In vacanza?

18.03.2015 07:54

Guardo gli scatti di attimi rubati dall'obiettivo della tua macchina fotografica e mi siedo al tuo fianco. Mi si presenta un orizzonte azzurro cielo punteggiato da colori freschi del verde della natura silenziosa che costeggia il mare. Sento la tua serenità , le risate della piccola e la voglia dell' ometto di casa di dimostrare al suo papà quanto è bravo a catturare l'attimo che fugge. E' tutto molto chiaro e sereno mentre nella mia vita è un tumulto di colpi di scena intercalati da due occhi vivaci ed un sorriso mozzafiato che non ci permette di lasciarci andare a discorsi dei grandi. Eppure un tempo non molto lontano era naturale dirsi parole e ritrovarsi in quel Caffè&friends lungo il molo di Camogli. Sarà stato la magia di questo luogo, il mare raccolto in quell'insenatura dove ormeggiano le imbarcazioni dei pescatori del luogo, o la brezza marina che soffia leggera. Ci siamo incontrati per caso, tu eri in piedi al bancone che aspettavi il tuo caffè ed io con una cartina in mano che chiedevo informazioni su un bed&breakfast che mi avevano consigliato ma che non riuscivo a trovare tra le viuzze che si intrecciano parallele alla piazzetta di fronte al bar. Mentre cercavo di capire bene le indicazioni stradali sei intervenuto: «In vacanza? o alla ricerca di uno scatto d'autore?». «Dice a me? No, niente scatti d'autore, solo in vacanza alla ricerca di un po' di tranquillità». «Bene, le do il benvenuto, spero trovi la sua tranquillità e mi creda, qui di tranquillità ne avrà quanta ne vuole»

"Se vuole, posso accompagnarla!" dicesti con un sorriso "Ma no, non si disturbi, grazie!" dissi confusa e imbarazzata, soprattutto pensando che stavo facendo la figura dell'imbranata. Inoltre non volevo che ti mettessi qualcosa di strano in testa, ero venuta lì in vacanza per dimenticare una persona che mi aveva fatto molto soffrire, e certamente non volevo imbarcarmi, almeno non così presto, in una nuova relazione. Mi resi conto di essere rimasta, per qualche secondo di troppo, in silenzio e tu ne approfittasti subito "Nessun disturbo. Si figuri. Anzi, se mi permette, le porto anche la valigia. Nonostante quello che si dice in giro di noi liguri, siamo gente molto ospitale." dicesti, regalandomi un altro sorriso e prendendo il mio bagaglio, prima che potessi protestare. Mi accompagnasti fino a destinazione, l'Hotel "La gabbianella" complimentandoti per la scelta. "E' un ottimo hotel, spero abbia preso una camera con vista sul mare, vedrà che spettacolo!" Sorrisi, ma non risposi, pensando che quella frase nascondesse un patetico tentativo di conoscere il numero della mia stanza. "Spero di non essere stato troppo invadente, signorina. Posso sapere il suo nome? Io sono Luca Rinaldi" dicesti porgendomi la mano "Eleonora Ceccarelli" risposi, in modo molto formale.Mi resi subito conto che, per educazione, avrei dovuto ringraziare quell'uomo così premuroso "Grazie di tutto" dissi "E' stato davvero gentile!" aggiunsi con un sorriso. "Dovere!" rispondesti "Spero di rivederla presto Eleonora e le auguro di passare una bellissima vacanza!" dicesti mentre mi regalavi un ultimo sorriso. Mi accorsi di essere rimasta incantata a guardarti mentre ti allontanavi. Mi ripresi quasi subito ed entrai nell'hotel. Mi accolsero meravigliosamente e, in men che non si dica, ero sul terrazzo della mia bellissima camera a guardare il meraviglioso paesaggio che si offriva ai miei occhi.

Che bello, il mondo, il mare, l'orizzonte, visti da lì. Mi sentivo stranamente in pace, cosa rara visto il momento difficile e la mia indole, ma... stavo bene. Faticavo a spiegare quella sensazione di pace e bellezza e fatico ancora oggi.
