Claustrofobia

02.02.2015 22:08

Con la collaborazione di Massimo Paolo Poncetta e Lidia Popolano

Apro con fatica gli occhi, la testa mi scoppia come una bomba ad orologeria. Il buio mi divora. Cerco di raccogliere i miei pensieri. "Dove sono"? " Cosa mi è successo"? Solo nebbia e freddo che mi abbracciano come una gelida coperta. Nessun spiraglio di luce, nessun pertugio. Cerco di rialzarmi dalla posizione fetale, la testa colpisce una superficie ruvida e umida. Tasto le pareti con le mani, credo di trovarmi in un tunnel stretto, troppo stretto. Il fiato si accorcia, la gola si chiude. Claustrofobia. Mi sento svenire, mi manca l'aria, il diaframma si contrae velocemente. Non riesco ad alzarmi completamente, le pareti sono basse e a malapena riesco ad allargare le braccia. Ho freddo, mi tasto il corpo, indosso sola una canottiera e gli slip. E' un incubo, pare che le mie paure ricorrenti mi stiano inghiottendo. I piedi scalzi si muovono su un pavimento scivoloso. Sento un pizzicore sulle caviglie, un insetto, forse un ragno, si arrampica sul corpo. Un urlo sovraumano riecheggia nel tunnel, un eco terribile, la mia voce terrificante mi avvolge. Un batter d'ali mi sovrasta e uno strano verso mi accompagna. Pipistrelli, forse topi. Mi piego in due sorreggendomi lo stomaco, bile e paura cadono sul pavimento. Arranco cercando di uscire, inciampo cadendo rovinosamente. La mia mano sfiora qualcosa. Avvolta nel buio totale la afferro. Mi sembra una scatola, forse di fiammiferi. Non so se illuminare la mia prigione o rimanere nel buio. Decido. Una piccola fiammella illumina una parte della grotta. Mi trovo in un tunnel. Per terra un foglio e accanto un coltello da caccia. " Hai tempo cinque ore per trovare l'uscita, dopodiché la morte ti sembrerà la migliore delle soluzioni."

Il senso di nausea mi assale, mentre raccolgo da terra il coltello, la lama lucente ed affilata che mi provoca un brivido. L'aria è pesante, sa di chiuso, di cantine ammuffite e abbandonate. Un lieve sapore dolciastro mi invade la bocca, come di zucchero liquido. Eppure mi trovavo a letto, con Luke; stavamo facendo l'amore, lui mi stringeva a se, sussurrandomi parole dolci. Luke... due giorni ed è stato sesso; la prima volta in vita mia, giuro, e forse anche l'ultima che mi concedo così facilmente. Forse è lui che mi ha condotta qui... mi ha drogata. Inserisco la scatola di fiammiferi tra la pelle nuda e l'elastico degli slip. Il freddo è pungente, mi provoca i brividi, mentre inizio il cammino lungo le strette pareti. La voglia di urlare è grande, ma cerco di resistere alla tentazione, so che potrei perdere il lume della ragione in un attimo. Respiro pesantemente e gocce di sudore si formano sulla fronte. Proseguo, mentre nell'aria sento sibilare il volo dei pipistrelli. Faccio forse trenta passi e finisco contro una parete ricoperta di muschio. Accendo un fiammifero e scopro che il tunnel si dirama in due direzioni opposte. Un incubo... come è possibile che esista una costruzione simile? Decido di andare a destra, senza pensarci, percorro parecchi metri, mentre le unghie scivolano sulle pietre umide e irregolari, poi di colpo inciampo e cado a terra, picchiando con una spalla. Il dolore è forte, accende nel cervello una serie di luci bianche. Un odore strano mi fa pizzicare il naso. Cerco di rialzarmi, ma incontro con la mano qualcosa a terra. Sembra stoffa. Accendo un altro fiammifero e quello che scorgo alla lieve luce è un corpo di donna in decomposizione. Sul petto ha attaccato un foglio con poche parole scritte: "Lei è stata meno fortunata di te. Forse ha preso la direzione sbagliata!"

