Brivido in Via Sabaudia

31.01.2015 20:44
Che noia questa sera, sembra che tutti i semafori si siano messi d'accordo per farsi trovare rossi al mio arrivo. Ci sto mettendo una vita per tornare a casa. Anche se mi piace guidare e stare nella mia auto ad ascoltare la radio comodamente avvolta dai sedili e dal calduccio mentre fuori ci sono tre gradi, a tutto c'è un limite. Sono ferma all'ennesimo semaforo rosso, l'ultimo perché fortunatamente da qui a casa mia non ce ne sono più. Dalla radio le note di Dangerous riempiono l'abitacolo e mi rendono un po' più piacevole l'attesa del verde. Ferma davanti a me ho una Fiat Multipla modello vecchio, di colore blu scuro e con un'aria decisamente sgangherata. La via è un po' in salita per cui mi copre tutta la visuale ed è giocoforza per me guardarla. Nel loro spaziare, gli occhi si abbassano e si soffermano su di un piccolo pezzo di tessuto che sbuca dal bagagliaio della Multipla. Sulle prime non ci faccio troppo caso, ma poi gli occhi si abbassano nuovamente e noto che il pezzo di stoffa non è uno straccio e nemmeno può essere un piccolo lembo di una coperta. Cosa potrebbe essere? E' marron scuro con un orlo piuttosto spesso di colore più chiaro rispetto al resto del tessuto. Sembra quasi il lembo di un cappotto. Sicuramente vedo troppi telefilm polizieschi dove c'è sempre qualche morto ammazzato, ma quel lembo di tessuto lucido sembra nuovo. Scatta il verde e vedo che l'auto fa la mia stessa strada. Va piano, ma apposta non la supero. Sobbalza sulla cunetta che rallenta la velocità e il bagagliaio, sgangherato pure lui, sobbalza e lascia fuoruscire un po' di tessuto in più. Poco più avanti c'è un bivio, ma entrambe le strade conducono allo stesso posto e io ho già deciso che andrò dietro alla Multipla anche se prenderà la strada per me più lunga. Non devo però starle troppo appiccicata, potrei creare sospetti. Mi sento piuttosto scema, ma quel pezzetto di stoffa è sospetto.
La strada è poco illuminata, di tanto in tanto alcuni lampioni di età preistorica lanciano un freddo cono di luce sull'asfalto. Nonostante il riscaldamento acceso ho un brivido di freddo, che il cervello associa alla paura. Poche macchine lungo la Strada Comunale di Cavoretto, in direzione di via Sabaudia, alle dieci e trenta di sera, per lo più pendolari come me, lavoratori con orari impossibili. Mi rendo conto che la mia vita è un piatto mare in cui galleggio, senza stimoli, nessuna sorpresa, a parte questa curiosità che oggi mi spinge a comportarmi come un investigatore privato da telefilm. Una buca fa sobbalzare il portellone, rimane per un attimo aperto per qualche centimetro, giusto il tempo di permettere ai fari della mia auto di illuminare l'interno. Freno di colpo, quello che ho visto mi lascia sgomenta, incapace di ragionare razionalmente. Capelli, lunghi, sicuramente di donna, appartenenti alla testa di un cadavere. Respiro a stento, mentre il cuore inizia a martellare in modo preoccupante. "Ragiona, stai calma" mi dico, stringendo le dita intorno al volante. Due colpi di abbagliante mi scrollano, guardo lo specchietto retrovisore e faccio un cenno di scusa con la mano. Frugo nella borsetta in cerca del cellulare, pronta a chiamare la Polizia, ma poi mi fermo. E se all'interno dell'auto ci fosse un manichino? Che figura ci farei? Riprendo la marcia e in breve ritorno a tallonare la Multipla. D'istinto scatto una foto alla targa, indizio importante che potrà permettermi di decidere il da farsi. Il piccolo flash led incuriosisce il guidatore, che frena leggermente. "Mio Dio, è la fine..." penso, cercando un modo per fuggire alla situazione. Dietro di me l'auto che segue mette la freccia nel momento esatto in cui avrei voluto farlo io, ruggendo sulla corsia opposta. Rimaniamo io e lui, il mio terrore, il cellulare in mano e la certezza che nell'auto ci sia un morto.
