Il sottile rifugio dell'anima

08.02.2015 11:32
Chi considerava Luana solo bella allora non aveva capito niente. Lei era qualcosa di più, una persona speciale che agiva in modo spontaneo, alla ricerca di tutto ciò che poteva rendere felice il prossimo. Luana aveva una laurea in tasca in lettere, un lavoro di responsabilità presso un ufficio pubblico, ma tutto questo non le bastava. Lei era nata per spendersi per il prossimo, agendo in prima linea alla ricerca di soluzioni, prendendosi carico dei problemi che la gente normale rifugge. Avrebbe potuto far parte di qualsiasi organizzazione umanitaria, brillare in essa, ma non le interessava. Agire in prima persona, risolvendo piccoli problemi, questa era la sua filosofia. Le grandi sfide potevano aspettare, ce ne sarebbe stato il tempo, per ora le bastava poter agire tra chi, come lei, occupava il suo spazio di mondo. Tutti i pomeriggi raggiungeva in parrocchia don Angelo, un prete vecchio stile, nonostante non avesse nemmeno quarant'anni, e con lui studiava la giornata. C'erano mille storie dietro a quella chiesetta di periferia, piccole tragedie e grandi speranze di cui don Angelo si faceva carico. Quando aveva conosciuto Luana il suo cuore si era riempito di gioia. Una persona così solare e pura sarebbe stata l'ideale, la compagna di viaggio indicata nel difficile percorso della sua opera.
-Mamma, esco!- Luana posò lo spazzolino, si guardò allo specchio e afferrando la borsa raggiunse la porta di casa.
-Quando riuscirai a dedicare un pezzetto del tuo tempo anche a me?- chiese la madre, con un sorriso sulle labbra. Ma lo disse con dolcezza, riuscendo a strappare un bacio alla figlia.
-Ma tu hai tutto il mio tempo, quando vuoi...- le rispose. -Ma ora devo andare, don Angelo mi aspetta insieme ad un ragazzo. A più tardi!-
Quando arrivò alla parrocchia, era l'ora della catechesi, e si diresse verso la piccola sala al piano superiore dove avrebbe trovato don Angelo con i suoi bambini. Era arrivata in anticipo e quando vide il ragazzo accanto al sacerdote, si sentì improvvisamente imbarazzata. Strano pensò, non le era mai successo, forse perché non si aspettava di trovarlo già lì, disse a sé stessa abbozzando questa assurda giustificazione. Rimase dietro la porta, senza entrare. I bambini cantavano una canzone, mentre il giovane uomo li accompagnava suonando la chitarra. Indossava un paio di jeans scambiati e stracciati un pò ovunque, e una semplice camicia bianca. Una ciocca di capelli, dalle sfumature del caffè, gli ricadeva sul viso, nascondendolo in parte. Improvvisamente una voce la chiamò a gran voce, era don Angelo che si era accorto della sua presenza. "Luana, vieni qui cara! Che ci fai lì tutta sola? Vieni a cantare con noi." Il ragazzo interruppe la melodia, spostando lo sguardo dalla chitarra a lei. Per qualche ragione ignota, non ebbe il coraggio di guardarlo ed immediatamente abbassò il viso, sperando non si notasse il rossore che stava divampando sulle sue goti. Si sentiva così stupida ad averli spiati. In suo aiuto vennero i bambini, che non appena sentirono il suo nome si precipitarono verso di lei, inondandola di abbracci e baci."Bambini, venite." era di nuovo la voce di don Angelo "Luana vieni, voglio presentarti Mattia."Una mano si protese verso di lei. "Piacere, sono Mattia." "Piacere Luana" rispose timidamente lei, muovendo gli occhi in giro per la stanza senza riuscire a guardarlo. Don Angelo mi ha parlato così tanto di te che è come se ti conoscessi da sempre." "Ah davvero?" rispose sempre più imbarazzata.Poi finalmente riuscì ad alzare lo sguardo. Due occhi blu come il mare la guardavano da dietro la ciocca ribelle,mentre il sorriso le riaccendeva il viso.
Luana si vergognava talmente tanto del suo imbarazzo che si dedicò ai bambini e alle canzoni della Pasqua imminente. La catechesi quel giorno era il detto di Sant'Agostino e il cantare era considerato pregare due volte.