Urlo e mi metto a correre, tornando indietro, senza pensare, senza ragione...

 

FINALE 1

Agire senza pensare ... è questo che mi occorre in questo momento? Non lo so ma ho la sensazione, tornando indietro, che la pesantezza del cunicolo sulla mia testa, su tutti i miei sensi, si alleggerisca. Sbaglio o l'ampiezza del tunnel si sta allargando? Procedo lentamente, sempre con le braccia allargate, sfiorando le pareti umide. Di tanto in tanto tocco qualcosa di più viscido. A volte qualcos'altro scorre rapidamente sulle nocche e fugge via. Non oso ipotizzare di cosa si tratti, ho un nodo alla gola che m'impedisce di occuparmene. Continuo a procedere lentamente, molto lentamente fin quando la percezione del tempo mi assale in tutta la sua malvagia realtà: il tempo passa, morirò! O forse questa percezione è irreale ... il tempo è fermo. No, questo è un incubo e presto mi sveglierò ... ma a cosa serve illudersi, devo muovermi più in fretta, più in fretta, sì. Ora comincio ad accelerare. Il tunnel non sembra avere modifiche rilevanti. A volte piega lievemente dalla direttrice principale, a volte sembra tornare sui suoi passi in un largo giro. La monotonia accresce la mia claustrofobia e la schiena curva comincia a dolermi insopportabilmente. Decido di riposare. Mi adagio in terra. Ho fatto bene, la semplice operazione sembra costarmi una fatica enorme e un dolore supplementare. Riposo qualche istante, mi amministro il tempo e poi mi rialzo. Ora sembro avere acquisito un po' di scioltezza e di fiducia, posso accelerare ancora. Accelero ma vedo improvvisamente una curva a gomito, quella che sembra una curva a gomito. Rallento, e prendo consapevolezza del mio respiro ansante. La scena è rischiarata da una flebile luce, non si vede da dove provenga. Sul muro di fronte, inchiodata, una mano umana, distaccata dal braccio. Tra le dita un foglio, fresco di scrittura dice: "Fine del viaggio ... questo ramo non conduce alla tua libertà ... non puoi farcela!"

Sono costretta a tornare indietro e alla svelta anche ... sento un rombo che fa tremare tutte le pareti del cunicolo intorno a me ... indescrivibile, come un battito profondo della terra. Mi giro come un topo in gabbia, non senza qualche fatica e cerco di capire da dove provenga la flebile luce che ho visto in precedenza. In mente, negli occhi, ancora la terribile immagine della mano mozza di recente, i particolari orribili ancora in vista. La luce proviene da alcune fessure in alto. Come se vi fosse un altro piano lassopra. Ma dove? E come salirvi? Ma poi, alla fine, dove mi trovo? Rigirata, il rombo terribile nelle orecchie, comincio a ripercorrere l'ultimo ramo del tunnel con lo sguardo rivolto verso l'alto. Devo rintracciare a tutti i costi l'origine della luce e l'ingresso al livello superiore. Potrebbe essere la mia unica salvezza. Arranco e inciampo più di una volta. Lo sguardo in alto non agevola il mio procedere. D'un tratto mi rendo conto che da alcune fessure laterali sta penetrando in rivoli vorticosi dell'acqua o qualcosa di analogo. A parte il fetore, mi rendo conto che l'acqua ai miei piedi si alza rapidamente. Un ramo delle fogne. Ecco dove mi trovo. Ma come fare a trovare l'uscita? Ora devo sbrigarmi a raggiungere il livello superiore. Ma nelle fogne ci sono vari livelli? La cosa non mi convince ma non ho alternative a questo punto. Bingo! In un anfratto si vede una lama di luce verticale che non avevo visto all'andata. Ne sfioro il margine. Rientra all'indietro. E' arrotondato. Si allarga. C'è una specie di scaletta rudimentale scavata nella roccia. M'infilo. Ci passo, ma solo di profilo. Se non fossi così piccola ... devo anche abbassare la testa e infilarmi in una fessura così stretta che mi graffio irrimediabilmente le spalle e la schiena. Dio, devo spingere con forza. Devo vincere l'acuto dolore e il terrore di rimanere incastrata senza riuscire a uscire da entrambe le parti ... al cervello ...

