Miss mattonella

23.03.2015 09:12

Con la partecipazione di: pp0000584 e Massimo Paolo Poncetta

Il ragazzo alla finestra si stava fumando una sigaretta prima di mettersi a letto. Era già quasi l'una di notte e la fine del giorno per lui era quella. Qualche ora di necessaria e piacevolissima ibernazione mentale e poi sarebbe ripartito verso nuove avventure. La mattina dopo, però.
Ibernazione, sì. Sorrise, guardando il quasi niente della strada male illuminata attraverso le righe della tapparella non del tutto abbassata. Shakespeare l'aveva detto meglio, ma non importava nemmeno ricordarlo. Era ovvio.
"...questo molle sonno che altro non è se non la pallida imitazione della morte..."
MacBeth, mica palle. Spense la sigaretta e fece per allontanarsi dalla finestra, quando la sua attenzione fu catturata da rumori che riecheggiavano tra i muri dei palazzi, uno di fronte all'altro, della via.
Provando a vedere qualcosa tra le righe, poi sollevando leggermente ed il meno rumorosamente possibile la serranda, notò una figura che camminava zoppicando. Si reggeva a stento sui tacchi ed era una ragazza. Una ragazza strana. Sembrava che avesse addosso solo un cartone di quelli pubblicitari. Lontano, qualcuno stava correndo verso di lei.
La ragazza stava male, così sembrava. Il cartellone ondeggiava grande e sbilenco e la foto con scritta che portava addosso diceva qualcosa su una piastrella, o così sembrò al ragazzo alla finestra. La sua vista non gli permetteva di capire di più, a quella distanza.
Chi correva verso di lei, invece la vedeva bene eccome. Un'altra ragazza, giovane e piuttosto alta, agguerrita, feroce. La prese alle spalle e la colpì. Le sfilò il cartellone da dosso mentre era a terra e se ne andò gridando: - Solo io, solo io, posso essere la Miss Mattonella! -
Sembrava una scena surreale da film di serie B, girato sotto ai suoi occhi. La furia della ragazza era tale che la poveretta rimase a terra svenuta, con indosso solo la biancheria intima. L'altra, mora e piuttosto bella, anche vista da quella distanza, raccolse il cartone e si allontanò da dove era venuta, rimirando la foto della piastrella che ora riusciva a distinguere meglio, sotto la luce dei lampioni. Era una pubblicità che da qualche tempo invadeva giornali, tv private e muri della città. "Non scegliere un cotto qualunque, questo non è prosciutto, mattonelle Manovale, il cotto che vale!", una squallida presentazione che però attirava l'attenzione di tutti e in tanti ridevano recitandola. Ragazza e cartellone sparirono alla sua vista, la strada divenne improvvisamente deserta e l'attenzione verso quel corpo a terra si fece più attenta. Nessun movimento, non poteva giurare che respirasse, forse doveva intervenire, ma codardo quale era aspettò ancora un attimo nella speranza che qualcuno transitasse. Buttò il mozzicone della sigaretta, mentre un leggero sudore gli imperlò la fronte. "Ancora un minuto" si disse, ma poi pensò alle conseguenze di una eventuale omissione di soccorso, il rimorso di non aver agito in fretta, la sua morte sulla coscienza. Un'ultima occhiata veloce ai palazzi vicini, dove nessuna luce filtrava dalle serrande chiuse, quindi prese il cellulare e scese velocemente le scale di casa. Si avvicinò, il cuore a mille, sperando che la vita fosse ancora in lei e quindi si abbassò, notando subito il sangue che le fuoriusciva dal naso. Respirava, grazie al cielo, anche se debolmente. Compose il 118 e un operatore rispose quasi subito.
-Presto un'ambulanza in via Saredo, c'è una ragazza a terra sanguinante. Nome?... no, non saprei... forse Miss Mattonella... come? no, non ho bevuto...-
Rosario toccò la ragazza sulla spalla nuda, timidamente, senza però riuscire a controllare il suo sguardo che andava rapido a scannerizzare tutto il corpo di Miss Mattonella: un fisico statuario, bellissimo, coperto solo da reggiseno e mutandine di pizzo bianche che non facevano altro che esaltare il suo fisco perfetto dal seno prorompente.