Don Angelo finalmente riuscì a scambiare due parole con la ragazza soltanto quando Mattia venne spedito dal sagrestano. "Luana, ti avevo parlato di Mattia giusto? Non è proprio un disadattato, mi ha appena chiesto di voler diventare un sacerdote!"
A Luana venne un groppo alla gola e non riuscì che a rispondere un timido "Certo, sono d'accordo!" Poi, dopo che furono passati dieci buoni minuti, ritornò da Don Angelo e gli chiese "Ma allora scusi, perchè doveva presentarlo a me? Io cosa c'entro con la sua neonata vocazione?"
Don Angelo sorrise. "Vedi cara, io non sono poi molto convinto della vocazione del ragazzo, ha un passato davvero atroce, ma anche Saulo di Damasco lo aveva... " "Sì sì, ok, conosco tutto a livello evangelico, può andare diretto al punto?" Don Angelo rimase un po' imbarazzato, poi alla fine rivelò la sua magagna "Beh, direi che ho intenzione di affidarlo a te perchè sei una bella donna, se la chiamata di Dio sarà reale, non ti sfiorerà nemmeno con un..." "Ma Don Angelo????" disse imbarazzatissima Luana," Mi vuol far fare la parte del Demonio?"
Il prete ridacchiò sotto i baffi e candidamente rispose "No, per niente, è che sono convinto che si stia buttando qui solo perchè è disperato e vuole aiuto! Il tempo ci darà un ottimo aiutante con i bambini, un ottimo chitarrista per le funzioni e poi magari, qualcuna della parrocchia lo sposerà!" disse ancora ridendo e curvandosi nelle spalle. Luana non disse nulla, ma lo pensò... e non era per niente conforme al canone del Signore.
Passarono quattro settimane, in ognuna di esse Luana sperava di trovare il coraggio di avvicinarsi a Mattia, spinta dallo sguardo complice di Don Angelo. Ogni volta che Luana provava ad avvicinarsi, Mattia aveva sempre qualcosa da fare. Una corda di chitarra spezzata da sostituire, una luce fulminata in chiesa, una sala da pulire per la prossima catechesi. Ogni momento era quello sbagliato. Pensò di arrendersi, di lasciare fluire il destino, e andare avanti comunque per la sua strada. Ma proprio quando sembrò mollare la presa Mattia fece un milione di passi verso di lei. Dalla porta al tavolo, dal tavolo allo sgabello. Si schiarì la voce, e nel silenzio intimo di quella sala inondata dal Sole si sedette accanto a Luana. - Non ti piace molto cantare vero?- gli chiese tenendo lo sguardo basso. -Al contrario, mi piace molto- rispose la ragazza - Non ti ho mai vista cantare un granchè, forse la mia musica non ti piace- -La tua musica mi piace molto invece, è che..- -Cosa?- chiese lui cercando il suo sguardo -E' che mi metti in imbarazzo, non mi era mai successo prima, e mi sento un po' stupida- rispose Luana dondolando i piedi nel vuoto. - Ti imbarazzo io? Non potrei mai fare qualcosa per offenderti- - Questo lo so, so che vuoi diventare prete. A differenza di molti non credo tu stia sbagliando, non credo che l'età faccia da padrone in queste cose, quando c'è la chiamata va ascoltata con gioia- rispose Luana sottovoce - Non c'è stata una chiamata vera e propria, diciamo che sono più scappato..- Mattia parlò per ore della sua vita, caotica, irrefrenabile, per alcuni aspetti piuttosto peccaminosa. Non era affatto un angelo come sembrava dentro quelle mura, o meglio, non lo era stato per molto. Aveva dato tutto se stesso a qualcuno che svendeva amore come ad un banco dei pegni. L'amore di Mattia era stato venduto per pochi spiccioli ad un passante qualsiasi. Questo aveva fatto molto male.
La vocazione al sacerdozio è arrivata il giorno che non è più riuscito a guardarsi allo specchio. 
Prima di quel momento le centinaia di occhi che lo avevano guardato, desiderato e dato un prezzo al suo corpo non lo avevano mai fatto sentire così sudicio. Era sempre riuscito a trovare nell'alibi della povertà più cruda e sfinente l'attenuante della salvezza dell'anima. Fino a quel giorno.
