Diaio: l'Oracolo legnato

17.09.2017 21:20

Sono un diario.

Il diario resoconto del processo più importante che si è tenuto quest'anno e di cui si parlerà ancora per molto tempo dalla Tracia alle colonne d'Ercole. Il diario del processo a Lucilla Giulia Tremula, che fu accusata di aver selvaggiamente legnato Quinto Caio Bottiglionio, l'oracolo. Non uno qualsiasi. L'oracolo. Colui il cui nome fa tremare le vene ai polsi anche del più temerario condottiero conquistatore di Gallie, galline e galletti.
L'ineffabile Bottiglionius.
Sentirete, in questo dibattito, o signori, di come Bottiglionio sia stato colpito barbaramente ed abbia rischiato il ludibrio per essere stato malmenato e percosso, più propriamente 'legnato', da una donna. Di come Bottiglionio il prode abbia rischiato la propria incolumità fisica e morale. Al tempo stesso, o grazioso popolo romano, sentirete dalla viva voce di Tremula di come l'oracolo abbia sconvolto la vita e il comprendonio di lei e del marito, il valoroso guerriero Quintus Marcus Purgatus, che da guerriero si è lentamente trasformato in tremolante essere a causa dei ripetuti verdetti dell'oracolo.
Sentirete altresì, o mio pubblico meraviglioso, della differenza in stile e condotta tra l'incommensurabile maestro, l'oracolo di Delfi e il discepolo, il pur valido Bottiglionio, che tutti noi conosciamo ed apprezziamo e dei cui servigi ci gioviamo, pur timorosi e pudibondi, nel consultare il futuro.

Giorno Primo (ed unico)
Entra il querelante, l'oracolo.
Avvocato: - Lei sostiene di essere l'oracolo Quinto Caio Bottiglionio -
- Io non sostengo niente e nessuno. Io SONO l'oracolo. L'unico e vero oracolo del popolo di Roma, allievo, per mia somma fortuna, dell'immenso oracolo di Delfi, da cui tanta arte del divinare ho imparato, ma soprattutto tanta arte del saperla raccontare -
Avvocato: - quindi Lei sostiene, ops..., Lei è il sedicente oracolo Quinto Caio Bottiglionio
Oracolo: - le serve un corno amplificatorio avvocato? Io non sedico, io SONO l'oracolo di Roma.
Avvocato: bene oracolo. Siamo qui perché lei cita la qui presente Tremula per eccesso di legnate.
Oracolo: ma niente affatto! Non per eccesso di legnate, ma per essersi permessa di legnarmi! Per la grave offesa arrecatami con le percosse, per procurata caduta verticale delle mie quotazioni di oracolo, per lavare l'onta, insomma!
Avvocato: Signor Giudice chiedo un rinvio del processo per conferire lungamente con il mio cliente.
Giudice: che succede Avvocato? Questa è cosa alquanto inverosimile.
Avvocato: Signor Giudice, il mio cliente non mi aveva minimamente informato di lavaggi. Chiedo che la seduta sia spostata in un bagno pubblico.
Oracolo: ma che sta dicendo Avvocato? Le è caduto in testa un pezzo del monte Athos questa mattina? bando alle ciance e passiamo alla trattazione del busilis!
Avvocato: sedicente Bottiglionio, adesso basta con le interruzioni e passiamo al corpo del reato.
Oracolo: ma quale corpo? Io voglio giustizia per le tre costole rotte, per il braccio fasciato, per entrambi gli occhi neri, per il piede schiacciato, per i bozzi che ho in testa e per l'onta a cui sono stato esposto. E ho fior di testimoni che possono confermare quanto già è purtroppo chiaro agli occhi di tutti
Avvocato: certo. Iniziamo, ma prima mi sento in dovere di dirle che dovrà preparare un bel po' più di sesterzi perché il mio onorario salirà per via di tutti questi altri che dovrò difendere. Lei, mi perdoni oracolo, ma non aveva parlato di tutte queste cose per cui vuole giustizia e se ci aggiungiamo anche il lavaggio poc'anzi nominato, direi che farebbero.....
