Omicidio al contrario

11.03.2015 21:50

La lama scese veloce, sibilando nel silenzio della stanza. Le coperte cedettero a quella forza impetuosa, apendosi come bocche in attesa di una sigaretta, poi il metallo scese ancora più giù, sino ad incontrare il corpo. Un colpo solo, preciso, calibrato con meticolosità. La mano si aprì, laciando andar il manico del coltello tattico naja brutalis. Nessun suono o lamento, immobilità assoluta. Poi la scena cambiò angolazione, la mano tornò ad impugnare il coltello, lo fece sollevare di scatto, fuoriuscendo dal corpo e dalle coperte, che tornarono a combaciarsi perfettamente.
 -Controllo stati vitali- la voce gracchiante invase la stanza, dalla porta entrarono due uomini in camice bianco che si avvicinarono al letto, senza badare all'uomo con in mano l'arma. Alzarono le coperte e procedettero al controllo del grosso San Bernardo narcotizzato.
 -Dottor Lewis il cane è vivo, nessun segno di ferite da taglio, respiro regolare. Procediamo con l'iniezione per svegliarlo?-
 -Ok e per oggi basta. Grazie Jack, ti aspetto su.-
 L'uomo rimise il coltello nel fodero e si asciugò il sudore che gli imperlava la fronte. Avrebbe voluto smettere con quel lavoro, allontanarsi per sempre, ma purtroppo lui era un galeotto, libero grazie alla capacità di sopravvivenza che dimostrava nell'esperimento. Un anno e la tecnica era quasi perfezionata, il metodo per far tornare in vita le vittime e scoprire gli assassini. Ogni volta che il tempo scorreva al contrario in lui accadeva qualcosa di inspiegabile; acquistava tempo, non invecchiava, e oggi, a distanza di dodici mesi era più giovane di una settimana dall'inizio dell'esperimento. Uscì per andare a farsi controllare dal Dottor Lewis.
-L'impianto neuro corticale funziona bene-, decretò il dottore. -Quello che è inspiegabile è l'effetto che i salti temporali hanno sul tuo orologio biologico.-
 Jack fece una smorfia. Avrebbe dovuto essere felice, ma in realtà non lo era; si sentiva come un topo da laboratorio, una cavia, senza alcuna possibilità di tornare libero.
 -Ma non capisci?- continuò il Dottor Lewis. -Qui siamo di fronte a una scoperta epocale: la possibilità di far ringiovanire i tessuti, la vita eterna forse!- Annuì a sé stesso grattandosi il mento pensieroso. -Già. Una scoperta del tutto fortuita, come spesso accade per le più grandi scoperte. Il fatto è che non siamo in grado di capirne i processi. Tutte le altre cavie in realtà invecchiavano, così rapidamente da morire entro due o tre applicazioni, solo tu ringiovanisci, e ciò ti rende estremamente prezioso.-
 Jack alzò le sopracciglia.
 -Certo-, spiegò il dottore. -Innanzi tutto grazie a te non ci sarà più bisogno di trovare continuamente nuovi time-jumper, modificarli e addestrarli con lunghe e costose operazioni, sarai sufficiente tu per riportare in vita gli assassinati il tempo necessario per conoscere i loro assassini; ma non è tanto questo. Ciò adesso passa in secondo piano. Quello che più mi preme invece è scoprire cosa succede in te durante il contatto con la vittima, come è possibile che quando applichi il riavvolgersi del tempo, invece di subirne le conseguenze logiche, e cioè accumulare su di te il tempo che fai riacquistare, per te avviene il processo inverso.-
 Improvvisamente la porta si spalancò, un assistente entrò trafelato. -Dottore!- esclamò. -Ci è stato richiesto un time-jumper, subito. Il Presidente è stato assassinato!-
La notizia era stata secretata dalla intelligence; il Presidente giaceva ucciso all'interno della Casa Bianca, in quella Sala Ovale così sicura che nemmeno una mosca sarebbe potuta entrare.