La sua vita adesso l'aveva messa completamente al servizio degli altri e votarsi alla chiesa e a Dio rappresentava, oramai, la sola espiazione possibile a tanti anni di sregolatezza e degenerazione. Ma adesso aveva conosciuto quella ragazza... quella dolcissima ragazza... quegli occhi verdi gli avevano attraversato il corpo, dal primo attimo in cui li aveva incrociati, come soffio vitale e stavano mettendo in discussione la sola decisione che riteneva potesse ripulirgli l'anima...
E adesso? Cosa avrebbe fatto adesso?
- E tu credi veramente che sacrificandoti in questo modo, potrai redimere te stesso? 
Chiese Luana. La storia di Mattia l'aveva affascinata, lui aveva appena messo a nudo la sua anima dinanzi a lei, che tra tutte le altre cose restava sempre una sconosciuta. Luana gliene fu grata e all'improvviso tutto l'imbarazzo dell'inizio scemò, andò via e lei non ebbe paura di esporre le sue domande, le sue curiosità, come se poi le risposte di Mattia potessero in parte rispondere anche a quelle che riguardavano la sua vita. Lei sino ad allora aveva vissuto un'esistenza a dir poco perfetta dal punto di vista cattolico, una vita trascorsa a fare del bene incondizionato un po' perchè le veniva sponataneo e un po' perchè l'educazione ricevuta le aveva insegnato sin da quando era piccolissima, che chi commette peccato finisce all'inferno e lei aveva avuto paura. Aveva dunque vissuto veramente? La sua vita messa ora a confronto con quella di Mattia, appariva stonata, finta.
- Non lo so Luana, devo esserti sincero... adesso sono molto confuso... io... forse è meglio che vada per oggi!
Mattia la salutò con la mano e andò via. Luana sospirò e proprio in quel momento apparve Don Angelo. Per un attimo la ragazza temette che il prete potesse aver sentito tutto, ma il sorriso sincero dell'uomo le suggerì che lui in realtà, era già a conoscenza della verità.
- Padre, lei sapeva tutto. Vero?
- Luana devi sapere che io ho visto crescere Mattia proprio come te... il Signore alle volte ci mette alla prova e noi uomini invece di superare i problemi, cerchiamo la via più facile, un rifugio sicuro dove nasconderci...
La ragazza rimase silenziosa per tutto il resto del pomeriggio. Il pensiero di Mattia, le sue parole, quello che la vita gli aveva dato e tolto le fecero capire che l'uomo che si trovava in fondo al suo cuore era degno di tutto l'amore possibile. Stava a lui solo capire dove rivolgerlo, se verso di lei, oppure a Gesù. Erano anni che non provava un sentimento simile, qualcosa di difficilmente spiegabile, un senso di mancanza che ora, in procinto di tornare a casa, la invadeva pienamente.
Oltrepassò il portone e si confuse tra la gente, vagando con lo sguardo in cerca di lui. Ma non lo vide, anche se sperava che lui fosse lì, magari con in mano un fiore, o anche solo un sorriso, il viso scanzonato e quella ciocca che era il suo marchio inconfondibile.
Si stava innamorando? La domanda le fece gelare le mani. Cos'era l'amore per lei? In vita sua aveva provato diversi modi di amore, quello filiare, amichevole, verso gli animali, per poi spenderlo tutto nei confronti del prossimo. Ma questa volta si trattava di qualcosa di nuovo che la spaventava, un sentimento che faceva battere il cuore al solo pensiero di un nome: Mattia. 
Don Angelo entrò in sacrestia e chiuse la porta dietro di se; aveva ancora una mezz'ora prima della liturgia serale, tempo che avrebbe speso nel leggere un diario. La copertina di cartone, rovinata dal tempo, riportava scritto un solo nome, quello di quel ragazzo strano, cresciuto con la consapevolezza di poter avere tutto facilmente, ma che con il tempo aveva capito che stava rischiando di buttare via la vita, Mattia. Aveva voluto che lo tenesse e leggesse, poi insieme avrebbero discusso della sua vocazione. Il prete sorrise al pensiero, ricordando gli occhi dei due ragazzi seduti al tavolo, persi uno nello sguardo dell'altro.