Oracolo: non mi importa un ficus d'india! Proceda avvocato con l'enunciazione dei fatti!
Avvocato: - Pare dunque che l'oracolo Bottiglionio abbia dato verdetti... ehm... responsi a Quintus Marcus Purgatus che hanno fatto adirare ai limiti della follia lo stesso e la di lui consorte, Lucilla Giulia Tremula, a tal punto da provocare la reazione violenta di lei. Ma qui, o mirabile popolo di Roma, sta il vulnus: chi di noi, di voi, non dice cose scomode eppur sincere? L'oracolo di Roma da responsi da oracolo, sta a voi accettarli di buon grado -
Voci si levano dal pubblico. L'avvocato, sulla gradinata, capisce solo che
"no, non è vero un membro, bisogna vedere i fatti!"
e chiama il responsabile di tale frase a deporre.
- Lei è - comincia l'avvocato dopo averlo fatto accomodare sulla sedia trono - la vittima dei fatti, Purgatus? -
- Credo di sì -
- Crede? Procediamo -
- Credo che... una mattina, alle idi di Marzo, il sole splendeva nel cielo e voci di tempesta erano nell'aere. Proprio in quel mentre mi appropinquai al tempio dell'oracolo a chiedere del mio destino. La notte era stata agitata ed in sogno avevo visto vulcani in eruzione e fulmini colpirmi le tempie -
- Apperò -
- Ebbene, il sommo mi diede le tavolette d'argilla come si usava fare nell'antica Grecia, su ognuna una parola. La porta del tempio era aperta ed in una folata di vento le tavolette caddero, come accadeva a Delfi. Segno di potenza immane dell'oracolo, ma raccogliendo le tavolette, la frase che ne composi era sparsa -
- Che cosa intende per sparsa? Provi ad essere più chiaro, o mirabile condottiero -
- Che non si capiva un cilindro cavo. Diceva una cosa come: "Tu che temi non devi. Tu che non temi devi" -
L'avvocato si rivolge al pubblico.
- Voi, preziosi, siete testimoni di questo: che la frase è chiara e semplice. Componendo le tavolette possiamo anche leggervi: "Non tu che devi devi. Non che temi temi tu", che accompagnata dalla cetra, potrebbe essere una citazione di una canzone di Nerone, non vi pare? -
- E che cacchio vuol dire? -
- Canta che ti passa, mi pare di evincere. Ebbene, risulta che lei, insoddisfatto, abbia chiesto all'oracolo una nuova sentenza e l'oracolo, fulgido nella sua disponibilità dietro compenso, si sia prestato a nuovo verdetto -
- Sì. Un'altra frase boia, come "il cane trotta sulla Via Salaria. Il fuoco avviluppa le sue mandibole" -
L'avvocato, molto imbarazzato, risponde: - Ah... Ma anche “Salaria cane. Le sue mandibole, fuoco. Il trotta avviluppa sulla via. Il". In pratica ribadisce il concetto di 'canta che ti passa' accompagnato da una graziosa danza -
- Ma io ci ho visto vulcani in eruzione, tempeste! Ci perdevo quasi il senno. Mi svegliavo la notte gridando. Tremula non era affatto contenta -
-E perchè mai? - chiese l'avvocato con sguardo incredulo.
