Il magico Natale di Sam Lowe
Un piccolo appartamento di periferia, un lavoro come scaffalista in un grande magazzino e la passione per il cinema, tutto questo racchiudeva la vita di Sam Lowe, ventinove anni, scapolo e con l'aria sempre sognante.
Il tipico ragazzo newyorkese dei nostri tempi, senza nessun grillo per la testa, una vita scandita dai ritmi che aveva imparato a conoscere ed accettare. Nessuna fidanzata, su questo era categorico! Dopo la brutta esperienza avuta cinque anni prima con Lora, non aveva intenzione, almeno per il momento, di buttarsi di nuovo nei guai dell'amore. Tutto il suo affetto lo riversava su Purry, una femmina di Sacro di Birmania, trovata per caso qualche mese prima sul pianerottolo dell'appartamento. Una visita inaspettata, un amore sbocciato all'improvviso. Non si era chiesto, e neppure gli era passato per la mente, di cercare il vero proprietario della bestiola, che appariva curata e ben nutrita. L'aveva fatta entrare, aveva preso possesso della poltrona, e lui si era trovato da un momento all'altro a dover usare il divano e spostare la televisione, per adattarsi alle esigenze della nuova inquilina. Purry era affettuosa, amava acciambellarsi tra le sue ginocchia quando sedeva a tavola a mangiare, ma il resto del giorno lo passava tra la poltrona e il davanzale della finestra che si affacciava in una via trafficata. Pareva sentisse la frenesia del mondo esterno, specialmente in quel periodo di feste natalizie. Sam si era messo all'opera, sotto il suo sguardo curioso, tirando fuori dalla dispensa, che fungeva anche da cantina, albero e palline.
-Questo non si tocca- l'aveva rimproverata, ma lei aveva inarcato la schiena come per dire che dei suoi ultimatum non le fregava niente. Se Sam si dava così da fare significava che quell'albero aveva un significato particolare, quindi scese dal davanzale e si sedette curiosa ad osservare. Addobbi e strisce colorate andarono ad arricchire quello strano oggetto, che all'improvviso si animò pure di luci tremolanti. La gatta le fissò rapita, ma dopo un attimo qualcosa di più interessante le fece drizzare le orecchie e muovere il naso. Quell'albero profumava meravigliosamente, e non erano certo le palline, ma qualcosa che aveva intenzione di scoprire. Aspettò che Sam lasciasse la stanza, quindi si spostò sotto l'albero, alzando la testa. “Cioccolato!” esclamò una voce nella sua testa. Non ci volle molto per raggiungere le monete avvolte nella carta stagnola. Il saporaccio metallico lasciò presto il posto al delizioso ed inconfondibile gusto prelibato del dolce, cosa che fece rizzare il pelo sulla coda e la fece sentire in pace con il mondo, Di sicuro Sam si sarebbe arrabbiato, ma a questo avrebbe pensato al momento. Quello che più le dava da pensare era il modo di raggiungere le monete appese più in alto senza rischiare di essere travolta dall'albero, che visto così non dava grandi sicurezze. Ritornò sul davanzale ad osservarlo, appena in tempo. Sam era entrato nella camera e si era subito accorto della carta stagnola mangiucchiata e subito il suo sguardo andò a cercare Purry.
-Ma brutta gattina dispettosa!- la rimproverò, con una vena di allegria nella voce. -Lo sai che non voglio che fai i dispetti. Ti è piaciuto il cioccolato, eh?-
Ma l'attenzione della gattina era tutta rivolta oltre il vetro della finestra; nel palazzo di fronte una ragazza stava addobbando un albero. Purry si leccò i baffi, miagolando.
"Ecco, quando ti rimprovero tu mi snobbi..."
Sam amava troppo quella dolce gattina e i suoi rimproveri erano più che altro dimostrazioni di affetto. E di questo Purry ne era assolutamente consapevole.
"Bè che cosa c'è di tanto importante da guardare eh?"