Quello che lesse gli gelò il sangue: una cosa era sapere dai giornali il grado di depravazione della nostra società; un'altra era ricevere testimonianza diretta dei modi di degradazione di un essere umano a mano dei suoi simili. Un moto di disgusto lo invase: non per Mattia, vittima sempre più consapevole, ma che comunque aveva pagato di persona l'esito delle sue scelte; era bensì disgustato da tutte quelle persone perbene che occultavano quei desideri infami e poi, magari, si ergevano pure a giudici morali. "Chissà quante ne avrò comunicato stamattina." pensò, e gli salì alla bocca un gusto di fiele che non riuscì a ricacciare in gola. Corse al bagno e vomitò.
Avergli consegnato quel diario era un atto di fiducia che Mattia non aveva per nessuno al di fuori di lui, un povero prete di provincia senza alcun potere che quello della testimonianza di un'altra vita possibile che non fosse quella della soppressione dell'anima.
Prese il diario e decise in fretta: strappò le pagine, le cosparse di alcool e gli diede fuoco nel focolare spento da chissà quanto. Una vita era finita, un'altra stava cominciando in quei giorni. Che scegliesse il sacerdozio o la vita familiare con Luana, era tempo di lasciarsi il passato alle spalle, per quanto doloroso fosse. Ecco cosa gli avrebbe insegnato, ecco come salvare l'Agnello di Dio. Solo in quell'istante ebbe reale consapevolezza delle parole dei vangeli: siamo tutti noi gli agnelli da riportare al riparo, non importa degli sbagli compiuti, le scelte sofferte, le vite sciupate, c'è un aiuto per ognuno di noi.
Mattia era corso al lago, quel posto era il suo rifugio. Ogni volta che gli accadeva qualcosa, ogni qualvolta avesse bisogno di stare solo per pensare o per dimenticarsi del mondo, della sua vita, lui si recava lì. La conversazione che aveva avuto con Luana gli aveva lasciato un senso di smarrimento, e ora non sapeva più cosa fare. Ma la realtà era un'altra, a chi voleva prendere in giro? Non era sta la conversazione a mandarlo in confusione, bensì la stessa Luana. Aveva messo in dubbio la sua decisione sin dal primo giorno che l'aveva vista entrare nella sala dove i bimbi facevano la catechesi, così impacciata e timida al punto da non riuscire a guardarlo. Era la creatura più graziosa e fragile su cui avessero mai poggiato i suoi occhi. Non aveva mai provato nulla di simile per alcuna donna, nessuna era riuscita ad entrargli nel cuore come lei. E più passavano i giorni, più lui se ne innamorava. Si innamorava dei suoi dolci occhi verdi, del suo sorriso gentile, del profumo dei suoi capelli quando il vento soffiava e lui poteva inebriarsi di esso, della voce delicata. Per questo motivo aveva cercato di starle lontano ogni qual volta che si trovassero soli o che lei lo cercasse. Era così pura, così innocente! Mentre la sua anima era sporca! Non sapeva nemmeno perché le avesse raccontato quelle cose, ora non avrebbe più avuto il coraggio di guardarla in viso, nonostante la sua Luana non fosse il tipo da giudicare le persone.
Cosa doveva fare adesso? Non poteva certo diventare sacerdote, non era giusto... era innamorato di lei e non poteva prendere i voti con questa consapevolezza; d'altro canto però non se la sentiva di sporcare Luana con le sue mani peccaminose, ma non poteva nemmeno starle lontano. Con lei si sentiva felice, un uomo nuovo, come se la sua vita precedente non fosse mai esistita. Lei era la sua oasi di felicità, il rifugio per la sua anima.
Tornò alla canonica emozionantissimo. I bambini stavano già arrivando alla spicciolata. Ridevano e scherzavano tra loro, immersi nella felicità che ancora li proteggeva dalle brutture della vita. Mattia imbracciò la chitarra e aspettò che si sedessero a cerchio per le prove. Non si rese conto che sovrappensiero aveva aperto il libro delle canzoni da cantare sulla spiaggia. Se lo portava dietro senza troppa voglia, ma a casa, qualche volta scorreva quei pentagrammi e ne traeva gli accordi che tanti amori avevano favorito. Aprì senza neanche guardare e quando lesse il titolo gli venne come una folgorazione. "Il mio canto libero". Ecco, Battisti. Come facevano le parole? "In un mondo che non ci vuole più, il mio canto libero sei tu." Il suo canto libero era Luana, ne ebbe piena coscienza, Dio gli aveva sorriso mandandogli quella messaggera d'amore. Si alzò in preda ad una frenesia incontrollabile. Don Angelo stava entrando proprio in quel momento è non appena incrociò il suo sguardo capi subito tutto.