 Il Dottor Lewis prese la notizia come la prima vera prova sul campo del suo operato. Jack lo guardò e notò un sorriso aprirgli la bocca. Risolvere il caso avrebbe voluto dire fama, soldi e fondi illimitati per i suoi studi. Nonostante il caos che si stava creando nel laboratorio, in Jack le ultime frasi del Dottore frullavano come eliche. "Non ci sarà bisogno di trovare nuovi time-jumper... In te avviene il processo inverso...".
 Si sentiva in trappola, legato ad una promessa di collaborazione in cambio della libertà dalla prigione. Là non ci voleva tornare, ma lo spaventava il fatto che il suo corpo subisse strani fenomeni inspiegabili. Il sogno di tutti quello di non invecchiare, anzi di ringiovanire, ma non per lui, che lo stava vivendo. Nonostante si sentisse bene fisicamente, qualcosa in lui gli diceva che tutto questo era sbagliato. Stavano giocando con il tempo, anche se a fin di bene. E il tempo, da quando il mondo è mondo, scorreva sempre in avanti.
 -Jack, protocollo uno!- Jim Cobber, il braccio destro di Lewis si avvicinò, porgendogli il casco neuronale. Lo afferrò, guardandolo come se fosse la prima volta. E in effetti quella era la prima volta, la prova fuori dal laboratorio, il test in ambiente reale. Il casco serviva per entrare in contatto con la scena e trasmettere i dati al Dottor Lewis, che li avrebbe analizzati e iniziato il processo inverso. Scesero in strada, tre grosse Hummer nere li stavano aspettando. Caricarono la strumentazione e si diressero verso l'aeroporto. In un'ora l'aereo li avrebbe portati a Washington.


L'apparecchio era dotato di  ogni comfort: non per niente era un modello presidenziale. Una sorridente hostess porse a Jack un bicchiere di cristallo colmo d'acqua e con una fettina di limone. L'uomo sorrise sapendo di non potersi aspettare nulla di meglio: non si potevano bere alcoolici durante le operazioni di time-jump. Guardò fuori dal finestrino e sospirò per una libertà promessa che stava sfumando come le nuvole attorno a lui.
Un riflesso sul vetro lo distolse per un istante dai pensieri bizzarri che gli attraversavano la mente.  No, uno scherzo, un'illusione ottica di certo. Eppure, per un brevissimo momento, gli era sembrato che un volto sconosciuto eppure familiare lo osservasse in controluce dal finestrino. I salti erano sfiancati e gli stavano fiaccando anche la mente!
Atterrarono e fu tutto un via vai convulso. Il tempo era il nemico prezioso con cui avevano a che fare. Arrivarono al capezzale del defunto presidente e procedettero con meticolosa, ma frenetica, precisione.  Constatarono il decesso e la causa della morte. Si doveva sempre utilizzare lo stesso mezzo! Sempre!  In questo caso un fermacarte conficcato nella gola aveva fatto un gran bel lavoro, sarebbe stato in grado di fare altrettanto?
Si concentrò. Apparecchiature e strumenti, tutto in ordine!
-Via!-
Brandì l'arma impropria e colpì, ma con delicatezza. Percepì come un richiamo da quella piccola lama, come un suggerimento... Un sussurro...  “una donna”... L'arma era stata usata da una donna!!  La voce nella testa parlava dolcemente, un suono antico e conosciuto. La voce della persona che aveva visto sull'aereo.

"Dai" pensò "non è possibile. Non mi devo distrarre proprio adesso. Sarebbe un fallimento mondiale, la disfatta del progetto e quasi sicuramente la mia morte. Devo stare calmo, non ho sentito niente"
Era il momento più delicato, quello in cui doveva estrarre delicatamente, lentamente, l'arma dalla gola del Presidente, sospirò ed in un momento gli passò davanti agli occhi la scena intera del delitto. Vide come in un incubo una figura femminile alzarsi di scatto dalla poltrona di fronte a quella del Presidente Ranton, nella stanza ovale, afferrare radiamente il tagliacarte ed avventarsi contro di lui. Jack osservava la scena come se fosse in un angolo della stanza ed era una cosa che non gli era mai capitata prima. Sussultò, almeno così dissero gli altri ossevatori in seguito, mentre fremeva estraendo la lama. La prese in mano e la buttò a terra, poco più in là. Poi si accasciò, steso sul corpo di Ranton. Che aprì gli occhi, lo guardò sorpreso e vide il pubblico numeroso nella stanza. Jack si riprese in fretta, si rialzò, lo guardò in faccia e gli sorrise:
- Bentornato, Mister President -
Nella sala risuonarono gli applausi delle persone presenti e sia Jack sia Ranton pensarono, quasi all'unisono, che questa mania di assistere ed applaudire ad un evento collettivamente era stancante.