Di tutti i lavori i peggiori capitavano sempre - e solo - a lui. Una serata fredda e noiosa che avrebbe voluto passare al calduccio guardandosi uno dei nuovi dvd appena ritirati. Invece no! Squillo di telefono, rottura di scatole, cappotto, cappello, scarpe, due bestemmie a mezza voce e Via! Fortunatamente lo stramaledetto manichino era già nel portabagagli. 
 
Si consolò col pensiero che se non avesse fatto quel lavoro non avrebbe potuto permettersi quei suoi amati film a prezzo tanto vantaggioso. C'era gente che si indebitava parecchio pur di mettere le mani su quegli specialissimi dvd.
 
Diede un'occhiata allo specchietto retrovisore: bene! La tipa lo stava sempre seguendo. Sorrise. Possibile che al giorno d'oggi ci fosse ancora gente tanto curiosa e vogliosa di farsi gli affari altrui? Ma non glielo aveva detto "la mamma" che se si notavano comportamenti sospetti l'unica cosa da fare era chiamare la polizia?
L'aveva notata due semafori prima, leggermente in carne, non giovanissima, ma dal viso molto piacente. E poi gli occhi! Quegli occhi azzurri così belli e così richiesti per le riprese! Per questo aveva fatto scattare l'apertura del portabagagli con la certezza che avrebbe intravisto un pezzo di cappotto. Poi, si sa, la curiosità è femmina. Accarezzò il crick che teneva sul sedile anteriore; giusto qualche altro chilometro e un po' d'isolamento, poi sarebbe entrato in azione.
Mi ha notata. Sono sicura che mi ha notata. E ora che faccio? Pochi metri e arriverò al bivio con Viale XXV Aprile e se la Multipla prende il Viale non sono più tanto certa che la cosa migliore sia seguirla. Accidenti al flash! Che idiota che sono stata. Vabbè, ho deciso: mio malgrado al bivio farò la strada che faccio tutti i giorni. Guardo ancora il bagagliaio, ma questo si è richiuso e torna a vedersi solo il lembo di tessuto. Arriviamo al bivio e io prendo la solita Strada Antica di Cavoretto mentre la Multipla piega a sinistra e prende Viale XXV Aprile: come pensavo. Mentre imbocco il primo dei tornanti che mi porteranno a casa il cuore non ha ancora finito di battere in modo esagitato, ma mi sento anche sollevata: è vero che dentro a quell'auto ho visto del capelli lunghi, ma sicuramente era un manichino. Possibile che un assassino vada in giro con il bagagliaio che lascia intravedere chi ha appena ucciso? Sì, vedo troppi telefilm polizieschi.
L'uomo si stupì che l'auto della donna prendesse l'altra direzione. Accidenti! pensò, così mi tocca trovare qualcun'altra. Eppure era certo che quella donna avesse notato sia il lembo di stoffa che anche l'interno del bagagliaio, gli era parso persino che avesse scattato una foto ed ora aveva preso l'altra strada. D'istinto accelerò. La strada che aveva preso era decisamente più lunga, ma, seguendola fino in fondo, sarebbe arrivato allo stesso posto dove sarebbe sbucata la macchina della sua prescelta vittima, ma doveva andare velocissimo. Fortunatamente a quell'ora non c'era nessuno a rallentare la sua corsa e quando arrivò al fondo un sorrivo vittorioso si stampò sul suo viso: eccola. Aveva avuto doppia fortuna: la donna aveva appena parcheggiato lungo il Viale, stava scendendo dalla sua auto e proprio davanti c'era un bel parcheggio libero. Accarezzò nuovamente il crick: non era ancora detta l'ultima parola.