-Come perchè mai?!?- sbottò il Purgatus - Ogni volta che la mia diletta Lucilla si accingeva a preparare il desinare, non appena io scorgevo anche solo una piccola fiamma, correvo all'acquaio con un capiente secchio e, riempitolo, lo gettavo immantinente sulla fiammella. E lo stesso succedeva ogni volta che la sera Lucilla stava per accendere una candela. La nostra casa è diventata una piscina olimpionica, per non parlare dei malanni ai quali è stata esposta la mia povera consorte che sempre si trovava sulla traiettoria dei flutti! Abbiamo speso un capitale da Avidius Cornutus Impastatinus, maestro guaritore. Tremula passava da un raffreddamento all'altro e io mi vedevo avvolto dalle fiamme del vulcano. Ma il peggio è che ora avevo due serie di tavolette e quindi per me la frase diventava. “Tu che temi le sue mandibole sulla via Salaria, non temi il cane che trotta. Devi. Il fuoco avviluppa” e più pensavo e più la parola fuoco diventava bruciante. -
-Però mi permetta, Purgatus, lei mi pare un tantino paranoico. Non ha mai pensato di andare anche lei da Impastatinus?-
-Un par di sfere, avvocato! Lei non capisce, il mio non è un male fisico, è un male dell'anima!-
-Ho capito, lei ha un animale, ma magari Impastatinus....-
-Non diciamo membrate per favore. Qui non si tratta di curare, si tratta di dimostrare che Bottiglionio elargisce tavolette a caso! Si tratta di far capire al popolo qui presente che le legnate sono state più che meritate. Basta perdite di sabbia, qui di certo ci sono altri che possono avvalorare la tesi mia e della di me consorte - e si rivolse al pubblico che rumoreggiava indicando un ometto magro, emaciato e paonazzo in volto - Avvocato, chieda a Lupus Placidius di testimoniare -
Senza nemmeno essere chiamato, Lupus scattò in piedi e si arrampicò sulla sedia trono.
-Chiamiamo Lupus Placidius a testimoniare, Vostro Onore -
-Sono già qui, testa di gallo impiccato -gli fece eco il testimone e prima che l'avvocato potesse riaprire la bocca, Lupus iniziò la sua testimonianza-
-Io ero il miglior maniscalco di tutta Roma, fino a quando non sono andato da Bottiglionio. Avevo clienti che venivano da ogni parte della città e anche da fuori e la mia attività procedeva senza nubi. Ad un certo punto mi infortunai e mi preoccupai poichè la guarigione stentava ad arrivare. Andai da Bottiglionio e anche a me capitò una folata di vento che sparpagliò le tavolette. C'è anche da dire che Bottiglionio potrebbe tenerle chiuse ste finestre, ma lui no! Come l'oracolo di Delfi, sempre tutto spalancato tanto che una tavoletta quasi volò fuori. Aveva appena finito di inciderle e secondo me tutto quel vento gli fece slittare lo scalpello, così io ottenni un verdetto che suonava più o meno così: Guarirai tra cento anni.Avrai presto prosperità e sventura. Voi capite che con un verdetto del genere sono uscito in preda a grossa crisi-.
-Però poteva anche essere: Guarirai presto e avrai prosperità. Tra cento anni sventura. E tra cento anni chi se ne impippa, Lupus?-
-Eh, avvocato, la fa facile lei! Quando uno si rivolge all'oracolo è perchè, colpito da sventure, ha già di certo l'inclinazione a vedere il calice mezzo vuoto -
- Mi accorgo or ora - enunciò l'avvocato - che la principale voce di questo coro greco... -
Brusio dal pubblico.
