Peccato mortale

24.01.2015 10:26
Junez era un tipo dallo stomaco debole, un difetto imperdonabile per uno come lui messo al comando della squadra omicidi del dipartimento di Los Angeles. Rovistò in tasca, afferrò la boccettina di antiemetici e ne ingollò un paio, quindi entrò nella stanza.
-Fossi in te cercherei di non esagerare con il metoclopramide?, sai che a lungo andare può provocare l'ansia- il medico legale Bob Ross gli si parò davanti. -Sicuro di voler vedere la scena?-
-E' il mio lavoro, Bob. In ogni caso lo devo fare, con o senza medicinali. Che abbiamo?-
-Due uomini, sui trent'anni, uccisi durante un rapporto sessuale. Due colpi alla testa sparati da vicino, le bruciature lo confermano. Solito modus operandi, collaudato dal serial killer nel corso dell'ultimo anno.-
-E... questa volta?- il capitano Junez si fece coraggio e passò oltre il medico. La scena era raccapricciante. I due erano ancora accoppiati, i corpi muscolosi rilassati sul letto come se fossero ancora in vita. L'agente Guss stava eseguendo rilievi, mentre Keron scattava foto da varie angolazioni. Un fiotto di acido salì dal suo stomaco, quando si accorse che alle vittime erano stati asportati gli occhi.
-Ragazzi, copriamo i due...- disse Ross agli agenti. Luke Juanez si irrigidì; nonostante i suoi uomini sapessero della sua avversione verso i morti, sentirsi umiliato davanti a loro lo rendeva furioso.
-Lasciate le cose come stanno!- impose, cercando di mettere un tono autoritario nella voce. Si sforzò ad avvicinarsi e osservò la stanza. Tutto in ordine, come al solito, anche quella volta non avrebbero trovato tracce del killer, ne era sicuro.
Ancora due inutili checche sterminate, piccoli ed insignificanti esseri polverizzati, evaporati come acqua santa a novanta gradi. Si genuflesse davanti alla statua in marmo bianco che troneggiava nel minuscolo giardino di ghiaia. Preghiere veloci scorsero sulle labbra screpolate, mentre lunghe dita nervose maneggiavano il piccolo rosario, ricordo d'infanzia e amuleto che teneva sempre con sé. Scavò una buca con le unghie nella terra umida sottostante la statuetta e vi adagiò con attenzione maniacale i due bossoli di pistola. Aprì il lucchetto del portone arrugginito e si avviò nello stretto cunicolo che conduceva al suo covo. Fotografie di uomini nudi in pose inequivocabili erano appese alle pareti scrostate dell'umida stanza. Al posto degli occhi c'erano dei grandi buchi neri e tagli orizzontali squarciavano i corpi tonici e muscolosi.- Maledetti pervertiti- sentenziò. Si avvicinò alla fotografia nella quale era rappresentati Jack e Dan, le ultime due vittime, con una ferocia impressionante tracciò con le unghie nere di terra dei lunghi tagli. La sua missione era appena iniziata, mai più avrebbe dovuto avere davanti agli occhi immagini di uomini corpulenti che contro ogni natura si accarezzavano mostrandosi affetto. Provava un conato di vomito solo a pensarci, era peccato, il più grande e terribile. Ci erano voluti anni per elaborare il suo piano. Leggeva riviste gay, frequentava locali di genere, puntava una coppia, la pedinava, si infiltrava nelle loro vite, un sorriso, una stretta di mano e una pallottola conficcata in quel cervello malato. Quartieri differenti, nessun rapporto tra un omicidio e l'altro. Ora era stanco doveva riposare, avrebbe sognato altro corpi muscolosi da martoriare.