Stanca ma serena, mi fermai un attimo, mi rilassai, disfai una parte delle valigie e mi buttai sotto la doccia. Ne uscii rilassata, un po' cotta, forse, ma in quel momento mi sembrava di poter riprendere in mano quella parte della mia vita che aveva sbandato pericolosamente. Mi appoggiai sul letto e... sì, persi un po' conoscenza. Mi risvegliai che il sole era ancora alto nel cielo e l'appetito si faceva sentire. Guardai la sveglia e... oh, giusto, era prorio l'orario adatto. Sapevo che l'albergo offriva pranzi curati e comodi, ma decisi di andare un po' in giro, cercare un posto magari piccolo e sconosciuto in cui perdermi un po'. Era il possibile inizio di una nuova vita, no? Mi ripromisi di tornare a gustare cenette come si deve all'albergo e mi avventurai in paese.
Poco sotto l'albergo c'era la spiaggia. Attraversai la strada e mi guardai attorno. Sole, consigliami tu, pensai, poi risi della mia idea sciocca, proprio nel momento in cui tornai ad incontrare il suo sguardo.
"Mademoiselle Eleonora..." sorrise lui, subito "Piacere di ritrovarla"
"Signor fotografo..." risposi scioccamente, con una punta di ironia.
"Qualcosa mi dice che lei, bella fanciulla, si è persa". Lo guardai e al volo mi partì la risposta: "Le dirò... la fanciulla ha un po' fame, in realtà". Luca rise: "Se non le dispiace ho un comodo ristorantino da consigliarle e... beh... se non è un problema, le farei volentieri compagnia"
Non esiste l'uomo perfetto, non esiste la donna perfetta. Toglietevelo dalla testa. Lo dico tanto per chiarire. Ci sono persone più o meno belle, più o meno raffinate, intelligenti od ironiche; ma per il resto, siamo tutti figli della stessa terra. Quel cantautore siciliano, in quell'intervista di qualche anno fa, diceva che esiste il grado di evoluzione e quello è fascino.
Nonostante questo, non riuscivo a non ammirare Luca per il modo in cui aveva scelto il 'comodo ristorantino', ma soprattutto il modo in cui guardavamo la strada con i passanti che si muovevano con indolenza pacifica e la spiaggia, là in fondo, in lontananza. Non riuscivo a non sorridere del suo modo buffo di parlarmi di lenti Zeiss, focus e tempi di esposizione, obiettivi da grandangolo o da panoramica, gelatine colorate per gli effetti.
"...perché, è vero, il digitale è rapido e comodo, ma... la pellicola 35 è diversa: la senti e la vedi, ha vita..."
Detta da chiunque altro sarebbe stata una lezione noiosissima, ma da parte sua non era così. Sentivo l'entusiasmo e la passione che ci metteva e capivo che non stava facendo un trattato per far colpo, ma per condividere quella meraviglia, quella che per lui era una meraviglia che risollevava la vita a tutti. Certo, a me piaceva scattare fotografie, ero abbastanza brava, a detta di molti, ma ero un po'... profana. Eppure Luca sapeva raccontare, parlava di quando aveva fatto la tal fotografia ed in che condizioni, chi erano i suoi compagni di viaggio, quali le sue avventure. Prima che finissimo di pranzare mi aveva scattato innumerevoli 'bei ricordi', come lui li chiamava; e mostrati tanti altri. Erano immagini splendide ed in quel momento avrei voluto che quel momento, il pomeriggio, quello stesso periodo, non finissero.