Ok, passata! Sono passata! Ahahaha le risate mi escono rabbiose dalla bocca riarsa mentre sento il rombo dell'acqua sotto di me. Sto salendo quella scaletta così sdrucciolevole e umida eppure rido come se fossi al Luna Park. Le tempie, le spalle, i fianchi, graffi sanguinanti dappertutto, ma sono ancora viva! ANCORA VIVA!

Salgo parecchi gradini scivolando e riprendendo con rinnovata energia. Se sotto di me ci sono le fogne dove sto andando? Forse verso una linea della metropolitana? Di tanto in tanto vibrazioni ritmiche e tintinii metallici me lo fanno pensare. Ah! Una metropolitana sarebbe la salvezza. Mi fermo un istante. Dove sono? Nella mia città non c'è nessuna linea metropolitana, solo degli autobus sempre in ritardo. Quanto tempo sono rimasta priva di conoscenza?

Riprendo a salire sino a toccare qualcosa di metallico. A tastoni sento una forma piatta e rotonda con delle incisioni. Un tombino. Faccio forza, ma non si smuove. A questo punto non mi resta che un gesto folle. Mi giro su me stessa con grandissima, disperata fatica, e puntellandomi con le mani ai gradini di pietra, restando a testa capovolta, fletto le gambe e spingo con quelle lo stramaledetto pannello. Un rumore trascinato. Ce l'ho fatta!

Mi rigiro e un senso di nausea e vertigine per poco non mi fanno scivolare verso il basso. Sono troppo stanca per continuare, ma voglio vivere.

Mi affaccio fuori dal pertugio e accendo un fiammifero: sono in nuovo tunnell, molto più alto e largo, un tunnel pulito e lucido, completamente rivestito di metallo, una conduttura idraulica?

Cammino rasentando le pareti di questo tunnel, temendo di imbattermi in altri terribili ostacoli. In realtà non si sente nulla, nessun rumore, solo un lieve ronzio. Arrivo in una sala grandissima piena di tubi che dal soffitto arrivano al pavimento. Sembra davvero una conduttura idraulica, ma di che luogo? Che posto è questo? E, soprattutto, sono ancora in pericolo? Passando davanti ad una delle condutture, lucide come specchi, vedo la mia immagine riflessa. Sono in condizioni a dir poco pietose, la canottiera e gli slip ridotti a brandelli, sono sudicia e maleodorante, piena di graffi e ferite e sanguino da più parti. Nel vedermi ridotta così, mi viene da piangere ma poi penso che sono viva, sono viva! Ancora. Questo silenzio mi sembra irreale, qualcosa non quadra. Qualsiasi sia il luogo in cui mi trovo, possibile che non ci sia nessuno? Continuo ad avanzare, guardinga e terrorizzata, finché non mi trovo dinanzi a una porta, interamente in metallo. Non ci sono uscite laterali. Solo quella porta. Non ho scelta. Appoggio la mano sulla maniglia, l’abbasso impercettibilmente, temendo il peggio. Un rumore fragoroso di applausi mi accoglie facendomi sobbalzare per lo spavento. La sala in cui mi trovo è gremita di gente. Un uomo mi viene incontro, mi avvolge in una coperta, una donna mi si avvicina offrendomi una bevanda calda. “Complimenti. Hai superato l’addestramento. Sei arruolata!” Non capisco, ma per ora, va bene così.​

 

