Chiara come un'alba

18.03.2015 10:00

-Una amore giovane, un legame forte, le emozioni dell'anima e poi la verità: con il tempo non si gioca e la rotta del destino non si cambia.-

Lentamente lui si allontanava con la sua piccola in braccio. Elisa non riusciva a muovere un passo. Lo sguardo su di lui, su quel pezzetto di famiglia che avrebbe potuto essere la sua. Ai tempi del loro flirt, lui era un ragazzo "rivoluzionario", capelli lunghi, sogni alla Che Guevara, voce dei più deboli, chitarra in spalla e tanta gioventù dentro da poter cambiare il mondo. Lei era la classica figlia "perfetta", andava regolarmente a messa, buona, mai una parola di troppo, sorridente e sempre pronta ad aiutare il prossimo, arrossiva per un non nulla ed i suoi occhi erano lo specchio dell'anima. Si incontrarono un pomeriggio come tanti ad una riunione di giovani, un sorta di comitiva interessata al volontariato. Il sacerdote della parrocchia conosceva bene quel gruppo di giovani "comunisti" sempre pronti a protestare contro il clero, la Chiesa e lo Stato. Volevano un mondo migliore e credevano fermamente che tutti gli uomini fossero uguali sotto questo cielo. Lo stesso Gesù lo consideravano il primo uomo rivoluzionario della storia! Don Mario, il parroco della piccola chiesa del Borgo Antico, lo rispettavano. Era un uomo semplice, umile; sebbene facesse parte dell'Ordine dei Salesiani, aveva vissuto nelle missioni tra l'Argentina e il Sud Africa. Da qualche anno si era dovuto ritirare in Italia a causa di problemi di salute, così, si ritrovò a prendersi cura della piccola Parrocchia del Borgo Antico. Il quartiere era formato da famiglie benestanti, le signore si occupavano di beneficienza, le famiglie andavano tutte le domenica alla messa delle 11:00, i giovani si dedicavano alla catechesi dei piccoli ed altri agli Scout. E poi c'erano loro, la comitiva dei "comunisti, sempre impegnati nel sociale, rivoluzionari per ideologia, fieri di non appartenere a nessuna comunità ecclesiastica ma pronti a condividere progetti per il benessere della società.

Quel pomeriggio di fine novembre erano tutti lì, ad ascoltare Don Mario che desiderava attivare una serie di iniziative per una raccolta fondi destinata ai bambini dell'ospedale di oncologia e mentre esponeva il progetto lui arrivò. L'aria da ragazzaccio, jeans nero, camicia scura a fiorellini sul glicine, stivaletti alla cowboy di quelli con il tacchetto e le fibbiette sui laterali che fanno rumore mentre cammini. Nel silenzio lo sentirono arrivare, entrò, chiese scusa per il ritardo e prese posto, di fronte ad Elisa. «Questo è il progetto. Che ne pensate? Avete qualche domanda?». Il parroco aveva concluso, in sala si commentava a mezze parole, ci si consultava sulle modalità di realizzazione dell'iniziativa, qualcuno strimpellava con la chitarra immaginando di realizzare un musical, e ... «Ciao, mi chiamo Andrea. Non ti avevo mai incontrata da queste parti!». Quella voce l'attraversò, il cuore palpitava senza un perché mentre l'azzurro dei suoi occhi la travolgevano verso un'emozione inaspettata. Cercò velocemente due parole da mettere insieme e rispondere, riuscì a deglutire ed a mandare giù - non si sa dove! - quell'emozione forte che l'aveva fatta tremare dentro: «Sono Elisa, vengo solo a messa in questa parrocchia. Lucia mi ha invitata a questa riunione». Elisa era poco più che una adolescente. Aveva da poco concluso gli studi di scuola superiore e frequentava il primo anno di università in Filosofia. Con Lucia si conoscevano dai tempi della scuola primaria. L'amica era figlia di genitori separati, un po' dark nel modo di vestirsi, viveva per la musica e avrebbe voluto fare la cantante pop. Aveva conosciuto Jo durante uno dei tanti scioperi della scuola, si erano incontrati in piazza a protestare contro il Ministro della Pubblica Istruzione che tagliava fondi per i laboratori, e da allora non si erano più lasciati.

Elisa era l'opposto di Lucia, non aveva un "ragazzo", si era innamorata una sola volta ma non erano andati oltre un bacio innocente e qualche abbraccio alle feste di compleanno. I suoi interessi erano quelli di una adolescente: le canzoni d'amore, quelle scritte per sognare amori impossibili o finiti; le prime trousse e i lucidalabbra rosati, gli orecchini pendenti di bigiotteria, le passeggiate con le amiche, le feste nelle case trasformate in discoteca dall'amico di turno che aveva acquistato le luci psichedeliche; e poi i pomeriggi a studiare, magari con l'amica del cuore, con la quale, tra un verso di Dante ed un'espressione algebrica, si raccontavano del sapore delle labbra del fidanzatino o di come le batteva forte il cuore ogni volta che incontrava quel ragazzino dal cappellino rosso! Seppur per vie e motivazioni diverse, (l'una comunista convinta, l'altra cristiana cattolica), entrambe sentivano forte il dovere ed il desiderio di fare qualcosa per i meno fortunati. Le due ragazze erano inseparabili. Quando aveva saputo del progetto di solidarietà di Don Mario, Lucia non aveva esitato ad invitarla a partecipare alla riunione. … Viso acqua e sapone, capelli lunghi ed ordinati le contornavano il volto per poi scendere morbidi sulle spalle, timida o forse imbarazzata, ascoltava con attenzione ed interesse. Andrea la osservava. L'idea di metterla in difficoltà lo stuzzicava, continuava a dirsi - E questa chi è? Sarà la "cattolica" di turno che si mescola con i comunisti! Non avrà forse intenzione di predicare il suo vangelo e magari la speranza di convertire qualcuno di noi?- pensava con ironia!