Era sempre stato un tipo strano. I suoi genitori l'avevano abbandonato in un collegio cristiano. Per tutta la vita le sue giornate oscillavano dallo studio alla preghiera. Al collegio non erano permesse visite, e anche se lo fossero state, Sam non avrebbe avuto nessuno da incontrare. Il silenzio della sua stanza era quasi terrificante. Le suore che l'allevarono non lo trovavano un bambino bello, nè intelligente. Non notavano in lui nessuna qualità, tanto che quando c'erano coppie di sposi pronte ad adottarne qualcuno, Sam non veniva mai presentato. Era un bambino strano, silenzioso, di una precisione quasi ossessiva. L'unico regalo che aveva mai ricevuto in tutta la sua infanzia era quel rosario di legno. Pregava e studiava, studiava e pregava. Dio era il punitore di tutti i peccati, il salvifico schiaffo di chi non sa vivere. Per lui, in pochi sapevano come vivere: non sapevano farlo i divorziati, i single, i vecchi, i malati. Non sapevano farlo gli agnostici, nè i buddisti nè nessuno di un'altra religione. Tanto meno non sapevano vivere i gay. Quando raggiunse la maggiore età il collegio fu ben lieto di liberarsi di lui. Sam raccolse i pochi oggetti di sua proprietà, e iniziò a vagabondare per la città, fino a quando non riuscì a trovare un lavoro da macellaio, pochi spicci per pagarsi l'affitto di una miserabile casa. Da lì iniziò la sua crociata verso quelli che a detta sua non sapevano vivere. Era insospettabile Sam. Un uomo mediocre, pallido, occhialuto. Balbettava quasi a parlare in pubblico, la testa stempiata, le orecchie piccole. Un topo di fogna, lo stesso che strisciando nelle fognature si portava il marciume su per la botola. Affondava i suoi denti gialli, ne estirpava il peccato. Era una cosa giusta, pensava. Se Dio non muove un dito contro quelle bestie, lui sarà pronto a muovere due mani. Aspettava Sam sulla sua poltrona ammuffita. Pensava, sceglieva dalla sua rubrica grigia i prossimi due. Maiali. Rifiuti.
-Queste sono le foto degli ultimi due doppi omicidi- Guss gettò davanti a Junez quattro scatti raccapriccianti, facendo emergere dal profondo un senso di nausea. -Si può notare che nell'assassinio delle due ragazze il killer ha sparato da distante, mirando al cuore. L'interno dell'auto è stato esaminato al microscopio, ma tutti i campioni organici hanno riportato a conoscenti delle vittime, e tutti con un alibi di ferro.-
-Mi sembra un caso da fantascienza- il capitano sbattè il pugno sul tavolo, andando a coprire parzialmente le immagini. -Eppure deve essere entrato per forza in auto per... prelevare gli occhi.-
-Può averlo fatto da fuori...-
-Con i finestrini chiusi? Guss.....-
-Forse le sfugge il particolare che gli spari sono partiti da una distanza che è stata valutata di circa cinque metri. Il killer ha chiuso successivamente i finestrini.-
A Junez non piaceva essere ripreso, ma questa volta non potè che tacere e annuire.
-Abbiamo una novità per quanto riguarda l'ultimo caso. Jack Martin, uno dei due, il padrone di casa, ha sporto denuncia di smarrimento del borsello dove teneva documenti e chiavi dell'appartamento una settimana prima del delitto, per poi informare le autorità del ritrovamento un paio di giorni dopo sullo zerbino, all'ingresso- Guss guardò Junez come se volesse sentirsi dire bravo.