FINALE 2

Raggiungo nuovamente le due direzioni opposte. Questa volta inbocco la sinistra. Neppure questa direzione sembra più amichevole dell'altra. Il fiammifero illumina solo una piccola porzione della mia traversata. Dietro le mie spalle ad ogni passo più in là, torna di nuovo buio. I piedi nudi incontrano una strana pozza umida. Ogni passo tremante adesso è centimetro liquido. L'odore è rancido, come di uova marce. Abbasso la mano fino a toccare il pelo dell'acqua, e mi accorgo che quel liquido non è altro che sangue. Inciampo nella mia stessa paura, fino a ritrovarmi faccia a faccia con quella sostanza maleodorante. Il viso mi gronda di liquido, mi rialzo velocemente, ma ormai sono praticamente zuppa, e il fiammifero è di nuovo spento. Sono ormai brava a cercare gli oggetti con le mani alla cieca, il buio sta diventando il mio nuovo senso. Nè vista, nè olfatto. Sono un gatto che brancola nelle tenebre. Quando raggiungo finalmente una parte asciutta, rabbrividisco del fatto che sul mio corpo ci sia del sangue umano o animale. Quasi tutti i fiammiferi si sono bagnati durante la caduta, sto per accendere uno di quelli asciutti quando dietro le mie spalle sento uno zampettare veloce e violento. Grugnisce qualcuno, il suo respiro è pericolosamente ansimante. Sembra a caccia di qualcosa, anzi, a caccia di qualcuno, e la preda marchiata di sangue sono proprio io. Inizio a correre in preda alla paura, l'adrenalina mi pompa nelle vene come un motore velocissimo. Arrivo fino in fondo al tunnel di sinistra, e le mie spalle toccano una parete rocciosa. Non c'è uscita, è un muro chiuso che inchioda la fuga. Dinanzi a me un lupo grigio perde bava dalla bocca, il suo muso è già macchiato di rosso. I suoi passi sono felpati adesso, mi ha sottotiro, ed io non so dove andare. Mi preparo alla battaglia ma la mia nuca urta il primo gancio metallico di quella che sembra essere una scala.Il coltello stretto.

Parte il jingle e l'azione viene messa in pausa.

Due grosse palle rosse si sovrappongono all'immagine tutta in verde, ripresa da speciali telecamere ultra sensibili. Su una palla la scritta "vive", sull'altra "muore". Sotto, un timer di cinque secondi inizia il conto alla rovescia.

La gente fa la sua scelta, veloce; le scommesse si moltiplicano a milioni.

 

Allungo la mano disperata, e tasto il muro. Arranco, cercando un appiglio. Sento il ferro, freddo, umido, mi ci aggrappo con forza, mentre allungo l'altra mano, puntando la lama verso l'animale.

Spalanco gli occhi e mi viene da pensare che se li sforzo ancora un po' le palle degli occhi mi cadrebbero per terra. Sento il lupo avanzare, ne sono sicura, anche se non vedo niente. Sento il suo latrare, sommesso; la sua puzza di cane; la sua voglia di sangue. Percepisco la sua bava che si forma tra le fauci, e immagino le sue labbra tese nel mostrare i canini ingialliti, e il pelo sulla schiena che diventa irto. E' pronto all'attacco, sta per saltarmi addosso.

"Aaaahh!!!" grido a squarciagola e agito il coltello nel buio, a casaccio, con violenti movimenti da tutte le parti. Qualcosa mi piega il polso. Un guaito. L'ho colpito!

Nell'azione concitata mi ero spinta in avanti; ora, cercando di dominare la paura e riprendendo la ragione, torno subito indietro. Non ho nessuna possibilità di combattere contro un lupo famelico nel buio più totale. Balzo in avanti e mi aggrappo alla sporgenza di ferro e subito salto su scoprendo altri gradini. Ma un dolore lancinante mi travolge: la bestia mi ha azzannata alla caviglia. Strattono con violenza e disperazione, e sento la carne lacerarsi e strapparsi.