-Ehi-, balbettò. -Ti... ti senti bene?-
La ragazza girò la testa di lato, emettendo un mugolio.
-Ho chiamato l'ambulanza-, proseguì Rosario rincuorato. -Tra poco saranno qui.-
-Oh dio!- fece lei sbattendo gli occhi e portandosi una mano alla testa. -Che... che cosa?-
-Ti hanno colpita, stai sanguinando dal naso. Ho chiamato un'ambulanza e tra poco...-
-Che cosa hai fatto?-
-Io... penso che tu abbia bisogno di aiuto?-
-Sei... sei pazzo? Così ci scopriranno!-
-Ci scopriranno? Ma che dici?-
La ragazza si tirò su a fatica, voltandosi e appoggiandosi sulle ginocchia. Rosario sussultò nel vedere che Miss Mattonella indossava un perizoma, e dovette deglutire a forza osservando il suo sedere marmoreo. -Cosa fai lì impalato-, protestò lei. -Dammi una mano a tirarmi su!-
-Sì... sì-, si scosse Rosario.
-Ok-, fece la ragazza quando fu in piedi. Era alta più del ragazzo che la guardava instupidito. -Adesso via di qui, prima che ci raggiungano, e di corsa! Se ci trovano quelli del prosciutto, ci fanno a pezzi, ci impacchettano e ci vendono come carne di prima scelta!-
Rosario non si capacitava dell'accaduto, cosa c'entrava ora il prosciutto? Cercò di trattenere la ragazza che si divincolò correndo nel proprio appartamento. Poco dopo lo raggiunse indossando una maglia rosa con impresso un volto di un maiale con la scritta:"Il prosciuttone". Si ripulì il sangue che le colava copioso dal naso e ammiccando, gli fece cenno di seguirla. Mentre si allontanavano furtivamente, le sirene dell'ambulanza impazzavano per le strade deserte.
-Senti, squittì la ragazza presentandosi come Samantah e girando su sé stessa come una trottola, non pensi che un talento come il mio sia sprecato per regalare il volto ad una macelleria di Frascati? Rosario era scombussolato dal testosterone e la sua mente completamente annebbiata dalla situazione surreale.
-Mi daresti una mano bel ragazzone? Saliamo sulla tua macchina che poi ti spiego sentenziò Sammy. La piccola cinquecento sfrecciò nel buio in direzione Castelli Romani.
-Parcheggia qui, tu devi solo farmi da palo, controlla che non ci sia nessuno nei paraggi, al resto penserò io. Lo licenziò con un bacio e con movenza suadente estrasse dai folti capelli corvini uno spillone. Immobile come uno stoccafisso, Rosario notò la donna aggrapparsi ai cornicioni della villetta rossa ed intrufolarsi all'interno del piano superiore.Quello che gli parve di udire fu un urlo misto di terrore e disperazione.Non fece in tempo ad avviare il motore per allontanarsi da quell'assurda situazione in cui si era cacciato, che una figura sinuosa emerse dal buio, era Samantha con la maglia macchiata di sangue ed il cartellone della pubblicità delle mattonelle tra le mani. Rosario spalancò gli occhi questa volta non per guardare le forme di Samantah, ma per il terrore che lo prese non appena vide il cartellone: si trattava senza il minimo dubbio del cartellone che la ragazza bruna e agguerrita aveva portato via a Samantah dopo averla stesa.
- Ma cos'hai fatto? - le gridò con gli occhi fuori dalle orbite.
- Non lo vedi, bel ragazzone? Mi sono ripresa il cartellone. IO sono Miss Mattonella! - tuonò Sammy sporgendosi verso di lui con aria minacciosa.
- Ma sei fuori di testa? Cos'hai fatto all'altra ragazza? - disse Rosario paonazzo in viso.