-E sappiamo dove ha smarrito il borsello?-
-Certo, a West Hollywood, la mecca della trasgressione...-
Il paesaggio urbano cambiava molto, dalla luce diffusa ed implacabile del giorno, al buio tempestato da innumerevoli luci al neon multicolori della notte. Il capitano Junez e il detective Guss avevano scelto di andare in avanscoperta nella torrida mattinata losangelina, e stavano percorrendo il limite nord ovest di West Hollywood, quello compreso tra il Santa Monica Blvd. e le colline. "Il viale del Tramonto", il Sunset Blvd., o, più semplicemente, lo Strip, in quel tratto dove la normalità del giorno, lasciava presto spazio alla mondanità della notte. Il Ganimede Spa era un centro benessere che dal nome non lasciava molti dubbi sulle tendenze delle sua clientela. L'attività si trovava in una palazzina bassa e restaurata in stile, con dei negozi da una parte, e un concessionario dall'altra. Un posto qualunque, durante la giornata. Infatti, gli investigatori della squadra omicidi, non vi trovarono nulla di strano, se non il va e vieni di signori in doppio petto e ventiquattrore, giovani in tenuta sportiva, sorridenti, abbronzati e palestrati e anche insospettabili di mezz'età dal Rolex al polso e l'auto di lusso che gli aspettava all'ingresso. Il tipo alla reception aveva origine ispanica, l'orecchino con brillante e una pelle serica ed ambrata. Junez gli presentò la placca dorata del LAPD e quello sorrise con una dentatura smagliante: - Il direttore non c'è ora, ma... come posso esservi utile? - Il suo tono era forse troppo gentile. Gli investigatori chiesero al giovane latino se ricordasse i due giovanotti che frequentavano la spa. Non avendo fotografie da proporgli, se non quelle dopo l'assassinio, i poliziotti focalizzarono le domande sul borsello scomparso. Il ragazzo ricordò che circa una settimana prima un cliente, che corrispondeva alla descrizione di Martin, gli aveva chiesto del borsello. Non sapendone nulla, però notò poco dopo un sacerdote, allontanarsi da lì con qualcosa di simile. Un sacerdote?
-Un sacerdote qui al Ganimede!- Junez rimase sorpreso dalla notizia. -E che ci veniva a fare? Lo conosceva?-
-Veramente no, anche se di tipi porporati qui ne girano parecchi- il ragazzo ammiccò, strizzando l'occhio. Guss emise un colpo di tosse. -Comunque sono sicuro al cento per cento che riuscirei a riconoscere il borsello, un Gucci scuro con il logo in rilievo e la tracolla ricamata in oro, un oggetto da 1500 dollari. Non passa certo inosservato.-
La descrizione calzava a pennello, restava quindi da identificare il tipo.
-Era una persona di mezza età, stempiato, con un clergyman scuro sotto il quale spiccava una camicia viola. Ricordo che zoppicava leggermente, anche se cercava di mettere nel passo una certa armonia.-
-Un fine osservatore- commentò sarcastico Guss. Junez sembrò infastidirsi, il ragazzo stava dando loro più notizie di quanto sperasse.
-Non ha notato se ha avuto contatti con qualcuno?- chiese il capitano.
-Mi faccia pensare... si, l'ho visto parlare con Winnifred un paio di volte.-
-E' una dipendente?-
-Diciamo di si. E' il più bel trans sul mercato e due sere la settimana lavora per noi. Se mi state per chiedere dove poterla trovare, vi dico subito che lei appare e scompare senza lasciare traccia. Ma se venite qui stasera ve la posso presentare. Alle 22 esatte comparirà da quella porta.-
Guss storse il naso: locali come quello lo facevano prudere, ma Junez non ammise rifiuti, quella sera si sarebbero mischiati tra i frequentatori del Ganimede.
Poco prima delle nove e mezza Junez e Guss scesero dalla macchina proprio di fronte al Ganimede ed entrarono. Le luci cambiavano non poco, la sera. Lo stesso ingresso aveva un'aura di tempio dedicato alla cura del corpo, luci soffuse, musica appena accennata in sottofondo. Junez salutò il ragazzo alla reception, lo stesso di quel pomeriggio: - Ciao, Raul -
- Buona sera, sparkling - rispose il ragazzo sorridendo.
- Sparkling? -
Il ragazzo si sporse dal bancone verso di loro e rispose abbassando la voce - Ho ritenuto opportuno che vi presentaste in incognito, ispettore; e detto tra di noi, lei è un uomo di piacevole aspetto. Frizzante, ecco. Se avesse voglia di fare anche un periodo di cura presso questa spa... -
Guss ridacchiò alle sue spalle.