Sulla spiaggia ogni cosa è in movimento. Il vento che corre veloce, le onde che vanno e vengono, l'alta marea che annega la spiaggia, e poi quella bassa che mostra ogni ferita. Allo stesso modo noi due eravamo seduti sulla sabbia ormai fredda. Ogni dita sfiorava la granella morbida della sabbia. Non avevo mai toccato della sabbia fredda. E' una sensazione che ringiovanisce i sensi. Mentre ti ascoltavo ci giocherellavo senza accorgermi che di lì a poco mi sarei ritrovata completamente sporca. Ero come ipnotizzata dalla tua voce, a ritmi regolari, dalla tua lingua veloce che metteva a segno ogni frase. Ogni pausa era giusta, ogni risata. Io ero sciocca, lo sono ancora oggi, senza parlare della mia incostanza, del mio modo rapidissimo di formulare le frasi. Sono un casino vivente, e vivo di casini. Potrei riassumerla così la mia esistenza, ma tu in quel casino avevi già districato ogni nodo, messo apposto ogni indumento che avesse addosso il profumo di qualcuno che non c'era più. Avevi dato un colpo di spugna ad ogni dolore. Ti eri messo a giocare con le parole e le tue foto autentiche, e avevi fatto di me il ritratto perfetto della pace. "Ti andrebbe di posare per me questa notte?" mi chiedesti sottovoce. "Posare per te? Non sono mica una modella, e poi posare, ma dove? Facciamo domani.."- "Domani potrebbe essere già tardi. Lì nell'acqua, ho una coperta e potrai coprirti dopo aver fatto le foto, ma va adesso, permettimi di fare delle foto uniche..". Non ti risposi più, mi incamminai con il mio vestito leggero bianco nelle acque gelide del mare. Ad ogni passo mi sembrava di mettere un punto a tutte le cose della mia vita.L'acqua mi avvolse le caviglie, poi il busto, e infine i lunghi capelli. Stavo permettendo alla marea di fare di me una persona nuova. Non c'erano paure nè timori, ero io e il mare, e alle mie spalle tu stavi imprimendo un Sogno a mani nude.
Non pensai nemmeno a quanto mi piaceva farmi ritrarre da te, semplicemente iniziai a muovermi come se fossi sempre stata abituata ad essere ripresa. Assumevo le pose più strane, da sensuali a divertenti e non mi curavo dell'acqua gelida che sembrava quasi essere il mio elemento naturale mentre tu davanti a me mi scattavi una fotografia dietro l'altra e sorridevi alle mie espressioni e ai miei movimenti. Ma l'acqua non era il mio elemento naturale, benchè amassi moltissimo il mare. Non mi ero mai sentita a mio agio in acqua. Fino ad ora. Con te lì a riprendermi e a chiedermi di mettermi in questo o in quell'altro modo, tutto sembrava terribilmente naturale e normale. Mi fermai per un attimo di troppo a guardarti ed un sorriso si dipinse sul mio viso. Tu mi guardasti allo stesso modo: accidenti quanto mi piacevi. Mi piaceva tutto di te: avevo passato una splendida serata, non mi ero annoiata nemmeno un momento, mi ero goduta la cena in tua compagnia come da molto non mi capitava e mi sentivo profondamente bene. Chiaramente tu indovinasti i miei pensieri perchè appoggiasti la tua inseparabile macchina fotografica sul tuo giubbotto buttato sulla sabbia e mi venisti incontro, nell'acqua pure tu. Ricordo quel sorriso che non dimenticherò mai e che ancora adesso mi accompagna, quell'abbraccio nel quale mi abbandonai senza pensare, quel bacio che mi fece restare senza fiato, incapace di muovere un muscolo e quasi svenire tra le tue braccia. Cos'era? Ero venuta qui per una vacanza ed ora mi stavo infilando in una storia di quelle che si vedono nei telefilm e che non possono esistere nella realtà? Per un attimo permisi al mio cervello di intrufolarsi in quegli attimi magici con le sue congetture logiche e quasi gli diedi retta quando mi consigliò di staccarmi da te. Ma fu solo un attimo. Lo zittii immediatamente e mi rituffai nella magia in cui avevo avuto la fortuna di immergermi, nella magia in cui ancora adesso sono immersa, mentre sono qui seduta al tuo fianco e ti vedo scattare una valanga di fotografie al nostro piccolo modello riccioluto che ride divertito mentre il suo papà lo immortala per aggiungere anche questi agli altri “bei ricordi” che da quella sera nell'acqua gelata non hanno ancora finito di susseguirsi.