- Ma quale fuori di testa? Ma quale altra ragazza? Altra ragazza quella sciacquetta insapore? Non scherziamo nemmeno. Io mi sono guadagnata questo cartellone da Miss Mattonella superando una durissima selezione. Eravamo duecentocinquanta - e scandì bene ogni lettera del numero - ma solo io ho superato tutte le prove. Tutte! Ho passato settimane mangiando solo insalata belga e facendo chilometri di corsa e ore in palestra per mantenere un fisico come questo, ho affrontato prove difficilissime, ho imparato tutto sulla catena di produzione delle mattonelle e quella piccola idiota che è arrivata seconda con un distacco notevolissimo si permette di essere invidiosa? Non c'è storia. Lei ha commesso un gravissimo errore, non sapeva con chi aveva a che fare. Pensava di spodestarmi così gratuitamente? Povera illusa! L'unico mio problema è che non ho mai imparato a camminare con i tacchi....-. Rosario la stava ascoltando a bocca aperta ormai convinto di avere davanti una pazza scatenata e chiedendosi chi glielo aveva fatto fare di scendere in strada a darle una mano.-Ma cos'hai fatto all'altra ragazza? - chiese sommessamente.
- Come cosa le ho fatto? Che domanda cretina: l'ho uccisa, ovviamente. -
Rosario ebbe la tentazione di aprire la portiera e fuggire a gambe levate, avere accanto una squilibrata assassina era l'ultimo desiderio di quella folle notte. "Devo smettere di fumare" pensò tra se, "così eviterò di affacciarmi al balcone". Ma ormai era in ballo e guardando Samantha capì che per lui la notte era solo iniziata. Lo spillone intriso di sangue si illuminò alla luce dell'abitacolo, rendendolo reale e pericoloso.
-U... Uccisa? Nel senso che è morta? Non respira più?...-
-Ah bello, secondo te defunta rende meglio l'idea? Un bel colpo all'altezza del cuore, lavoro pulito, da vera killer. Sai, potrei pensare di percorrere questa strada una volta che sarò più vecchia per fare la modella. Ora metti in moto che si va!-
-Dove?- Rosario si sentiva in trappola.
-Ma che domande: ad uccidere la terza classificata! Procedi sino alla zona industriale, che poi ti dico io dove fermarti.-
L'auto attraversò le vie di quella città che sembrava il deserto del Sahara. Nemmeno un gatto randagio, un ubriaco o un mendicante per strada, solo loro due, a bordo della 500. Samantha iniziò a canticchiare un motivo di Madonna, mentre puliva con perizia lo spillone sulla maglia.
-Sai che non sei niente male?- disse ad un tratto. -Io e te potremmo essere una coppia di fuorilegge da paura! Io l'assassina delle Mattonelle e tu il cavaliere a bordo del mezzo che ci porta a vivere mille avventure- e così dicendo fece scivolare la mano sulla coscia di Rosario.
L'auto sbandò, andando ad urtare un cassonetto che si rovesciò a terra spandendo rifiuti ovunque. Samantha iniziò a ridere, in modo convulso, bestiale.
Rosario riprese la guida sempre più incredulo. "Ma cosa succede?" si chiedeva tra sè e sè. "Qui c'è qualcosa che non va. Solo poco fa me ne stavo tranquillo in camera mia a fumarmi la mia ultima sigaretta; da lì a poco me ne sarei andato a dormire. Dove mi trovo?" La città era sempre quella, ne era sicuro, era quella che lui conosceva, ma nello stesso tempo era diversa. Ok, era notte fonda, ma questo non giustificava il fatto che non c'era in giro assolutamente nessuno. E poi, anche qualcos'altro. Il clima. Il clima era diverso. Non c'era aria, ecco cosa c'era. Cioè, sì, l'aria c'era, perché respirava, ma era come se non si muovesse, neanche il minimo spiffero, insomma era come se fosse tutto in pausa, non c'era vento, non c'erano odori, non c'erano suoni. A parte le sirene! Quelle cazzo di sirene che si erano messe a suonare quando lui aveva chiamato l'ambulanza e da allora non avevano mai smesso. Ma perchè... -Ehi!- fece Samantha. -Ti sei rimbambito? Svolta a sinistra, siamo quasi arrivati.- Rosario sussultò riemergendo dai suoi pensieri. La guardò curioso. -Ma tu chi sei?-
-Ancora! Ma guarda chi mi doveva capitare. Tu non sei tanto normale mi sembra. Poco fa ti ho proposto di essere il mio cavaliere, te lo sei già scordato? E tu per poco te ne vai a sbattere. Ma quando ti ricapita una come me? Sarai mica frocio per caso!-