- Fattela fare tu, la cura - rispose scostante Junez.
Il ragazzò si incupì risentito e l'ispettore se ne accorse. - Cioè, scusa - si affrettò ad aggiungere - non volevo offendere, non era questo che volevo dire. Siamo qui per un'indagine e ci sono di mezzo dei morti. Grazie per gli apprezzamenti, ma siamo venuti per... -
- E' lì - rispose rapido Raul guardando da qualche parte alle loro spalle.
Winnifred era appena entrato. Una figura dall'aspetto piuttosto piacevole, dai tratti del viso appena un po' marcati, forse sì, mascolini. Guss avrebbe giurato che fosse una bella ragazza, se non avesse saputo prima chi era Winnifred.
- Winni - la chiamò Raul - Se vieni qui ti presento due tipi in gamba -?
Poco prima delle nove e mezza Junez e Guss scesero dalla macchina proprio di fronte al Ganimede ed entrarono. Le luci cambiavano non poco, la sera. Lo stesso ingresso aveva un'aura di tempio dedicato alla cura del corpo, luci soffuse, musica appena accennata in sottofondo. Junez salutò il ragazzo alla reception, lo stesso di quel pomeriggio: - Ciao, Raul -
- Buona sera, sparkling - rispose il ragazzo sorridendo.
- Sparkling? -
Il ragazzo si sporse dal bancone verso di loro e rispose abbassando la voce - Ho ritenuto opportuno che vi presentaste in incognito, ispettore; e detto tra di noi, lei è un uomo di piacevole aspetto. Frizzante, ecco. Se avesse voglia di fare anche un periodo di cura presso questa spa... -
Guss ridacchiò alle sue spalle.
- Fattela fare tu, la cura - rispose scostante Junez.
Il ragazzò si incupì risentito e l'ispettore se ne accorse. - Cioè, scusa - si affrettò ad aggiungere - non volevo offendere, non era questo che volevo dire. Siamo qui per un'indagine e ci sono di mezzo dei morti. Grazie per gli apprezzamenti, ma siamo venuti per... -
- E' lì - rispose rapido Raul guardando da qualche parte alle loro spalle.
Winnifred era appena entrato. Una figura dall'aspetto piuttosto piacevole, dai tratti del viso appena un po' marcati, forse sì, mascolini. Guss avrebbe giurato che fosse una bella ragazza, se non avesse saputo prima chi era Winnifred.
- Winni - la chiamò Raul - Se vieni qui ti presento due tipi in gamba -?
L'auto, una Chevrolet Camaro nera, si avviò con lentezza e i due a bordo conversavano tranquillamente. A dire il vero era l'uomo, un giovane alto e magro, vestito con giacca e cravatta scure quasi inquietanti, a parlare sempre: stava raccontando a Winnifred come a lui piacessero tanto le ragazze come lei, 'con qualcosa di particolare'.
Winni, probabilmente, se l'era già sentito dire milioni di volte, prima.
La Chevrolet Cruze grigia li seguiva stando a distanza minima, quasi come a volerli speronare da un momento all'altro. Viste dalla strada le due auto erano quasi buffe nel sembrare una grande pubblicità della gamma Chevrolet.
La realtà era molto più grave.
In quel momento Guss e Junez uscirono dal Ganimede, giusto in tempo per notare le due auto che si allontanavano.
- Merrrdaa! - esclamò Guss gridando - Hai visto? Li hai visti? -
- Ho visto sì - rispose Junez correndo verso la loro Ford - E' lui, ci scommetto -
- E allora dai, 'sparkling', parti più veloce che puoi. Stagli attaccato, se necessario buttalo fuori strada. Col capo, poi, ci parlerò io -?
Partirono a tutta velocità sulla Crown Victoria lasciando una strisciata di gomme non da poco e quasi subito Junez accorciò la distanza dalle due vetture. Poi si mise calmo e tranquillo a seguirle, cercando di non dare nell'occhio. Come se fosse facile.
