Amore Platonico

24.03.2016 23:15

Sandra in realtà non sapeva che quell'incontro avrebbe cambiato la sua vita, ma aveva come la sensazione che quel ragazzo che le aveva telefonato per un appuntamento non sarebbe stato un altro semplice cliente, ma avrebbe portato con sè qualcosa in più. Sarà stata la sua voce, la gentilezza che ne traspariva. O chissà cos'altro. "Che idiozia" si disse e non ci pensò più.

Sandra era un'insegnate di musica e, per arrotondare lo stipendio che le arrivava dalla scuola, dava lezioni private a chiunque volesse avvicinarsi alla musica, sia che fossero bambini, ragazzi o anche adulti. Al di là dei soldi, lei amava la musica più di ogni altra cosa. La musica era la sua vita.

Il giorno dell'appuntamento le si presentò un giovane dall'età apparentemente simile alla sua, non bellissimo, ma affascinante, che le disse di voler iniziare lo studio del violino. Sandra gli illustrò i costi e le modalità di svolgimento delle lezioni e si accordarono per una lezione alla settimana a cominciare dall'inizio del nuovo anno scolastico. Da quel momento non ci fu più giorno che Sandra non pensasse a lui. Non seppe mai cosa potesse aver creato una magia del genere. L'unica spiegazione era la chimica: quell'istinto animale che alberga in noi e che non sappiamo più usare, ma che nonostante l'evoluzione e nonostante tutto ci portiamo dentro. Il ciclo di lezioni iniziò e Sandra si sforzava di essere con lui indifferente come lo era con qualsiasi altro alunno, ma provava un'attrazione verso di lui che trascendeva i sensi percepibili. Sentiva il suo profumo quando gli insegnava a suonare, la sua vicinanza la faceva tremare, aspettava ogni lezione con trepidazione ed il suo cuore accelerava i battiti quando lo vedeva arrivare. Si dava della stupida, ma ai suoi sensi non riusciva proprio a comandare. A poco a poco dal Lei passarono a darsi del tu, all'inizio o alla fine della lezione iniziarono a scambiare qualche parola che poi si trasformò in lunghe e piacevoli conversazioni su argomenti che scoprirono essere interessi comuni, nacque tra di loro spontanea una reciproca simpatia. Sandra percepiva che anche a lui doveva essere successa una cosa simile a quella che era capitata a lei, ma non riusciva a capire fino a che punto. Seppe dalle loro conversazioni che era sposato ed immaginò che quello fosse il motivo per cui lui aveva verso di lei un atteggiamento più che amichevole, ma mai si spingeva al di là della sottile linea che può far cambiare un'amicizia in qualcosa di più. Sandra ormai pensava a lui continuamente. Non c'era giorno in cui non immaginasse di abbracciarlo e di sentire le sue braccia cingerla, in cui non immaginasse di provare la dolcezza che da lui sembrava straripare, in cui non immaginasse di avvicinare il suo viso a quello di lui e di riempirsi le narici del suo profumo. Lo desiderava disperatamente, ma, al di là delle prime lezioni dove le era sembrato che lui accennasse a qualcosa in più, nulla continuava a succedere se non le solite cose, anche se lui dimostrava per lei molta delicatezza: sapeva ascoltarla come mai nessuno aveva fatto e sapeva riconoscere ogni stato d'animo di lei senza bisogno di parole.
Più passava il tempo e più per Sandra quest'uomo diventava come una droga. Soffriva tremendamente se lui saltava una lezione e ancora di più quando le lezioni terminavano per la pausa natalizia o per quella estiva. Costantemente tentava di arrendersi all'evidenza dei fatti e cioè che nulla mai sarebbe successo tra di loro perchè nulla di logico poteva far pensare ad un qualche sviluppo diverso. Eppure lei sentiva che tra di loro qualcosa era scattato. Fin dal primo momento. Il primo anno passò velocissimo e piacevolissimo. Sandra non aveva occhi che per lui e tra di loro l'amicizia e la complicità crescevano sempre di più. Ma ad un certo punto in lei iniziò ad insinuarsi sempre di più il terrore che a breve lo avrebbe perso. Anche in questo caso si trattava solo di sensazioni, ma lei aveva così forte quella premonizione che ogni giorno si aspettava il peggio.

Iniziò il secondo anno di lezioni e la famiglia di lui fu colpita da un grave disgrazia. Fu proprio in quel caso che se lo trovò sotto casa a dirle dell'accaduto ed a buttarsi tra le braccia di lei al primo accenno di un timido abbraccio. Sandra credette di riconoscere uno slancio ben diverso da quello che si può avere verso un'amica, un desiderio non solo di un abbraccio amichevole, ma di un abbraccio che si chiede a qualcuno che si ama per trarne la linfa vitale che in quel momento ti sta abbandonando. Le ultime vicissitudini lo provarono molto e nemmeno il lavoro pareva più andargli granchè bene. Alla fine di ogni lezione le raccontava qualcosa di sè e Sandra non poteva che rammaricarsi per non potere far nulla per aiutarlo più concretamente.

Intanto i mesi passavano tra splendidi momenti in cui lui raccontava di sè e non smetteva di avere per Sandra tutte quelle attenzioni che lei avrebbe voluto fossero sfociate in quel qualcosa che però non veniva mai. Lei tentava di non illudersi, ma l'attrazione verso di lui era tale che non le permetteva di liberare la sua mente dal pensiero di lui: era come stregata.