-Signori, grande colpo di scena! Dopo dodici concorrenti abbiamo trovato finalmente chi ha saputo liberarsi del lupo, anche se a quanto possiamo vedere dalle riprese ad infrarossi la caviglia destra ha subito uno squarcio preoccupante- risata del presentatore. -Ma lasciamo che siano le immagini a parlare, a voi tutti che siete sintonizzati sul Wild Blood Deep Web Channel! E non dimenticate di puntare!-

 

Il dolore è insopportabile, mentre le mani si aggrappano con forza alla sporgenza. Appoggio il piede sinistro sul primo gradino, mentre dal basso il latrato si fa assordante. Poi all'improvviso uno sparo, un flash bianco e il silenzio. Qualcuno lo ha ucciso, forse perchè ha fallito il suo compito. Urlo a squarciagola, per liberarmi della tensione e per il dolore che il contatto con la pietra provoca al mio piede sinistro. Mi isso su e colpisco con violenza il soffitto. Merda! E ora? I fiammiferi sono ormai inservibili, inzuppati di quel sangue che sento addosso e mi copre come cera fusa. Mi giro di scatto ed espello un fiotto di vomito che sento schizzarmi in volto. Respiro a fatica, il cervello inizia a cedere. Tocco con le mani intorno e scopro che il percorso inizia con un tunnel. Potrei tornare giù, ma se dovessi incontrare un altro lupo sarebbe la fine. Proseguo, trascinando la gamba che sta diventando insensibile sino al ginocchio. Il danno deve essere grave, ma non oso toccarmi. Per terra è asciutto, sento spirare una brezza, anche se il buio inizia ad essere totale. Un rumore come di una botola che si apre, un suono metallico, accompagnato dal suono di un insieme di passi veloci. Mio Dio, ti prego, non posso resistere chiusa qui dentro in compagnia di qualcosa che non oso pensare!.....

D'un tratto nel tunnel buio rischiara la luce lieve di un Neon. Più neon si accendono man mano. La loro luce è intermittente. Un secondo prima vedo, quello dopo è buio totale. Quest'illuminazione di fortuna non agevola il mio compito, nè mi rassicura, tutt'altro mi contorce i nervi. Qualcuno ha installato qualcosa in alto, sento quei passi allontanarsi. La luce come di un faro illumina i corpi di quattro cadaveri. Ognuno di questi ha una parte del corpo mozzata. Una donna senza busto, uno degli uomini non ha le braccia, il secondo non ha la testa, e l'ultimo ha le orbite degli occhi svuotati. Ho gli occhi sbarrati dal terrore, un suono come di un braccio metallico sembra avvicinarsi e poi sparire. Riesco a vedere solo un punto rosso, come durante una registrazione. Il cartello tra i corpi sfigurati è lì a farmi una domanda: Quale tra i quattro io trovi più attraente. Balbetto, non capisco cosa ci sia dietro tutto questo. Il sangue dei corpi inizia a colare goccia dopo goccia al piano di sotto dove giace il lupo. I secondi scorrono, e decido a caso, mi copro gli occhi e punto il dito. Scelgo l'uomo senza occhi. Mi accovaccio nel cunicolo semi-illuminato, i miei denti battono per la paura. Improvvisamente dal muro di destra e di sinistra spuntano degli spuntoni affilati, non c'è via d'uscita, di lì a poco mi avrebbero raggiunta e squartata in due. Mi copro la testa con le mani, riesco a sentire il mio cuore furioso. Il cartello mi ricorda che l'unica possibilità di vivere è avere un incontro ravvicinato con l'uomo scelto. Mentre gli spuntoni si avvicinano, faccio cenno di si, un piatto con gli occhi cavati dell'uomo, mi si piazza dinanzi: EAT, c'è scritto. Mordo l'occhio croccante. Esso schizza liquido. Gli spuntoni si bloccano. "COMPLIMENTI SEI LA PRIMA VINCITRICE DEL NOSTRO REALITY SHOW!"Mille luci sfavillano, nella mia testa esplode un suono di applausi. Sono la sopravvissuta.