"Devo andare." Gli bastò dire solo quello. Don Angelo gli sorrise e intimamente estasiato si ritenne fortunato ad essere testimone dell'opera di Dio, che è amore incondizionato.
Mattia giunse alla porta, poi si voltò: "Scusi Don, ma dove abita Luana?"
Il prete lo vide correre via, mentre i bambini, rimasti soli, si rivolsero a lui nella speranza di poter cantare ancora insieme. Ma Don Angelo stava alla musica come una lumaca sta alla corsa. L'unica cosa che sapeva fare era suonare le campane, niente di più. Fece cenno a Vittoria, una delle bambine più grandi di aspettare e tenere gli altri calmi, quindi entrò in sacrestia e prese il diario di Mattia.
-Vi voglio raccontare una storia- disse ai presenti, -quella di un bambino come voi cresciuto troppo in fretta- quindi aprì il diario in un punto preciso e iniziò a leggere. Gli occhi dei bimbi erano fissi ed attenti, quando dalla sua bocca iniziò ad uscire la storia di Mattia. Scelse i ricordi più belli, evitò i particolari scabrosi e riempì gli spazi a braccio, legandoli con un filo invisibile. Alla fine lo richiuse, se lo portò al cuore e sospirò.
-Le vie del Signore, per giungere al vero amore, passano attraverso gioie e dolori. Dovete credere, nutrire in voi la certezza che la felicità è un bene che va cercato, senza smettere mai di credere. Questa persona oggi è un uomo felice, perchè il cammino l'ha messo di fronte a scelte che lui ha saputo valutare e alla fine è stato ricompensato con il vero amore.-
Mattia correva, come mai aveva fatto in vita sua, con il cuore pieno di felicità e la mente completamente libera. "Il mio canto libero sei tu" ripeteva dentro sè, come fosse una litania, una formula magica, la chiave della felicità a lungo cercata ed infine trovata. Luana, il suo angolo di paradiso, colei che per la prima volta gli aveva aperto l'anima all'amore era a un passo, non poteva lasciarla fuggire via. L'avrebbe raggiunta, inginocchiato ai suoi piedi e con voce rotta dall'emozione rivelato i suoi sentimenti.
La casa dove viveva Luana con la mamma rimasta vedova troppo presto,non si trovava troppo distante dalla parrocchia di Don Angelo. Mattia ha il fiato sempre più corto, non per la corsa, per l'ansia di non essere ricambiato nel sentimento, gli ingranaggi del cervello incominciano a girare, se viene respinto! Come può in seguito pensare di prendere i voti, il fatto di avere capito di amare Luana sta a significare che non ha la vocazione per vestire l'abito talare. Non può essere respinto deve fare tutto quello che è in suo potere per convincere Luana dell'amore che prova ed e esploso nel cuore. Luana sta sistemando il garage, dove sono stati accatastati scatoloni, giocattoli, libri, di tutto e di più, è in cerca di oggetti inutilizzati e in buono stato per donare è vendere alla festa che ha organizzato la parrocchia come raccolta fondi. Con la coda dell'occhio vede una figura familiare sfrecciare come un treno, si affaccia dalla porta del garage, dove può vedere la parte anteriore della casa, ma è Mattia! Si trova sulla porta d'ingresso della sua casa, la mamma gli sta parlano, sembra contrariata, quello che dice sembra colpire duramente Mattia, che piega le spalle e arretra, sta per andare via, l'istinto la spinge a intervenire. " Mattia, Mattia, cosa succede?" E' bianco in volto ha il fiato corto, abbassa quegli occhi che quando li guardi sembra di perderti nell'immenso mare." Luana, non ho piacere che frequenti questo giovane, non è una brava persona, degna di stima e rispetto". " Mamma cosa stai farneticando, Mattia ha la fiducia di Don Angelo, e la mia piena fiducia, non ti permetto di offenderlo, ci tengo a lui, le persone possono cambiare, e ritrovare la retta via, la purificazione del cuore e dell'anima avviene dopo avere attraversato il fuoco dell'inferno". Mattia crolla in ginocchio davanti a Luana, le spalle scosse da un singhiozzo sordo" Ti amo,sosteniamoci a vicenda lungo la strada della vita".