Sam, incuriosito si avvicinò alla grande finestra. Appena gli fu vicino Purry iniziò a miagolare con quel modo che Sam conosceva molto bene, lei faceva così, quella specie di danza del ventre quando voleva qualche cosa da lui. Cercando di capire quale fosse il motivo di tanto interesse da parte di Purry, Sam con il naso schiacciato al finestrino e seguendo le preziose "indicazioni" di Purry scorse una ragazza intenta ad addobbare il suo albero di Natale.
"Ahh, ecco cosa era che ti attirava tanto...guarda che le monete di cioccolato non sono cosa da tutti...però si potrebbe sempre verificare, quella ragazza mi sembra una gran bella ragazza..."
Purry e Sam visti dall'esterno sembravano due francobolli ed erano così buffi!
"Senti mia dolce Purry, sai che ti dico adesso vado a suonare alla porta di quella splendida fanciulla, magari ha bisogno di qualche cosa...NO! Tu non vieni, queste sono cose da maschi..."
Purry smise di strofinarsi addosso al suo adorato Sam e, offesa si diresse verso il suo angolo senza degnarlo neanche di uno sguardo e di un miagolio di saluto...
Vai pure tanto quella non ti aprirà neanche la porta e poi non è tutta questa bellezza, da qui non si vede molto e tu sei pure un po' cecato...vai, vai pure. Ingrato...
Ma appena giunto alla porta, Sam rimase con le mani ferme sulla maniglia. Ma che diavolo stava facendo? Dava retta alle indicazioni di un gatto? Eppure Purry l'aveva spinto verso la finestra, indicandogli la ragazza. Qualcosa in lei aveva acceso dei ricordi, gli era sembrato di doverla raggiungere a tutti i costi. In quattro anni che abitava li, in quella casa a Midtown, si era accorto a malapena di lei. Sapeva che abitava sola, possedeva un piccolo Boston Terrier, al mattino partiva con lo scooter per il lavoro e rientrava tardi la sera, sempre sola. Una ragazza come tante, che non aveva mai attirato la sua attenzione. Tornò in casa, scrollando la testa.
-Ma che cavolo mi stavi facendo fare?- disse rivolto a Purry. -Lo sai che ho detto basta alle ragazze; in questo momento l'unica femmina che sopporto sei tu- il telefono trillò. -E mamma...-
Guardò con sofferenza il display, che gli rimandò l'immagine sorridente di sua madre Susie. Era la terza volta quel giorno, cominciava ad averne abbastanza.
-Si, ciao mamma, sto bene, ho cambiato la sabbietta al gatto, fatto il bucato, stirato e ho pure trovato il tempo di fare l'albero...-
-Sam, non essere maleducato con la tua mamma e vedi di aprire la porta- Il ragazzo guardò il cellulare, poi Purry che si stava leccando il pelo, quindi si precipitò alla finestra. Era lì, non era possibile! Lei, carica di pacchi e con tutta l'aria di voler passare un po' di tempo con lui.
-Ma, che ci fa qui?- esclamò, fermo sulla soglia.
-Comunque... buongiorno amore mio, e tu dovresti rispondere: buongiorno mamma, come sono felice di vederti!-
Sam rimase con la bocca aperta. Giorni difficili si materializzavano all'orizzonte.
Sua mamma era rimasta vedova giovane, non si era più voluta risposare e aveva convissuto per qualche anno con Jack, un signore educato e tranquillo, a cui Sam aveva imparato a voler bene. Ma vivere con lei avrebbe messo a dura prova anche la calma di un santo, perciò il poveretto, una bella mattina, l'aveva lasciata al supermercato con le borse della spesa a terra nel parcheggio ed era fuggito, senza fare più ritorno. Il vederla lì lo fece tremare, perchè lei difficilmente si spostava da Philadelphia, e riteneva New York un luogo impossibile in cui vivere. Era venuta in auto, il bagagliaio pieno di pacchi e in una gabbietta teneva il piccolo Lolly, un chihuahua di nove anni da cui non si separava mai. Pensò a Purry e a come avrebbe reagito, poi raggiunse la madre e la liberò dalla valigia.