L'illuminazione pubblica era scarsa anche in centro abitato perché un'ordinanza del sindaco sul risparmio della bolletta energetica del Comune aveva imposto il dimezzamento dei lampioni. Figurarsi in periferia, tra i saliscendi delle collinette. Anche l'unico parcheggio del quartiere era invaso più da ombre che da luci, e scambiare un manichino per un cadavere era una faccenda che, in quei frangenti, poteva creare ansia e patema d'animo. Comunque, eccomi qua... due passi e sono a casa, dall'altra parte della strada, basta che attraversi. La Multipla ha svoltato per Viale XXV Aprile e non s'è più vista. Meno male.
Ma! Eccola, oddio! E' la stessa Multipla blu scuro che mi stava davanti al semaforo! Ora è qui, parcheggiata proprio all'imboccatura del parcheggio, con tutti i posti liberi che ci sono, proprio di fianco al passaggio che devo attraversare, doveva posteggiarsi! E c'è anche qualcuno a bordo! Ne sono sicura, ne sono certa, anche con questo buio! E' un uomo che indossa un berretto, la sagoma delle spalle e della testa si vede benissimo, in contrasto con la luce diffusa dall'unico lampione che dà sulla strada. A due passi da casa mia! Con un cadavere nel bagagliaio! No, no, calma. E' solamente suggestione! E' solamente un caso. Non può essere la stessa Multipla.
 
Ecco la donna, finalmente. Se rispondesse ai canoni ancora non lo sapeva, ma gli pareva di sì. L'uomo, immobile nell'oscurità dell'abitacolo accarezzava il crick appoggiato sul sedile del passeggero. Strano che fosse scesa, parcheggiando in quel posto fuori mano. Magari quella donna abitava nei paraggi. Poco male, non c'era anima viva in giro e sarebbe stato un lavoretto rapido e silenzioso. Improvvisamente, però, il cellulare dell'uomo squillò di nuovo, quella sera.
Il rumore dei battiti accelerati del mio cuore mi assorda. Anche nell'oscurità. scorgo il lembo di stoffa che fuoriesce dal bagagliaio. Mi pare di scorgere dei movimenti confusi in macchina, l'uomo gesticola, forse è al telefono. E' il momento buono per scappare, nascondermi, ma dove? Il portone di casa è proprio dall'altra parte della strada dove si trova la Multipla. "Chiamo la polizia ho deciso, se mi sbaglio pazienza, farò parte del libro nero delle persone che chiamano il 112 per stupidaggini"." Pronto, pronto mi chiamo Paola Fimotto, credo di essere inseguita da un pazzo omicida che ha nel bagagliaio un cadavere". Il silenzio, poi una voce calma e rassicurante mi chiede le generalità e il luogo in cui mi trovo. Mi comunica di nascondermi, ultimamente nel quartiere sono scomparse di donne. Mi trema la mano, le gambe sono paralizzate, volto lo sguardo verso la macchina. Maledizione l'uomo non è più al posto di guida. Mi tolgo i tacchi per scappare più velocemente, devo cercare di rientrare in macchina e andare alla centrale di polizia. Un colpo, liquido caldo mi scende dal collo, mi guardo la mano, sangue, poi il nulla.
Da quanto tempo mi ritrovi qui non so, sono nel bagagliaio della macchina, sento il rombo del motore ruggire . Sono stordita, cerco di respirare, allungo le mani, sotto le mie dita un volto di plastica, il manichino. Mi maledico, se mai dovessi uscire viva da qui, giuro che farò sempre e solo i fatti miei. La macchina si ferma, chiudo gli occhi, penso che la mia fine sia arrivata. Un rumore, il bagagliaio si apre e una luce mi abbaglia. Un volto di donna mi sorride, guardo meglio è in divisa, una poliziotta, sono salva, le sorrido poi il nulla.