- Sei sicuro che sia meglio tamponarlo? Se non si ferma ci facciamo solo notare - chiese
- No, seguiamoli solo. Vediamo dove vanno a finire -
L'auto, una Chevrolet Camaro nera, si avviò con lentezza e i due a bordo conversavano tranquillamente. A dire il vero era l'uomo, un giovane alto e magro, vestito con giacca e cravatta scure quasi inquietanti, a parlare sempre: stava raccontando a Winnifred come a lui piacessero tanto le ragazze come lei, 'con qualcosa di particolare'.
Winni, probabilmente, se l'era già sentito dire milioni di volte, prima.
La Chevrolet Cruze grigia li seguiva stando a distanza minima, quasi come a volerli speronare da un momento all'altro. Viste dalla strada le due auto erano quasi buffe nel sembrare una grande pubblicità della gamma Chevrolet.
La realtà era molto più grave.
In quel momento Guss e Junez uscirono dal Ganimede, giusto in tempo per notare le due auto che si allontanavano.
- Merrrdaa! - esclamò Guss gridando - Hai visto? Li hai visti? -
- Ho visto sì - rispose Junez correndo verso la loro Ford - E' lui, ci scommetto -
- E allora dai, 'sparkling', parti più veloce che puoi. Stagli attaccato, se necessario buttalo fuori strada. Col capo, poi, ci parlerò io -?
Partirono a tutta velocità sulla Crown Victoria lasciando una strisciata di gomme non da poco e quasi subito Junez accorciò la distanza dalle due vetture. Poi si mise calmo e tranquillo a seguirle, cercando di non dare nell'occhio. Come se fosse facile.
- Sei sicuro che sia meglio tamponarlo? Se non si ferma ci facciamo solo notare - chiese
- No, seguiamoli solo. Vediamo dove vanno a finire -.
Sopra Los Angeles ci sono delle brulle colline che la moda ha fatto diventare quartieri di tendenza, ma anche luoghi appartati e "buenos retiros". Chi non conosce la scritta Hollywood in caratteri cubitali messa lì come un'insegna di una Disneyland per adulti, negli anni Venti, quando il progetto di sviluppo edilizio non andò a buon fine, e rimasero le lettere cubitali che negli anni Quaranta vennero private del suffisso "land", divenendo l'insegna della mecca del cinema? Al di là del Cahuenga Pass, sull'altra collina che sovrasta LA, si cominciarono a costruire una serie di ville e cottage di lusso, con piscina e campi da tennis, dove chi poteva permetterselo aveva il suo rifugio a due passi dalla metropoli, magari con vista mozzafiato sulla Valley, a nord, tempestata di luci come fossero diamanti sul panno nero del deserto, e a volte anche con spettacolare vista sugli studi di Universal City. Ed era proprio verso una di queste case arrampicate oltre Mulholland Drive, che le automobili si diressero quella sera. Poche luci, reminiscenze lontane di una metropoli spaccata in due dalla collina di stradine tortuose, dov'era difficile non farsi notare in macchina, specialmente di notte. La prima Chevrolet si infilò nel garage scavato nella roccia sotto un cottage e scomparve. Quella che seguiva accostò poco prima, l'auto dei poliziotti andò oltre, perché Guss mise in guardia il capitano: - Capirebbe subito che lo stiamo seguendo... - Certo, - ammise Junez, - ma non dobbiamo farcelo scappare. - Quando tirò il freno a mano dopo la curva un po' più in alto del successivo tornante, il capitano della omicidi non aveva ancora un piano. Lui e Guss lasciarono l'auto e scesero a piedi verso la Cruze. L'ombra stava in mezzo alla strada, con qualcosa in mano: una macchina fotografica. L'ombra era Corkey, noto paparazzo, che attendeva le sue prede. Forse il tizio beccato col trans era un uomo da gossip.