-Scommetto che hai intenzione di fermarti...- disse sarcastico. -Fino a quando?-
-Guarda che non sono come il pesce!- lo riprese. -Starò qui per le vacanze di Natale, e fino a quando non avrò messo un po' di ordine nella tua vita.-
-Missione impossibile- si trovò a rispondere Sam. Per lei mettere ordine significava una cosa sola: trovarle una ragazza. Lora poteva essere quella giusta, ma a lei non era mai piaciuta, lo aveva messo in guardia, sino a quando si era trovato a scontrarsi e l'aveva persa. All'inizio aveva odiato sua madre, le sue continue interferenze, ma lentamente aveva realizzato che gli aveva fatto un favore grande. Dopo alcune settimane il ricordo di Lora era svanito e in lui era cresciuta la convinzione che vivere da single era la soluzione migliore.
-E quello cos'è?- la donna puntò il dito verso la finestra.
-Una gatta, mamma... e si chiama Purry...-
Purry pareva possedere un sesto senso tipico degli animali molto intelligenti, aveva storto la testolina pelosa e alla vista della Signora Lowe si era elegantemente allontanata nascondendosi dietro il tendone della finestra. Pareva che in casa fosse giunto un uragano, migliaia di borse avevano invaso l'ingresso e la premurosa mammina era corsa in cucina a scaldare la zuppa, infornare l'arrosto e cuocere le patate che aveva preparato con tanto amore nel suo appartamento di Philadelphia. Sam alzò gli occhi al cielo, la sua vita da single era perfetta così com'era e l'avvento di sua mamma avrebbe scombussolato la sua vita solitaria. Aprì la porta per prelevare le ultime valigie, quando Purry con un balzo felino, scavalcando tutti gli ingombranti bagagli, scese giù per le scale. Non era da lei, era una gatta tranquilla e coccolona, cosa gli era preso? Con indosso le ciabatte con impresso il faccione di Babbo Natale Sam la rincorse. Il portoncino d'entrata era spalancato, il gatto lo sorpassò velocemente, attraversò la strada fino a giungere alla palazzina di fronte. Una donna che stava uscendo dall'ingresso diede a Purry la possibilità di salire fino ad un portoncino lucido con appeso una coroncina di pigne e palline colorate. La targhetta indicava: Dott.ssa Kim Johanson. Con il cuore in gola Sam fissò l'uscio, era quello della sua vicina, in poco meno di un'ora vi si era trovato davanti e come uno stoccafisso se ne stava lì inerme. Purry iniziò a miagolare come una gatta in amore, Sam la prese cercando inutilmente di zittirla. Un rumore di chiavi provenne dall'interno dell'appartamento. La porta si aprì e una bellissima ragazza dagli occhi color del cielo lo fissò con lo sguardo stupito.
Ecco, quello era il problema: una fanciulla assai bella apre la porta e tu? Cosa le dici? Sam sul momento se lo stava chiedendo con un rumore di ingranaggi che gli frullavano nella testa a tutta velocità. Cosa le dici, si chiedeva, se lei non è esattamente la tua vicina di casa e la porta è la sua?
- Dicono che ci siano giacimenti petroliferi, qui, signorina, le risulta? –
No, scartò l'Ipotesi Uno al volo ed ancora più velocemente l'ipotesi due "Anche lei ha visto un lampo? Dice che pioverà?". No, no. Quindi decise di fare il disinvolto meglio che poteva e belò un sorriso rivolto alla ragazza.
- Mi scusi, signorina, è Purry che mi è sfuggita - e di colpo si chinò a raccogliere la gatta e prenderla in braccio - Da quando stiamo insieme si mette a fare la piccola esploratrice, ogni tanto e... Purry, sei terribile –
Lei sorrise ed in quel momento Sam non capì più se sorridesse alla gatta o a lui, oppure a lui fatto gatto, o...