- A quanto pare ci siamo salvati - continuò - Credo che i suoi addetti le spiegheranno meglio -
- Dov'è Sheila? - chiese Ranton.
Ecco, la bionda sfuocata che aveva intravisto nella scena extra corporea di prima si chiamava così. Il più era cercare di capire tutto il resto.

Ranton non riuscì a parlare molto, ma fu sufficiente.  In breve venne messo tutto a tacere e si parlò di infarto. Il presidente dei NeoUsa non poteva essere stato vittima della legittima difesa della segretaria. Il lutto nazionale era per un buon uomo e amato politico, non per uno stupratore seriale a cui l'ultimo colpo era andato storto.
I fondi arrivarono a profusione. Chiunque avesse saputo del vizietto del fu Ranton aveva motivo perché la cosa fosse messa a tacere e era disposto a pagare profumatamente per farlo. Lewis e Cobber erano al settimo cielo e cominciarono a progettare in grande. Il laboratorio  era troppo stretto per loro: un palazzo super tecnologico stava già prendendo forma nelle loro menti esaltate.
“Ti useranno e poi butteranno via il cadavere come un vecchio guanto”
Il sussurro era più forte. Interruppe la colazione  e andò a lavarsi la faccia. Lo specchio gli rimandò un volto stanco, ma incredibilmente ringiovanito. Le rughe “d'espressione” sulla fronte erano svanite e le “zampe di gallina” attorno agli occhi erano solo un blando ricordo.  Lasciò che le uova e pancetta si raffreddassero inesorabilmente e si concentrò sulla rasatura: non aveva più appetito, ma la voglia di radersi era fortissima.
Un po' di sapone, qualche colpo di lametta. Si sentiva uno straccio,  ma dal volto fresco come quello di un bambino. Un'ultima sciacquata e, rialzando lo sguardo, vide chiaramente la donna bionda che lo fissava ridendo.
Urlò.
Dall'altra parte il volto si dissolse per far posto a quello di un uomo. Un signore distinto, con una barba curata e lunghi baffi impomatati. Un elegante monocolo e un bianco colletto inamidato.
Jack svenne.
“Ma perchè non risponde? Dove diavolo sarà?”  disse il Dottor Lewis chiudendo l'ennesima chiamata senza risposta. Era la quarta telefonata  e nemmeno questa volta aveva ottenuto risposta. Iniziava ad essere molto preoccupato.
Dopo l'omicidio del Presidente, Jack gli era sembrato diverso. In effetti diverso lo era sicuramente, dal momento che ogni nuovo “caso” provocava in lui dei cambiamenti, ma nei casi precedenti, almeno esteriormente, non si percepiva nulla. Questa volta invece  doveva essere successo qualcosa di più profondo.
“Temo che questa volta ci siano stati dei problemi” disse il Dottor Lewis al suo assistente.
“Che genere di problemi Dottore? Abbiamo parlato con Jack, ci ha raccontato per filo e per segno cosa è successo e a me è sembrato tutto normale, anzi, mi è sembrata una meraviglia!” fece Cobber ancora eccitatissimo per il risultato ottenuto a Washington. “Questa volta Jack ha visto perfettamente tutta la scena, per cui, se continua così, non ci sarà la benchè minima possibilità di errore nell'identificazione dell'assassino”.