- Vero, evitiamo la Grecia, che lì le porte aperte sono causa di confusione... dicevo, la principale voce di questo coro è stata tralasciata. Lucilla Giulia Tremula, , dal nome incerto e delicato, piacevole d'aspetto e con parvenza gentile, ma bestiale nei modi, palesati dunque a questa corte -
- Non vedo cosa ci sia di più da dire - esordisce Tremula andandosi a sedere sul trono di fronte all'avvocato - Hanno già detto tutto loro -
- Non ne convengo - risponde l'oracolo - qui c'è ancora tanto da dire -
- Ehi, qui l'avvocato sono io - interrompe l'avvocato - non rendiamo questo luogo un immondo lupanare con dibattiti disordinati. Ogni cosa a suo tempo -
- Ma per la barba di Nettuno! Mi chiamate a palesarmi e non mi lasciate esprimere? Voi certamente volete sapere perché io sia passata alle vie di fatto, con i bastoni. Eppure, era l'unico modo per fermare questo scempio insano, fermare la fonte di tante parole dette a membro ed incomprensibili -
- Quindi lei, Lucilla tremula, è persuasa che legnare le persone sia l'unico modo di parlare loro? Ne discende che lei è moralmente e materialmente pericolosa e come tale andrebbe arrestata, tenuta in detenzione e successivamente lapidata senza pietà alcuna. Sia messo ai voti presso il mirabile popolo romano -
- E lei, avvocato, non crede che il mirabile popolo romano se la caverebbe con esortazioni del tipo: "Nuda! Nuda!..." e seppellirebbe la questione? Penso invece che la mia reazione sia stata dettata da attimi di furore e terrore, dal momento che il mio dolce consorte Purgatus continuava e continua a vedere fuoco e fiamme dappertutto. Al grazioso popolo romano piacerebbe che io chiedessi scusa al malcapitato Bottiglionius? Ebbene, gli chiederò scusa, ma molte scuse ne deve lui a me -
L'avvocato perplesso guarda l'imputata: - Tutto ciò non l'avevo considerato -
- Ebbene, chiedo scusa per questa reazione che ad alcuni pare eccessiva. Sono sincera. Mi accorgo che legnare non è la via migliore verso il chiarimento. Chiedo scusa al popolo romano ed a Bottiglionio. Ho inoltrato un primo passo sulla via della pace. Ora, però, mi aspetto una reazione commisurata da parte del popolo, ma soprattutto di Quinto Caio Bottiglionio -
Il pubblico applaude fragorosamente.
- Silenti, dunque! - prova a zittirli l'avvocato - Ch'io e la corte ci si esprima! E... non rimembro con precisione cos'ero sul punto di dire... -
- Favellerò io, dunque! - interviene l'oracolo - Se Tremula chiede il mio perdono, ebbene... la mia natura è divina e perdonare sarà cosa che io appresterò. Par di capire da questa corte, però, che i miei responsi non sono graditi. Ebbene, voi, gentile popolo romano, Tremula, Purgatus e Lupus Placidius, lei stesso, avvocato cicerone, non sapete capire la mia arte. Arte che non è di questo mondo, ma divina, appunto. Mi vedo costretto ad allontanarmi -
L'avvocato, disorientato, lo guarda: - Beh, ecco... -
- Oppure, o miei gentili ascoltatori, potrei emettere un verdetto qui, ora, qualora sia d'uopo. Qui, ora, su questa gradinata, davanti a questa piazza lambita dal sole, davanti a voi tutti. Su ciò che volete; e che questo verdetto sia un regalo di riconciliazione verso il popolo, Tremula e tutta la comitiva -
- Sia messa ai voti la domanda da porre a Bottiglionio - ordina l'avvocato.
Il pubblico comincia a vociare e in breve si capisce assai poco. Dopo minuti di oscuro rumore, l'avvocato interviene.
- Pare di evincere che a tutti noi interessino le sorti di Roma. Il suo futuro. Che il tuo divinare sia propizio, mirabile oracolo -
Bottiglionio comincia ad agitarsi e tremare. Una specie di ballo lo coglie, gli occhi rivolti al cielo, le mani in aria a muoversi come se volasse. Strani versi gli escono dalla bocca. Dopo attimi di "Auoauo eaeaeae mmmmrrrggghhhh...", Bottiglionio si ferma, guarda il pubblico sconvolto e sorride.
Comincia a scrivere verdetti e parole su tutto ciò che vede, fogli di papiro e pergamena, le colonne del palazzo del Senato, sul naso di Cicerone che in effetti ha un naso... spazioso. Poi a voce declama:
- Voi! -
Attimo di silenzio.
- Voi siete il futuro, o popolo romano! Voi gentili, voi valorosi, voi che combatterete i barbari e i barbari combatteranno voi. Il vincitore sarà il più forte. Dalla terra di oltre mare verrà un aiuto propizio. Dalla terra di oltre mare verranno sciagure. Tra Scilla e Cariddi, dalle Gallie a Johannesburg, là è il futuro! -
Poi si accascia a terra e guarda l'avvocato.
- Dite che li ho fregati? -
Cicerone lo guarda e sorride.
- Mirabilmente, mio caro -