- E' normale per una gattina così giovane - rispose - è molto bella ed in salute, direi. Lei deve essere un ottimo amico degli animali... si chiama? -
- Purry? –
La ragazza rise convinta: - Anche lei si chiama come la gatta? -
- No, volevo dire... Sam, mi chiamo Sam Lowe. Abito nel palazzo a fronte. Piacere, miss...? –
- Kimberly Johanson, Kim; e... sì, sono un medico. Veterinaria –
Perso nel sorriso di Kim, Sam fu svegliato brutalmente dal suono del telefonino. Sullo schermo apparve la scritta "Chiamata da Madre"
- Ma dove diamine sei finito, Sam? Torna a casa immediatamente! Qui è tutto un casino incasinato!-
- Maaaammaaaa, sarò lì tra un po', non ti sei accorta che Purry ti è sgusciata dalla porta? Sono sceso a riprendere la mia bambina, ormai non posso più vivere senza la mia Purry adorata!-
- La tua bambina?? Ma come parli? Hai bevuto latte scaduto stamattina? Ti voglio qui tra sette minuti netti! Vedi di recuperare quella palla infeltrita e torna all'ovile, chiaroooo?? Passo e chiudo! –
In realtà non era ancora proprio così, era sì parecchio affezionato a quella gattina, però gli sembrava una di quelle esclamazioni che potevano colpire una bella veterinaria con gli occhi del colore del cielo e un magnifico sorriso. E così fu.
- Che bellissima cosa ha detto signor Sam, le si sono illuminati gli occhi, sono molto molto colpita...vuole accomodarsi per una tazza di caffè?-
- Oh si, certo... con molto piacere, lei è molto gentile... –
Al settimo minuto, completamente perso negli occhi e nella suadente voce di Kimberly, fu nuovamente destato dal trillo del telefono, il display diceva ancora: "chiamata da Madre"
- 'sta grandissima rompic...! Ehm....ecco...è la mia mammina santa che mi chiama...-
-Ci vorranno solo pochi minuti- disse Kimberly, spalancando la porta su un ingresso dalle tonalità calde. Sam scorse nell'angolo, davanti alla finestra, l'albero addobbato.
-Bel lavoro- commentò, sentendosi in imbarazzo.
-Belle ciabatte!- esclamò la ragazza, rompendo la rigidità del momento. Sam abbassò gli occhi e si ritrovò a fissare due sorridenti Babbo Natale a forma di ciabatta. Proruppe in una risata talmente fragorosa, che fece saltare dalle braccia Purry. Kimberly sorrise, lui la trovò bellissima e insieme presero posto al tavolo. Un cestino posto al centro era carico di dolcetti e torroncini.
-Ti va di assaggiarne uno? Vengono dall'Italia. Me li manda sempre mia cugina.-
-Ma sei di origini italiane?- Sam non ci poteva credere. -Mia nonna paterna è di Genova.-
-Invece mia madre è di Firenze, e là posseggo zii e cugini. Sai quante volte avrei voluto andare a trovarli, ma a parte il costo del volo, non riesco mai a trovare il tempo di prendermi una vacanza.-
-Potremmo organizzarla insieme!- gli uscì di botto. -Cioè, scusa... piacerebbe anche a me... sicuramente vorrai andarci con il tuo ragazzo. Insomma, lascia perdere, ho detto...-
-... una cosa bellissima. Non ho ragazzo e ho paura di viaggiare da sola. Poi tu abiti qui di fronte da un bel pezzo e ho notato che neppure tu...- lasciò la frase a metà, iniziando a torcersi le dita.
-Solo come un naufrago in mezzo al mare- continuò, sentendosi idiota per la battuta. Purry saltò sul tavolo e iniziò ad annusare il profumo delizioso sprigionato dai dolcetti.
-Penso che hai trovato un'estimatrice- rise Sam. -Anche se la porcella si è appena fatta una scorpacciata di monete di cioccolata- il telefono tornò a trillare.