“Sì, certamente, ma non ti dimenticare che ogni volta che Jack riporta in vita qualcuno ringiovanisce e noi non sappiamo ancora perchè. E soprattutto non sappiamo quanto. Jack ringiovanisce sempre allo stesso modo per ogni vittima oppure ringiovanisce di più o di meno a seconda della difficoltà dell'intervento?” e poi tralasciò di dire che se Jack avesse fatto troppi interventi sarebbe ringiovanito troppo e sarebbe diventato anche lui inutilizzabile. Lewis provò a fare un'altra chiamata e anche questa rimase senza risposta.  “Jim, vieni con me” disse “ Andiamo subito da Jack. Non mi sento tranquillo”
I due arrivarono da Jack in pochi minuti. Il Dottor Lewis entrò nell'appartamento chiamando Jack a gran voce. Nessuna risposta.L'appartamento pareva deserto. Era sempre più agitato.Caleb si diresse verso il bagno e subito chiamò Lewis: Jack giaceva svenuto sul pavimento. Lewis sbiancò, agitatissimo gli tastò il polso e trasse un respiro di sollievo: grazie al cielo era vivo. “ Dammi una mano Caleb, dobbiamo portarlo in laboratorio” disse con un filo di voce.
Mentre lo mettevano sulla barella si stupirono che i sorveglianti non fossero intervenuti. Il cosiddetto “appartamento” era pur sempre collocato all'interno dell'edificio che fungeva da prigione sperimentale per detenuti di massima sicurezza al quale attingevano le cavie per gli esperimenti. Le telecamere funzionavano perfettamente, ma non era stata rilevata la caduta del prigioniero: per loro si stava ancora facendo la barba, come un fermo immagine.
L'idea dei cellulari era stata di Cobber, serviva a rendere il trattamento di Jack meno disumano e a dargli una parvenza di collaborazione. Avrebbero potuto prelevarlo quando volevano, ma convocarlo sembrava infondere nel soggetto una sorta di serena rassegnazione.
Stesero il soggetto e lo esaminarono. Segni vitali buoni, pupille buone, nessun trauma cranico,  nessun trauma dove i recettori del time-jump erano stati impiantati. Tirarono un sospiro di sollievo. I costosissimi impianti erano sani e salvi, persino riciclabili in caso di decesso del paziente.  L'uomo, comunque, si stava già riprendendo. Aveva aperto gli occhi e sorrideva.
-Sono pronto! -
-Per cosa, amico? Non abbiamo altri casi al momento. -
-Sono pronto! -
Detto questo Jack colpì violentemente il Dr Lewis e si lanciò oltre la porta del laboratorio. Cobber rimase interdetto non sapendo come reagire, ma si rasserenò al pensiero che non si poteva uscire dal carcere tanto facilmente, inoltre gli impianti erano dotati di un chip rintracciabile in qualsiasi istante.
“Niente sotterranei, faresti la fine del topo! Ficcati nel condotto d'areazione, calmati e poi strappati via quella roba infernale!”
La voce non sussurrava più, era imperiosa e altisonante, soprattutto decisa e determinata. Una voce che sapeva di conoscere da sempre, ma che aveva dimenticato.  Come animale braccato si arrampicò su uno scaffale e entrò dove gli era stato ordinato. Strisciò per diversi metri mentre l'allarme suonava all'impazzata e poi si accucciò in un angolo. Nonostante il dolore cominciò a grattarsi furiosamente la nuca tentando di scorticare la pelle nel punto in cui erano stati innestati i recettori del time-jump. Percepì il dolore e l'odore del sangue sulle mani. Tirò. C'era riuscito!
Fu come se il suo cervello implodesse, migliaia di ricordi si riversarono all'interno, brandelli di vita, immagini di omicidi. Jack trattenne a stento un urlo, mentre il led verde del recettore si spegneva sino a scomparire. Immagni, ancora, sempre più nitide, e poi la donna bionda che uccideva con coltelli, pistole, veleni. Il suono dell'allarme risuonò all'interno del condotto d'areazione rendendo tutto irreale. Sentiva di stare per svenire, forse l'unica cosa sensata in quel momento, il motivo per non impazzire. “Non devi cedere, non ora!” la voce imperiosa tuonò nelle orecchie, facendolo sussultare. Era di un uomo, dal tono profondo che non ammetteva repliche. “Fai come ti dico e ne uscirai”. Davanti agli occhi, come un ologramma, apparve la piantina dell'edificio, i condotti, le uscite di sicurezza. Una sottile linea rossa partiva dal punto in cui si trovava e raggiungeva il piano inferiore, per poi sparire oltre. Allungò la mano e, come per magia, riuscì a ruotare l'immagine, che poi svanì.