Come un fulmine a ciel sereno un altro evento negativo lo colpì alla distanza di circa un anno dal primo. Sandra cercò di essergli il più vicino possibile, ma lui, che da una parte cercava la sua complicità, dall'altra sembrava volerla tenere a distanza. La paura di perderlo di Sandra si faceva sempre più forte anche se non sapeva spiegarsene il motivo poichè nulla nelle parole di lui potevano far presagire qualcosa del genere.

Iniziò il terzo anno di lezioni e pochi mesi dopo lui le disse che si era separato dalla moglie. Passarono ancora un paio di mesi e lui mestamente le annunciò che quello sarebbe stato l'ultimo anno di lezione poichè alla fine dell'estate si sarebbe trasferito in un'altra città per un nuovo lavoro.

Per Sandra il colpo fu durissimo: ecco che si avverava la premonizione che lei tanto aveva temuto. Non c'era nulla tra di loro, ma lei ne era inequivocabilmente innamorata e una parte di lei morì. Non riusciva a pensare ad una vita senza di lui. Era da pazzi, se lo ripeteva continuamente, eppure con lui sentiva un’affinita’ che fino a quel momento non aveva mai trovato in nessuno, era cresciuta tra di loro una complicità ed una capacità di comprensione reciproca che raramente si riusciva ad instaurare. Era però altrettanto evidente che lei per lui non era che un'amica, altrimenti proprio quello sarebbe stato il momento migliore per esternare quel qualcosa in più che eventualmente ci fosse stato. E che evidentemente non c'era.

Lei aveva il suo numero di cellulare e lui le lasciò anche la sua mail, per restare in contatto, le disse e per rivedersi se lui fosse tornato in città.

Per Sandra iniziò un periodo molto brutto dove nulla era seriamente importante e la sua vita divenne grigia e piatta. Viveva nell'aspettativa di qualcosa che non sarebbe arrivato mai e il peggio era che lo sapeva benissimo. Gioiva solo quando lui rispondeva ai suoi sms ed alle sue mail, ma praticamente mai era lui a scrivere per primo. Continuava a darsi della stupida perchè non riusciva a cancellarlo dalla sua mente neanche di fronte all'evidenza e si sarebbe spaccata la testa in due per poter materialmente tirarlo fuori dai suoi pensieri e buttarlo via, ma non ce la faceva a dimenticarlo e non riusciva a provare interesse per nessun altro. Quelle delle sue amiche che sapevano di questa storia cercavano di coinvolgerla in attività dove avrebbe potuto incontrare gente nuova, ma Sandra o declinava gli inviti oppure, se vi partecipava, si annoiava e si vedeva chiaramente che non aveva alcun interesse ad inserirsi nelle conversazioni.

Gli scambi di sms o mail erano sempre più rari e ad alcuni lui non rispondeva nemmeno più o se rispondeva lo faceva con enorme ritardo. Si incontrarono ancora un paio di volte in cui lui era di passaggio in città: i suoi messaggi che chiedevano a Sandra di vedersi per un caffè o una cena le causavano tachicardie epocali e immensa gioia e trascorreva l'ora o ora e mezza che lui le dedicava rivivendo la leggerezza ed il trasporto di un tempo, come se tutto fosse ancora com'era. Quando si vedevano parlavano fitto fitto per tutto il tempo in cui stavano insieme facendo quasi a gara a chi raccontava di più ed il mondo intorno a loro scompariva ed il tempo non bastava mai. Gli abbracci che si scambiavano quando si separavano non lasciavano molti dubbi sul trasporto che l'uno provava per l'altro. Ma tutto finiva lì. Fino a che tutto finì sul serio. Lui non rispose più ne a sms, nè a mail, nè si fece più sentire. Sandra non sapeva come fare a non soffrire più, ma in fin dei conti non voleva dimenticarlo. Lui era stato una parte bella della sua vita e da lui, nonostante tutto, aveva avuto molto. L'esperienza di vita che lui le aveva trasmesso nelle loro conversazioni era stato per lei varcare la soglia di un nuovo mondo che le aveva aperto la mente a cose a lei sconosciute. Grazie a lui aveva iniziato ad interessarsi a cose di cui prima conosceva solo di sfuggita l'esistenza e che invece ora le avevano riempito la vita. Lui le aveva insegnato che le cose si possono vedere da molti punti di vista, tutti ugualmente interessanti. Le aveva insegnato a guardare la vita con gli occhi del bambino che c'è in tutti noi e questa per lei era stata un'esperienza indimenticabile che ora era sua. Dopo averlo conosciuto Sandra era diventata una persona nuova e questo, volente o nolente, lo doveva a lui. Forse era per questo che era così difficile dimenticarlo.

Sandra sapeva anche che solo l'incontro con un altro uomo che l’avesse presa allo stesso modo avrebbe potuto farla smettere di soffrire e farle riporre questa esperienza che la vita le aveva regalato nel giusto posto, guardandola con affetto, ma come passata e parte della costruzione di se stessa.

Sandra rimase per parecchio tempo come sospesa nel suo triste limbo di quella vita – non vita, infatti ci volle un bel un po' di tempo e in un giorno di uggiosa pioggerella quest'uomo arrivò.

Ma questa è un'altra storia ed è bellissima.

Pubblicato da Historica Edizioni nella raccolta Racconti dal Piemonte