Junez ebbe un moto di stizza: avevano scambiato quel cretino del paparazzo per l'assassino? C'erano solo tre auto in quella carovana e, gli venisse un colpo, la seconda che credevano dell'assassino era invece di quell'imbecille con quell'obiettivo che sembrava un telescopio! Junez prese a calci un sasso dalla rabbia rischiando di farsi scoprire, ma che importava? Tanto c'era solo lo stupido paparazzo. Senza degnarsi di Guss si diresse come un razzo verso Corkey che, preso alla sprovvista rischiò palesemente un infarto: - Ma che.... - Zitto idiota! - fece Junez - che diavolo ci fai qui, testa di cazzo? - disse mostrandogli il distintivo. Ripresosi un po' dallo spavento Corkey rispose seccato: - Il mio lavoro ci faccio. Quello là dentro con quel trans è uno che aspira al posto di Vice Governatore - E non hai visto altri oltre loro? Qualcuno che li ha seguiti, qualcuno che ha messo in allarme la tua mente malata? - Con una smorfia Corkey rispose:- Ma, un'auto l'ho vista... - Junez drizzò subito le orecchie - ma era dietro di me. Non molto dietro, ma poi quando mi sono fermato ha proseguito - Un altro moto di stizza pervase Junez tanto da farlo faticare a tenere le mani ferme - Eravamo noi, cretino! Bene - disse rivolto a Guss - così siamo qui con un pugno di mosche e con uno scarafaggio che ora ci accompagnerà perché lo arrestiamo per intralcio alle indagini - Ma come?...- piagnucolò Corkey, ma Junez lo stava già trascinando via. Junez e Guss non potevano sapere che c'era anche qualcun altro perché era già entrato nel cottage: dal bagagliaio della Camaro uscì un insospettabile uomo di mezza età, occhialuto, un po' zoppicante che si diresse verso la porticina che dal garage si apriva sulla scala che lo avrebbe condotto al luogo dell'incontro di altri due pervertiti che meritavano solo di sparire. Non si accorse che la porta esterna del garage era rimasta aperta.
L'occhio del fotografo fu quello più lesto, anche se la via era buia ed l'imboccatura del vialetto verso la scala che conduceva alla villetta era priva d'illuminazione. 
- Ehi! E quello chi diavolo è!? - Corkey alzò d'istinto il suo teleobiettivo e scattò due flash. I detective, sorpresi, guardarono verso il garage e videro la figura vestita di nero, che si riparava il viso con l'avambraccio. Un uomo di bassa statura, insignificante, che sembrava avere la schiena un po' storta, ma forse era solo la sua andatura claudicante. Egli improvvisamente volse uno sguardo torvo verso i tre sulla strada, e con sorprendente rapidità, trasse da sotto le falde di quello che sembrava un clergyman, un qualcosa che ai poliziotti non tardò a rivelarsi una pistola:
- ARGH! Voi! Uomini mondani... uomini del peccato! - Delirò, e in un attimo vampate di fuoco e detonazioni sorpresero quelli sulla via. Corky cadde a terra, ma l'uomo che fu colpito per primo fu il capitano Junez. Il detective Guss estrasse la sua arma, mentre voltava la testa prima verso i suoi compagni, poi verso l'aggressore. Tese il braccio quando l'arma dell'uomo vestito da prete era ormai verso di lui. Non seppe mai dire chi sparò per primo. Non ci furono conseguenze, per lui e non seppe cosa si provasse ad essere colpiti da un proiettile. Invece, il "prete" ora era a terra, ferito. Guss si preoccupò del collega e del fotografo. Corky era già in piedi, dietro la sua auto, pronto a scattare foto. Il capitano era a terra, e in un turbine di emozioni e turbamento Guss disse: - Sparkling! Oh, Dio, no... mio caro, caro Sparkling! Non morire! Io, io... ti amo!
Ecco da dove veniva quel nomignolo, da Guss. Ma Junez non sentì mai quelle parole. Forse nemmeno l'assassino dei gay, rantolante a terra. Guss, con le lacrime agli occhi, si avvicino, pistola in pugno... e non ebbe pietà. Corky, terrorizzato, non ebbe il coraggio di scattare la foto.