“Ti basta pensarla e potrai visualizzarla in qualsiasi momento” sempre lui, nelle sue orecchie. Si mise carponi e procedette in avanti, nella flebile luce delle griglie, ma sufficiente per permettergli di individuare la giusta direzione. Scese un paio di scalette, si infilò in un passaggio appena sufficiente per strisciare, quindi raggiunse una stanza quadrata. Mosse la mano e la mappa riapparve. “La terza sulla tua destra, quella è l'uscita” si voltò nella penombra e scorse una grata massiccia a chiusura.
Provò a smuoverla, ma senza strumenti adatti aprirla sarebbe stato impossibile. Si sedette contro la parete, esausto. Presto lo avrebbero individuato, connettore cervicale o no. Una luce brillò al centro della stanza, poi la figura di un uomo in bombetta prese forma. Era quello che aveva visto quella mattina nello specchio. -Ma chi diavolo?...-
-Jack, mi chiamo Cronyo e sono il controllore del tempo alterato. Sono qui per aiutarti, per rimettere le cose a posto, per renderti nuovamente mortale.-
Parole senza senso, forse frutto dell'esperimento. Eppure lui era lì, in piedi e vestito come un damerino dell'ottocento, l'aria di chi la sa lunga. L'uomo si avvicinò e chinandosi lo fissò negli occhi.
-Ora ti poggerò la mia mano sulla testa e ti trasmetterò tutto ciò di cui hai bisogno per uscire da questa situazione.-

In un primo momento Jack pensò di essere diventato matto. Non esistono controllori del tempo come se il tempo fosse un treno. Non esistono figure semi esistenti che ti indicano la soluzione. Eppure se nel tempo dove si trovava esisteva un modo per riportare in vita una vittima, un tempo dove lui diventata giovane invece di avvizzire, forse, l'esistenza di Cronyo non era così insulsa. La figura attraverso il suo tocco trasferì l'intero piano alla mente confusa di Jack. La grata scura, un salto di sei metri, e poi una corsa folle al vecchio campo d'addestramento della prigione, dove un tempo le cavie venivano preparate all'impensabile. Il campo si trovava esattamente alle spalle della prigione, e numerose sono le falle per quanto riguarda la sicurezza.
Alcuni dei veterani però,ammettono di non aver avuto mai il coraggio di tentare quella soluzione perchè i Capi, si dice, avrebbero sotterrato delle mine per scoraggiare ogni tentativo di fuga. Jack arrivò fin lì senza alcuna fatica, le sirene avevano smesso di suonare dopo quaranta cinque minuti di urla continue.Davanti ai suoi occhi una distesa di terriccio, una penombra terrificante di una notte che si appresta a venire. Ad occhi spalancati quel campo polveroso sembra l'unico modo per fuggire, allo stesso modo l'unico sciocco modo per morire. Cronyo riapparve alle sue spalle:- Non ti lascerò morire amico, puoi fidarti.. chiudi gli occhi e visualizzerai l'intera mappatura, quel puntino nero sei tu, quelli rossi, invece, rappresentano le mine, fa in modo che il punto nero non sfiori mai quello rosso. Non smetteranno di utilizzarti, e tu diventerai a poco a poco un bambino. Cosa se ne faranno di un bambino? Jack chiuse gli occhi, mandò giù per la gola un sorso di paura, e iniziò a zigzagare.

Camminò cieco della realtà, ma consapevole di quanto era stato e di quanto sarebbe avvenuto. La voce di Cronyo,  a tratti amichevole, a tratti imperiosa, guidava ogni gesto, ogni passo.  Ripensò alla donna bionda, al volto del suo soccorritore... Si bloccò. Un conato di magma rovente gli attraversò l'esofago sin quasi a vomitare. NO! Ecco dove aveva visto quei volti, ecco il suono familiare! Un altro tempo, un altro luogo, lo stesso nome e il sangue. Sangue! Ovunque! Sulle mani, sui vestiti. Lei che, sguaiata, rideva della morte delle colleghe, lui, innocente, accusato di delitti non commessi. Quel nome scritto a caratteri cubitali su ogni giornale: il nome della morte! Jack lo Squartatore! Il male!  