-Eh? No. No no.-
-Bene. Fermati qui ora, siamo arrivati... Oh cazzo!- Samantha guardava nello specchietto retrovisore. Le sirene adesso erano più forti. -Ci hanno raggiunti! Vai vai accelera!-
Da un altoparlante si udì: -Della tua mattonella, ne facciam mortadella. Non ti rompere i denti, scegli Prosciuttone Valenti!-
- Hai sentito cosa ti ho detto, bell'addormentato nel bosco? Muoviti più veloce della luce che se ci prendono ci fanno a fette! Cosa aspetti? -
Rosario non capiva un bel niente, ma partì a razzo lasciando metà del battistrada sull'asfalto. Guidò in modo convulso per le vie della città e per cercare di seminare il furgoncino del prosciutto decise di puntare verso il centro. Aveva in mente alcune vie dove le dimensioni della sua auto gli avrebbero permesso di infilarsi, ma dove il furgoncino del prosciutto sicuramente non sarebbe riuscito a passare. Guardava preoccupatissimo lo specchietto retrovisore per controllare il prosciutto mentre calcava sempre di più l'acceleratore e finalmente arrivò a destinazione. Si lanciò come una saetta in una delle vie più strette che conosceva e con gioia vide il furgone fermarsi sconfitto. - Evvaiiiii!!! - gridò miss Mattonella con la maglietta da prosciutto mentre sentivano la voce dagli altoparlanti diventare sempre più flebile. Rosario svoltò in una via laterale, ma sempre strettissima e si fermò esausto e con il cuore che gli balzava fuori dallo sterno.
- Evvai un tubo! Ma mi vuoi spiegare perché quelli ci dovrebbero fare a fette? E tu perché hai la loro maglietta? - Samantah abbasso' un po' lo sguardo, ma solo per qualche decimo di secondo. - Quelli vogliono avere il monopolio, vogliono essere gli unici a girare con i cartelloni pubblicitari. Io ho eliminato una delle loro modelle, ecco perché ho la maglia, e loro adesso vogliono eliminare me. - Eliminato?? Hai fatto secca un'altra? - sbottò Rosario - Adesso basta giocare, scendi subito dalla mia auto! - Samantah lo guardò minacciosa e poi, mostrandogli lo spillone, gli disse: - Forse non ci siamo capiti. Io non scendo da nessuna auto - .
Sono una brava ragazza sai? Solo un po' ambiziosa e il fine giustifica i mezzi, pertanto se non vuoi trovarti questo spillone conficcato nella giugulare e morire dissanguato, ti consiglio di seguire le mie istruzioni.
Rosario tremava, la testa gli stava per scoppiare, due morti, una psicopatica pronta ad uccidere chiunque volesse prendere il suo posto lavorativo e un prosciuttaio pazzo che li inseguiva con un furgoncino con una statua di maiale sul tettuccio. Giurò a se stesso che se fosse uscito vivo da quella situazione non avrebbe mai più mangiato un insaccato in vita sua.
-Percorri la statale, dobbiamo imboccare via Aurelia e proseguire lungo il viale alberato. La Giarretti vive lì, quella pescivendola crede di passare da volto della pescheria Veschetti, compra un pesce che non ti aspetti, a Miss Mattonella. Al provino eravamo in molte, ma solo io sono stata scelta, finalmente un lavoro fisso e ben pagato, interviste televisive, programmi e perché no cinema. Sono disposta ad uccidere per questo.
La cinquecento arrivò a destinazione. Rosario oramai destinato a fungere da palo mentre la formosa Samantah dava sfogo a trucidi pensieri, accese la radio cercando di distrarre la mente, senza smettere di controllare se qualche altro strano personaggio sbucasse da dietro un cespuglio. Le luci dell'attico all'ultimo piano si rispecchiavano nella piscina che si intravedeva nel parco del residence, doveva esserci una festa. Sammy con in pugno l'arma si avviò per le scale pronta ad uccidere chiunque le si parasse davanti al suo florido seno .
Rosario stava proprio pensando di risalire sulla cinquecento e abbandonare la pazza al suo destino.
E' vero che mai gli sarebbe capitato di incontrare una bellezza di quel genere, ma la sua vita fino a quel momento non contemplava morti ammazzati e inseguimenti mozzaffiato, non fuori dai video games almeno.
Aveva indugiato troppo. Del resto era fatto così, pensava troppo e agiva poco, il contrario di Samantha evidentemente che riemerse dal residence di corsa, sorridente e sempre più insaguinata.