«Sono Elisa, vengo solo a messa in questa parrocchia. Lucia mi ha invitata a questa riunione». Questa volta Andrea dovette ridimensionare la sua voglia di mettere quella ragazza in difficoltà, quella risposta lo aveva colto di sorpresa e i suoi pensieri si erano persi alla luce di quelle parole semplici, sincere, chiare come l'alba. Non immaginava neanche i pensieri di lei ne tanto meno ciò che da lì a breve avrebbe rivoluzionato la sua vita. Elisa, dal canto suo, non lasciava trasparire alcun fastidio alla sua domanda (il suo cuore batteva a mille, aveva altro a cui pensare mentre si sentiva sprofondare nell'azzurro degli occhi di quel ragazzo!) così si presentò, con un sorriso sulle labbra e i suoi modi affabili. "Elisa, che fai? Vieni, aiutaci a buttare giù qualche idea per la raccolta fondi." Lucia richiamò la sua attenzione. "E tu, Andrea, non cominciare con le tue battute, Elisa è una mia amica!". "A beh! Allora!" disse lui con un sorriso sarcastico stampato sul viso. Passarono il resto della serata a fare programmi, stilando una scaletta, dividendosi i compiti e quant'altro. E poi …. E poi un oceano di ricordi prese vita quella mattina al parco mentre faceva una passeggiata ascoltando la sua musica. Erano settimane che non ci pensava più. Dopo anni di silenzio si erano risentiti per caso al telefono, all'inizio era solo una voce misteriosa, forse uno sbaglio, poi si erano riconosciuti ed avevano cominciato a telefonarsi. Sembrava che il tempo si fosse fermato per loro. Non ricordava perché fosse finita tra loro, sapeva solo che erano sempre in contrasto e sempre terribilmente l'uno parte dell'altro. Si appartenevano ma non potevano viversi. Oltre il tempo, oltre lo spazio, solo alla luce dell'alba, in silenzio nel cuore, Andrea ed Elisa sentivano di essere legati per sempre.

La luce del sole ormai era alta nel cielo. Andrea e la sua piccola erano lontani; lei, lei riprese le cuffiette e la musica invase il silenzio dei ricordi. Con passo lento si avviava verso casa. Passò dal pasticcere, comprò dei cornetti caldi e rientrò. Il suo ometto ancora dormiva. La nonna ancora nella sua stanza. Apparecchiò per due. Suo marito era fuori per lavoro, tornava solo ogni quindici giorni. Questa domenica era sola con il loro piccolino di appena sei anni. Mentre aspettava che si svegliasse, ebbe il tempo di sprofondare nella sua poltrona preferita, quella posizionata vicino alla tenda del balcone che si affaccia sul mare. Prese in mano il suo block notes e con la penna cominciò a pasticciare distrattamente. Si sentiva stranamente serena. Andrea era felice. Glielo aveva letto negli occhi mentre abbracciava la sua piccola e le diceva che la mamma era con Mattia al catechismo e che tra un po' sarebbero andati a prenderla. In quel breve incontro gli aveva spiegato perché si trovava al parco con la piccola e così facendo le aveva fatto guardare dentro la sua quotidianità. Nessun rancore tra loro, nessun dolore, un grande amore, un legame forte, un pezzetto di cielo, l'alba chiara di un amore che era rimasto cristallizzato, incastonato per sempre all'incrocio di un legame che non aveva avuto le ali sufficientemente spiegate per spiccare il volo. Troppo liberi per essere legati, troppo legati per volare liberi. Così le loro vite si erano divise. Così avevano camminato vite parallele senza più incrociarsi. Poi una stazione inaspettata ed avevano ricominciato a camminare vicine come se il tempo non esistesse, né ieri, né oggi, solo loro, le loro affinità, le chiacchiere confidenziali, e poi quell'intimità di chi si appartiene nel profondo

«Non nascere con un paio d'ali, a volte, è il vero limite dell'uomo. Vola con me …» ripensando alle sue parole in uno dei tanti messaggi di qualche settimana prima, una lacrima le scivolò sul viso per morire su un sorriso appena accennato … 

"Andrea mio, 
riprendo il mio volo senza te. Il tempo del nostro volare insieme è stato breve. 
Ma quante emozione ritrovate! Quando cercavi di capire chi fossi mi hai scritto che forse mi celavo a te per paura. Poi mi hai riconosciuta ed è stato come respirare. La vita fa dei giri strani e poi ritorna. Ed io ho volato con te ancora una volta! La verità è che le emozioni dell'anima sono senza tempo e senza spazio. Sono libere e nella libertà di essere vivono. Pensavo che bastasse questo per viverti. Ho creduto che bastasse condividere anche solo un pezzetto di cielo con te … ma non si può giocare con il tempo ed invertire la rotta del destino. E' vero, c'è una libertà dell'anima che nessun legame può imprigionare. Ma si sceglie. E noi non ci siamo scelti. 
Ci siamo appartenuti, e forse non smetteremo mai di appartenerci, ma oggi ti dico che ti voglio bene e questo sentimento semplice, chiaro e limpido come l'acqua è forte. Non farei mai nulla per strapparti via dalla tua famiglia. La vita è stata generosa con te, con me, con noi. 
Non ti scorderò. Tua, Elisa."