- Mater Suspiriorum, eccoti - rispose Sam sentendosi improvvisamente più allegro - Dimmi –
- Sì, sì, fai pure lo spiritoso. Ho visto dove sei, ti vedo da qui –
- E che cosa deliberi, mia cara genitrice? –
- Mh. Sì... - commentò la madre con voce triste e sconfortata - Non nego che vista da qui sia una ragazza dall'aspetto gradevole... –
- Però? –
- Però... lo sai, ti ho detto chi è la persona giusta per te, Sammy. Fidati di tua madre –
- Oh, no, ancora la Santona? –
- Si chiama Santina Speziali Strozzati, è una brava ragazza italiana pia e timorata, sa fare da mangiare e fa anche le lasagne e... –
- Ed è chiamata Santona perché supera abbondantemente i centocinquanta chili. Ascoltami, madre, ascoltami bene: un giorno a Santina suonerò la sveglia e finalmente vi manderà a stendere, tu, i suoi genitori, il timore reverenziale e tutto quanto il resto. Troverà un istruttore di pilates o di quel cacchio che le pare e si metterà insieme a lui; e io le auguro proprio che capiti presto, che diventi una donna libera. Non so quando potrò tornare. Ti voglio bene e lo sai, ma questa sera mi allontano, come i gatti un po' selvatici. Passo e chiudo, ciao bella –
Spegnendo il telefono, Sam fece un lungo e profondo sospiro di sollievo. Kim lo guardò e non riuscì a reprimere un sorrisino. Lui la guardò sorpreso, con un sorriso storto a metà tra l'allegro e lo sconvolto ed la risatina di lei divenne una risata vera.
- Non so cosa sia successo, ma sei stato un grande - commentò Kim.
-Ma non è successo niente di nuovo- spiegò Sam, osservando Purry colpire con la zampetta un torroncino che Kim le stava offrendo per gioco. -Mia madre, la donna alla quale debbo queste orecchie a sventola, colei che si farebbe monaca pur di vedermi sistemato con una donna, ha posato le sue mire su un pachiderma. Tutto perchè secondo lei chi ha origini italiane sarebbe la moglie perfetta. Non importa se mi piaccia o no: deve essere una buona cuoca e avere un nome italiano.-
-Allora io potrei andarle bene- commentò la ragazza, con un sorrisetto.
-Ah, senz'altro... Kimberly Johanson... tipico fiorentino.-
-Veramente il mio nome per intero è Stefania Eleonora Kimberly Johanson. Inoltre sono una cuoca bravissima e lo puoi vedere dagli attestati appesi alla parete dietro di te.-
Sam spalancò gli occhi e voltò la testa, riempiendosi lo sguardo di attestati di benemerito.
-Ora, se vuoi il mio aiuto, ti conviene presentarmi a tua madre come amica. Ci penserò io a convincerla della mia... italianità e dell'estro culinario che mi contraddistingue. Sempre che tu...-
-Scherzi? Certo che lo voglio. Mi salveresti la vita e lei non penserebbe più a Sammy. Ma, perchè fai questo per me? Ci siamo conosciuti solo pochi minuti fa.-
-In verità sono tre anni che spero che tu ti accorga che esisto...- Kim abbassò lo sguardo.
Sam si sentì avvampare, qualcosa nel suo viso aveva preso fuoco, finendo alle orecchie che ora parevano due tizzoni. Purry, con uno scatto, riuscì a strappare il torroncino a Kim. Ma la ragazza non se ne accorse, la sua attenzione era tutta rivolta al sorriso che era sbocciato sulle labbra di Sam.
"Tre anni????" chiese Sam, incredulo "Beh, giorno più giorno meno!" rispose la ragazza, un po' pentita della propria eccessiva sincerità. "Allora non ti dispiacerà se mi avvicino per...baciarti" disse ancora Sam, mentre le sue orecchie avvampavano ulteriormente. Kim lo guardò, senza sollevare obiezioni mentre dentro sè pensava "E muoviti, cretino! Che altro devo fare per incoraggiarti?" Così Sam, ricordando ill detto "chi tace acconsente" si fece coraggio e si avvicinò per baciarla. Ma, proprio quando le loro labbra stavano per toccarsi, squillò il campanello della porta. Sam ricacciò indietro tutte le maledizioni e le parolacce che attraversarono in un lampo la sua mente e si limitò ad un innocente "Aspettavi qualcuno?" "No" rispose lei e aggiunse "Chi può essere?" andando ad aprire la porta "Ciao cara!" udì Sam e quella voce gli gelò il sangue. Poco dopo Kim comparve in cucina, sorridendo "Tua mamma mi ha invitato a cena!" esclamò, mentre Susie si affacciava dietro di lei. Sam le lanciò un'occhiataccia, poi abbracciò Kim e la baciò. "Ricevuto?" disse "Forte e chiaro!" rispose Susie. Tutti risero.