- Presto, andiamocene. Con il casino della festa, nessuno si è accorto di niente, ma se qualcuno entra nel bagno a pisciare... stavolta ho fatto un po' un macello, ma questa era sveglia e non era d'accordo...-
La cinquecento avanzava a forte velocità sbandando quà e là per il tremore che si era impadronito di Rosario.
Niente furgoncini in giro. - Sei matto?, rallenta un po', vuoi mica che ci fermi la stradale, magari hai anche bevuto, se ti fanno il palloncino, non ce la caviamo più -
- E adesso dove dobbiamo andare? - riuscì a chiederle nonostante la bocca secca e il cuore in gola.
-Beh non saprei, le due più pericolose le ho eliminate, devo riflettere un momento su come liberarmi dei prosciuttai, e comincio ad essere un po' stanca, non sono abituata a correre in giro su questi tacchi..- rispose Samantha sbadigliando. Che ne dici se torniamo a casa tua, davanti alla mia ci saranno appostati quelli là...- Rosario sconsolato la vide accoccolarsi nel sedile e chiudere gli occhi, lentamente, stando attento a non superare i limiti di velocità si diresse verso via Saredo.
Trovarono il giusto compromesso nel fermarsi sotto un ponte della sopraelevata. Rosario spense il motore, aprì di nuovo i finestrini e si voltò verso la ragazza, che era già partita per il mondo dei sogni.
Con tutto questo casino, pensò, lei riesce a dormire. Mi chiedo come faccia.
Era talmente cotto che non riuscì a collegare un paio di pensieri salvifici, come l'abbandonarla lì, o abbandonare l'auto per non farsi inseguire dal camioncino malefico. La seconda non l'avrebbe mai fatta. Abbandonare il Cinquino, mai, neanche se ne fosse andato della sua vita.
Come in effetti stava capitando in quel momento.
*
Nella sede della televisione locale, i produttori erano andati a parlare con gli sponsor, con la prosciutteria, la mattonelleria, gli autori del programma e tutti gli addetti ai lavori. Si erano riuniti in gran fretta, l'idea del prosciuttificio folle che insegue la protagonista non era nel copione, che cavolo. L'idea della protagonista che non ha ancora capito che il gioco è finito e continua ad uccidere, beh, quella... ancora meno.
Serviva un intervento d'urgenza, decretò il titolare ed autore del programma. Rintracciare al più presto le superstiti, avvertirle del pericolo, parlare di un eventuale lavoro anche per loro, fa niente che fosse una balla inventata al momento. Tutto, pur di fermare la carneficina.
*
Sotto il ponte, Rosario guardava fuori dal finestrino con l'aria sconvolta di chi ha visto un fantasma. Anche se sperava di averlo seminato, attendeva terrorizzato il camioncino.
Guardava nel vuoto, in effetti. Il buio sotto ad un ponte deserto della periferia.
"Chi vuoi che ci sia, qui?" si chiese "Solo io e la pazza."
...e quelle ombre là in fondo, quelle che si stanno avvicinando...
Cosa? Quali ombre?
Rosario decise di scendere dall'auto.
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- Perfetto - commentò il regista - avanti con le ombre. Le ragazze truccate da vittime, la tre mi sembra un po' troppo sana ed in forma, ma tanto con quella luce può sembrare zombie anche lei. Dai che sono le ultime riprese -
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Fu proprio in quel momento, nelle luci distorte ed imprecise, che Rosario si convinse di vedere i fantasmi. La sua lucidità, però, non lo abbandonò, gli fece ricordare che non aveva armi e non ne aveva mai portate, ma nella tasca interna dello sportello aveva un bellissimo lanciarazzi; e cominciò ad usarlo. Il prosciuttaio si ritrovò con la testa in fiamme in men che non si dica. Le ragazze scapparono, quasi tutte. La pazza Samantha si avventò su di lui per fermarlo.
- E' una ripresa, pazzo - commentò; ma lui, sordo a chiunque e determinato la centrò in pieno. Lo stomaco le andò a fuoco e Samantha crollò a terra nel sangue.
*
- E stop! - disse il regista entusiasta - sai quanti milioni ci facciamo con una storia così? Dite a Sam di rialzarsi e rivestirsi, che comincia a fare un po' freschino, a quest'ora -