diabulus in musica, diabulus in musica, diabulus in musica, spettro, spettro delle mie brame...
Non aveva bisogno di avvicinarsi al baratro per sprofondare, quei suoni laceranti gli tagliavano il respiro. Si accasciò a terra, in ginocchio. Non sapeva più dove si trovava, nel momento in cui la musica si era fermata, ma vedeva solo la sabbia e la pietra sotto di sé. Dov'era Brian? Alzò la testa a guardare le ombre là davanti. Una sola.

Il sole era dietro l'ombra e gli offuscava la vista . Roger non riusciva a tenere gli occhi aperti, gli bruciavano e gli lacrimavano e gli venne automatico alzare il braccio per ripararsi da quei raggi violenti.

Nello stesso momento l'ombra si avvicinò e a Roger sembrò di riconoscere Brian, mentre nonostante il sole sentiva un gran freddo. Fu in quel momento che l'ombra gli parlò e non aveva la voce di Brian o almeno non solo. Sembrava una voce a metà tra il maschile e il femminile.
- Cosa vuoi da me? - chiese Roger sapendo che quell'ombra sarebbe stata la sua fine.
- Voglio sentire cessare la tua voce in un rantolo, voglio che le tue parole scompaiano, voglio che tu diventi un nulla. Voglio che tu te ne vada via e non torni più - .
Roger, che aveva reclinato la testa, a quest'ultima frase la rialzò. - Vuoi che me ne vada? - disse incredulo - ma...ma io credevo che tu mi volessi uccidere. Lo hai appena detto....-
- Tu sei fortunato Roger. Tu sei fortunato perchè sento che Maya non ti odia e io farei di tutto per farla felice, perchè lei scorre nelle mie vene e le appartengo come mai sono appartenuto a nessuna. Tu non sai cosa significa, sei solo un povero idiota che è convinto di saperla più lunga degli altri. - Detto ciò l'ombra si avvicinò e lo sovrastò del tutto. Lentamente iniziò a soffiargli addosso ed il soffio divenne un vortice che lo avvolse e che gli entrò dentro come se fossero i suoi pori stessi che lo assorbivano. Roger sentì le forze venirgli meno, gli sembrò che il sangue smettesse di scorrere e si fermasse di colpo nelle sue vene, sentì il respiro mancargli e crollò al suolo convinto che sarebbe morto. 

Si svegliò il giorno dopo nello stesso posto con nella testa solo un pensiero. Voltare le spalle allo spettro e non tornare mai più.