Si accasciò come una bambola rotta e rimase a fissare il vuoto. Era un mostro? Oppure un carnefice? Il time-jump aveva risvegliato qualcosa che era rimasto sepolto per secoli. Incarnazioni su incarnazioni sino a arrivare al più beffardo degli eventi: aver riportato alla luce l'anima rancorosa e disperata di un chirurgo di fine '800. Cronyo non parlava più. Jack chiuse gli occhi e ripensò al volto del controllore del tempo; non vi erano dubbi, era lo stesso volto apparso negli identikit di Scotland Yard: il suo stesso volto!  Come era potuto accadere? Era lui stesso che lo aiutava dal futuro? Che voleva salvarsi da un passato di morte? E come?
“Devi fermarla! Finché lei viaggerà attraverso i secoli nessuno di noi sarà al sicuro”.  Un ordine chiaro. Quindi era lei! La bionda assassina che seminava morte e distruzione dall'inzio dei tempi! Eva incantatrice, Eva ammaliatrice, Eva Mietitrice!
Sopraffatto si mise in posizione fetale e pianse. Era solo un pover'uomo, un criminale di mezza tacca che doveva scontare una pena ingiusta e che era stato coinvolto in uno stupido esperimento: tutto il resto era pazzia! Solo pazzia.
Poi pensò alla ritrovata gioventù, al rischio di tornare bambino e capì. Cronyo null'altri era che lui stesso in un continuo divenire giovane e vecchio  nello scorrere dei secoli resuscitando e uccidendo a comando: marionetta dei potenti al servizio della terribile ed eterna Eva.  Su di lui ogni colpa, su di lui ogni giudizio perché il suo nome era marchiato dall'infamia.
Cercò gli innesti dei recettori del time-jump, nonostante ne avesse staccati molti c'era ancora qualche sinapsi utilizzabile.

- Non me la sento, di continuare. Bisogna dargli una direzione. Sarà pure un diavolo, ma è un povero diavolo anche lui -
Il ragazzo distolse lo sguardo dal maxischermo del computer grafico dove stava pilotando l'ambiente virtuale in cui già da un bel po' viveva Jack. I due computer in parallelo ronzavano pacifici mentre elaboravano la computer grafica e gli effetti.
Cobber gli rispose triste: - Non era un diavolo. E' saltato in aria mentre era in Inghilterra, al pub con la sua ragazza. Bombe dell'IRA. All'epoca ero ancora in polizia e non voglio parlare della scena. Quello che rimane di lui è crioconservato. Non ha mai fatto niente di male -
Sean, il ragazzo, rimase pensieroso: - Sai cosa pensavo? Che Cartesio era un genio. A parte le tante scoperte matematiche, lui questa cosa l'aveva pensata cinquecento anni fa, il dubbio iperbolico: il mondo in cui vivo non è reale. Guarda Jack. Non è vivo, è rimasta solo la testa ed un po' di attività cerebrale. Tutto quello che pensa e sente, che tocca è una stimolazione elettrica comandata dai nostri computer. Chi ti dice che anche noi non siamo già belli che andati? -
Cobber sbuffò: - Non ne ho idea; ed allo stato attuale non me ne frega niente. So solo che questo poveretto ha bisogno di pace, su questo hai ragione. Prima che il computer si spenga del tutto -
Sean sorrise: - Sai cosa mi piace di Jack? Che mentre gli altri seguivano il protocollo ed invecchiavano, lui ha avuto il coraggio di usare la testa, anche in quelle condizioni e si è ribellato-
- Esperimento perfettamente riuscito. Fai partire il Programma B, adesso, se lo merita. Sono secoli che non torna a fare un giro con la sua donna. Dagli il bosco, su -
Una bellissima giornata di sole apparve sullo schermo.